Storia di un libro – parte III
Sottovoce a te madre
Il pensiero di Randi immediatamente mi rievoca la presenza assidua nelle mie opere di Giovanni Lugaresi, grande giornalista della redazione del Gazzettino di Padova e di molte altre riviste, tra le quali l’Osservatore Romano, La Voce di Romagna e la Gazzetta di Parma…, da me frequentato per la sua conoscenza della vicenda degli I.M.I., la sua amicizia con Guareschi. Praticamente è lui che, in vari incontri al Tempio del Milite Ignoto, mi ha fatto rivisitare la storia degli I.M.I. vissuta anche da mio padre, in parte sconosciuta a noi di casa per il suo pudore a parlarne, inoltre non ancora inserita nella realtà storica con onestà critica. Questo ha creato un’amicizia tra noi che è ancora viva. Bellissime le sue pagine sulla Grande Attesa, poemetto sugli I.M.I., inserito in “Fragmenta”, da lui riportate nella rivista “La Lampada” corredate dal suo commento critico delle poesie e dai disegni autentici realizzati dagli I.M.I. durante l’internamento.
Qui ci sarebbe molto da raccontare dei suoi rapporti con Guareschi ed altri, ma ci allontaneremmo troppo dal nostro percorso. Ripensiamo invece ai suoi articoli-recensioni apparse sul Gazzettino, su tutti questi ultimi miei libri: la sua presenza nella mia vita-poesia mi rassicurava e mi incitava a procedere. Ricordo la bellissima pagina per “La casa in mezzo al prato” pubblicato subito dopo il Vaia la cui vendita diviene il supporto per le borse di studio promosse come aiuto ai giovani del luogo.
Pure quella su “La grande storia in minute lettere”, su “La stanza alta dell’attesa tra mito e storia”, “I luoghi di Sebastiano”: in altre parole era il suo modo di prendersi cura di queste opere, ma anche dei premi conseguiti, dei concorsi sia “Insieme per Rocca”, sia “Mia euganea terra”, dandone notizia con la precisione del giornalista, ma anche con il cuore di chi condivide queste iniziative. Lugaresi, un giornalista quindi, un critico letterario, storico, ma soprattutto un grande uomo, non mi stancherò mai di ripeterlo. Amico anche di Randi di cui aveva una notevole considerazione, volentieri scrive l’introduzione al libro “Una Padova altra. La libreria Draghi: osservatorio di cultura”, specchio verace di questa Padova altra.
Ugualmente ancora mi accompagna l’acuta penna-pensiero di Luciano Nanni, presidente de “La formica nera”, ma anche caro amico e critico sapiente nelle prefazioni ad alcuni miei libri e nella partecipazione pure alle presentazioni di “Dell’azzurro ed altro”, “Per colli e cieli insieme mia euganea terra”, “Fragmenta”… Nelle pagine del sito www.literary.it ancora presenta le ultime novità dei vari poeti e scrittori con analisi approfondite, pur sintetiche, proprie di un lettore di grande spessore. Tra l’altro ricordo anche la sua disponibilità nell’offrirmi consigli, accogliendomi nella sua casa, prima di pubblicare soprattutto le prime opere: piace rivisitare questa parte della vita perché, ripeto, i libri non camminano da soli, camminano in compagnia di persone che li amano, li apprezzano e cercano di valorizzarli.
A questo punto veramente la schiera sarebbe infinita perché anche la mia partecipazione ai premi ha promosso nuove amicizie e quindi nuovi rapporti letterari e critici. E qui posso menzionare nuovamente Rossano Onano, Gianni Rescigno, Sandro Angelucci, Maria Valbonesi, Tito Cauchi, Donatella Tesi, Annalisa Macchia del Pianeta Poesia, Luisa Martiniello del Premio Aeclanum, Annarosa Lajoyé Dosi del premio Porto Venere, Aurora Gardin del premio Città di Rovigo, Anna Ventura nella giuria del premio Vasto, Giuseppe Manitta del Convivio… Per ognuno un particolare ricordo da me evidenziato nei miei rapporti letterari… attenti anche ai soste epistolari. Un posto speciale merita Silvana Serafin, in primis per il suo bellissimo studio in “Pensieri Nomadi”, sulla mia opera, approfondito anche dalle testimonianze degli altri critici, completato da presentazioni, interviste con l’autrice, il tutto raccolto con sapienza dalla Serafin e arricchito dall’inserimento della silloge “Da traghetto a traghetto”. Altre varie poesie sono invece presenti nelle sue molteplici riviste.
Per tutto questo, esprimendole la mia stima, le devo molta gratitudine anche per i suoi inviti ai convegni da lei organizzati, mettendomi a contatto con il mondo internazionale degli accademici delle università italiane, spagnole, americane. “Da traghetto a traghetto” costituirà un nuovo libro insieme a “Tindari da un magico profondo” col titolo “Appunti di mare” particolare per i bei disegni a china dell’architetto Marco Toffanin che tante volte ha impreziosito i miei libri con la sua ispirazione artistica, e per la quarta di copertina di Antonella Cancellier.
E passando da città a città, il mio pensiero corre a Paolo Ruffilli per le sue speciali presentazioni, insieme a Stefano Valentini, al Canova di Treviso che richiamavano un densissimo pubblico e per i suoi interventi sulle diverse opere, da me riportati nelle note critiche, rivelando la sua capacità di lettura oltre le righe, cioè la sua interpretazione, la sua sensibilità di avvicinarsi all’anima di chi scrive, veramente unica come per “Fragmenta” e “E ci sono angeli”.
da sx: il critico Paolo Ruffilli, la poetessa Maria Luisa Daniele Toffanin e il critico Stefano Valentini.
Di Treviso devo ricordare anche Bruna Brazzalotto che, con il suo “Sil”, riesce a raccogliere insieme tanti amatori della poesia e a dare voce a personaggi che vengono da fuori come me, da Padova, presentando sempre il tutto con precisione, competenza tanto che tra me e quel pubblico si è creato un particolare legame affettivo. Ad uno degli ultimi incontri era presente anche Gemma Scarselli, altra figura a me cara scomparsa troppo rapidamente. Ma di città in città sosto a Rovigo per l’accoglienza sempre affettuosa di Aurora Gardin nelle sue diverse presentazioni dei miei libri da lei poi recensiti come appare da vari miei ragguagli siti in Occhio sull’autore. Cara amica e presidente del gruppo Poeti Polesani e membro del premio già citato. Quindi altro luogo a me caro e anche scoperto nella sua dimensione umana e artistica, pure in altre occasioni per la presentazione, ad esempio, della stupenda rivista “Il Ventaglio” diretta da Lino Segantin che sempre ha accolto le mie produzioni pur essendo io patavina ma sposata a un polesano, fatto che suscitava sorrisi tra i conoscenti. E ancora di passaggio mi soffermo con nostalgia nuovamente su Luciana Peretti, precedentemente citata, animatrice della Scaletta 62 dove organizzava settimanalmente presentazioni, con magica capacità critica di analisi dei testi e con il suo sincero disegno di diffondere il libro, favorendo incontri di ogni genere anche con Cesare Ruffato e con i musici come Domenico Bassi e Luca Cecchinato: momenti davvero unici per il grande affetto respirato e per la numerosa partecipazione. Altri tempi e altre persone. Luciana inoltre pittrice, critica, ma anche una grande poetessa, con noi successivamente parteciperà al Cenacolo di poesia di Praglia e sarà membro della giuria del premio Mia euganea terra.
Presente nel mio cuore è Luisa Martiniello, con cui ho ancora contatti, vestale della poesia paterna e lei stessa poetessa che diverse volte mi ha premiato a Mirabella Eclano, magico luogo dolcissimo, circondato da morbide colline, ricco di memorie storiche, luogo di grande accoglienza e generosità, ritrovo sempre di poeti già noti. Ricordo in particolare l’ultimo premio ante-covid: in quella dolce e arcana Mirabella Eclano è giunto, anche per farmi onore, Franco Roberti, presidente dell’antiterrorismo. Sempre accompagnato dalla sua scorta, questa volta anche dalle nipotine. Una presenza certamente di spessore civile e umano che ha onorato la poesia e ha dato alla cerimonia del Premio Aeclanum una particolare valenza. Roberti, conosciuto al Premio “Tulliola Renato Filippelli”, altro momento magico per incontri umani e per la bellezza del territorio, successivamente ha presentato, su iniziativa dell’associazione Centro Studi onorevole Sebastiano Schiavon, il suo libro apprezzatissimo “Il contrario della paura. Perché terrorismo islamico e mafia possono essere sconfitti” al teatro don Bosco di Padova. Così di evento in evento, di persona in persona, si alimenta la cultura e si diffondono i messaggi.
E sempre di città in città mi fermo a Firenze e ripenso a Paola Lucarini, alle sue diverse presentazioni nei palazzi più belli della città; ad Annalisa Macchia, conosciuta precedentemente a Pisa, con il suo Pianeta Poesia, all’ultimo incontro poetico nella casa di Dante del 4 febbraio 2020 quando i cinesi ormai erano guardati a vista.
In questo mio divagare tra amici della mia poesia, tra premi letterari conseguiti, passando da luogo a luogo, nelle mie soste per la cerimonia di premiazione, certamente ho arricchito le mie conoscenze paesaggistiche, come già detto, e nello stesso tempo ho approfondito rapporti umani molto cari e mai dimenticati. Ho perso però quell’ordine cronologico che aveva contrassegnato le mie prime pagine di questa storia di libri. Anche perché una certa cronologia spiegherebbe ora come spesso un libro magari in prosa scritto a due mani, “La grande storia in minute lettere” (2018), sia stato l’input, la scintilla generatrice, come afferma Mario Richter, di un altro libro, un Prosimetro: “La stanza alta dell’attesa tra mito e storia” (2019). D’altra parte anche “Fragmenta”, sintesi di Attese, di valori vissuti, di momenti storici, è in qualche modo preludio, in alcune parti, al tema centrale dell’opera appena citata. Intorno a questa raccolta c’è una storia un po’ particolare da raccontare cioè la sua edizione con la Marsilio nella collana Elleffe voluta da Cesare Ruffato, presentatomi dalla cara insostituibile amica Luisa Scimemi. Cesare è diventato poi un mio grande consigliere nella lettura di questo manoscritto. È stato pure un grande amico, anche della mia casa a San Domenico che amava frequentare, per leggere insieme poesie e per godere dalle mie vetriate il verde del giardino e del quartiere. Si stava bene in compagnia: lui mi raccontava la sua vita, l’amore per sua madre, per il suo paese, per la sua maestra, ma anche i tanti dolori che avevano segnato profondamente il suo destino di uomo e di padre. Attese tradite che spesso ricordava sintetizzando questo amore e paura insieme per la vita nell’espressione la vita è meravigliosa e terribile nello stesso tempo. Ricordo che mio marito gli andava incontro per il quartiere, che alle volte può sembrare un labirinto, e lo conduceva qui nel nostro spazio domestico in questo bel rapporto nato tra noi e che si riproponeva poi in incontri al Pedrocchi e in alcune scuole, pure alla Scaletta 62 di Luciana Peretti dove, in altro modo, in compagnia con tanti vicentini si godeva di quei famosi momenti unici, accompagnati dalla chitarra dai due già noti Domenico Bassi e Luca Cecchinato, autori di “La strada Cingolina”, loro sfondo musicale per i miei “Colli e cieli insieme mia euganea terra”.
E così si rischia di cadere nella nostalgia, nel rimpianto di un tempo perduto, che poi non è un rischio ma la constatazione onesta, la presa di coscienza delle diverse stagioni della vita, dei passaggi di una società che lentamente ha mutato forma e sostanza. È un po’ come fare il punto della situazione, come nel mio ultimo “Diario pandemico al vento dei fiori”, raffinato per gli acquerelli di Luciana Filippi, e concludere che c’è sempre un ante e post in ogni evento della vita. Allora, per non chiudersi o aprirsi in discorsi altri, confermiamo che i libri sono i puzzle di un tutto che, se ben accostati, ricompongono una vita, uno stile interiore e aspetti di un mondo attraversato intrecciando la nostra esistenza con altre in una condivisione di emozioni, in rapporti affettivi che ancora esistono.
Ecco che la poesia, nata dallo stupore emotivo, crea altri sentimenti con altre persone, con le loro famiglie che perdurano nel tempo e questo per me è il più grande dono che mi ha dato la scrittura. Alludo alle amicizie con Mario Richter e Francesca, con Luisa Scimemi, anche se già citati, con Antonio Daniele, da poco scomparso, e la moglie Maria Rosa, con Rossano Onano e Gianni Rescigno attraverso le voci vive delle loro care mogli Erminia e Lucia, con l’amico e noto critico Aldo Cervo conosciuto in quel famoso Venafro, con Stefano Valentini, con Annalisa Macchia, Antonella Cancellier, Luciano Nanni e Maria… E ci si accorge alla fine che non abbiamo abbastanza ringraziato tanti altri che ci hanno lasciato, come Giampietro Tonon, sempre collaborativo e saggio consigliere, ma che sono rimasti in noi e ci accompagnano nel nostro percorso poetico. Ma nominiamo anche Elisa nei suoi frequenti indispensabili supporti, Antonella Cesari, new entry, rabdomante di verità da lei ricercate anche nelle mie prime opere che così vengono ravvivate in una sequenza di immagini, scritture, musiche, anima delle sue riviste web di Geapolis.
E indimenticabile il prezioso Federico Pinaffo, caro amico, che ha sempre dato voce alla mia anima, amatissimo dal pubblico per le sue letture così personali e professionali. Pure Maristella Mazzocca, presidente della Società Dante Alighieri di Padova, con le sue presentazioni attente e convincenti, da lei vissute con empatia come per “Sottovoce a te madre” alla Loggia Amulea.
E sempre nel mio pensiero padre Norberto Villa per la sua prefazione a “E ci sono angeli”, per le sue tante recensioni alle mie opere e soprattutto per la sua presenza umana e spirituale nei nostri incontri al Cenacolo, che davano vita ad altre mie scritture raccolte nei famosi Quaderni, presenza ancora insostituibile nel mio cammino per le sue profonde riflessioni.
E mi accorgo che qui il discorso è sempre aperto… grazie!
Rinnovo un grazie particolare proprio a Giampietro Tonon che mi ha ispirato questo percorso tra i libri, mi ha sostenuto con la sua competenza e professionalità invitandomi a procedere ritrovando me stessa in questa trama di vita tessuta di vitali rapporti, rivista con una nuova consapevolezza. Apprezzo pure il lavoro inesausto e preciso di Giampietro che, in questi aridi tempi, svolgeva ancora il suo compito di custode della cultura con vera passione. Grazie.
Ormai che ci avviamo decisamente alla verifica quasi di quanto affermato cioè della storia narrata di qualche libro con i personaggi che vi hanno ruotato intorno e che in qualche modo mi hanno sollecitato a continuare per questa strada, è necessario evidenziare che ogni opera in fondo nasce dall’emozione di un evento accaduto da condividere. Questa scrittura commissionata dalla vita stessa, con la sua gioia, con i suoi dolori, diviene un’esigenza interiore, un impegno di comunione con gli altri. Insomma una risposta all’esistenza che tutti coinvolge, messaggio che appare ad esempio in “Dell’amicizia – My red hair”, “E ci sono angeli” e “A Tindari”… Avviandoci insieme quindi nell’intimo della produzione poetica, ci muoviamo verso la conoscenza della mia vita-della vita stessa che riverbera da ogni verso certamente autobiografico ma di valore universale, come affermano i miei recensori.