Una Padova altra. La Libreria Draghi…

Una Padova altra

La Libreria Draghi: osservatorio di cultura

Veramente una grande e sentita partecipazione in Sala Paladin di Palazzo Moroni, il 26 novembre 2012, all’ incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri e dall’Associazione Levi-Montalcini, Centro di orientamento di Abano, col Patrocinio del Comune di Padova: si presenta Una Padova altra di Maria Luisa Daniele Toffanin.

da sx: Giovanni Lugaresi, Cav. Pietro Randi, Raffaella Bettiol e Maria Luisa Daniele Toffanin.

Raffaella Bettiol, presidente del Comitato padovano della Dante, introduce l’oggetto della plaquette cioè “La Libreria Draghi: osservatorio di cultura di una città” che brilla per i suoi personaggi sia nella puntuale prefazione di Giovanni Lugaresi sia nella conversazione della Toffanin con Pietro Randi. Dà poi la parola a Lugaresi, noto giornalista e scrittore di origine ravennate, che afferma con calore di considerare Padova la sua città di adozione, come Manara Valgimigli romagnolo e padovano insieme, e di sentirsi per questo più sensibile alla realtà della città di cui sempre ha testimoniato la grandezza.. Ancora studente, cercando un libro proprio di Valgimigli, si è incontrato con la Draghi gestita allora, dal padre di Pietro, Giuseppe: era casa-tempio della cultura e della storia culturale del Veneto e dell’Italia stessa per i rapporti creati dai Randi. Ecco, in tale dimensione lui l’ha vissuta allora e poi con Pietro titolare. E ancora la ricorda come il cuore pulsante della città.

Prende poi la parola Maria Luisa Daniele Toffanin che ringrazia Lugaresi per la bella, appassionata testimonianza e spiega l’occasione-motivazione della plaquette: “perché un’intervista a Pietro Randi ? Eravamo nell’aula magna della nostra Università alla selezione del Premio Campiello 2005. Seduta nella fila dietro a Pietro Randi lo sento dire “Finalmente una giornata di vera cultura a Padova” e subito avverto il desiderio di saperne di più dal titolare della Libreria Draghi, gestita dalla sua famiglia dal 1920, ma rimando sempre l’occasione anche se tante volte entro nella libreria per i miei libri di poesia: quale attenzione, gentilezza, rapporti umani!

da sx.  Luisa di San Bonifacio Scimemi. Cav Pietro Randi, Raffaella Bettiol e Maria Luisa Daniele Toffanin.

Ma quando vedo le serrande decisamente abbassate su Via Cavour, mi sento mancare qualcosa di mio perché la Draghi è sempre stata nella mia e nella nostra vita, presenza in ogni situazione: per regali, libri di studio, novità; era la nostra banca dati, il nostro punto di riferimento, per di più situata in zona strategica, il famoso percorso delle vasche che rappresentavano per noi giovani l’ora di libertà, di evasione dalla famiglia, l’incontro con amici e morosi dicendo che si andava alla Draghi: una garanzia.

Allora subito vado in via S. Lucia e mi intrattengo a lungo con il cav. Pietro: nasce quest’intervista che rivela quale osservatorio di cultura fosse la libreria intorno alla quale ruotava la vita di Padova e di altre città vicine e lontane. Un lavoro realizzato in tempi lunghi che permette di conoscere aspetti culturali completamente inediti, per le frequentazioni di grandi personaggi: Manara Valgimigli, Concetto Marchesi, Marino Moretti, Diego Valeri, Vittore Branca, Franco Sartori, Giovanni Spadolini, Riccardo Bacchelli e tanti altri uniti, come dice Randi, in una grande festa della cultura e dell’amicizia. Incontri interessanti per umanità e sapienza, per cui penso di pubblicare, grazie anche all’ intervento prezioso di Giovanni Lugaresi, questa nostra conversazione, conclusasi nel 2006, perché onora la libreria, la famiglia Randi in particolare Pietro, ma anche lo stile di vita di una città, Padova, altra così come l’avevo vissuto con la mia famiglia, con i parenti e con gli amici più cari: la Giannina Facco, scrittrice per l’infanzia e la sorella Maria pittrice, Orazio Mengoli vice presidente della Dante al tempo di Balestra, assessore alla pubblica istruzione del comune di Padova, uomo di eclettica cultura, lo zio Leone Schiavon grande latinista, Cesare Crescente, mio prozio, visitatore abituale della Chiocciola, come vedo, e la moglie Lina Dal Toso. Lei e la signora Vittoria Marzolo Scimemi, allora assessore al sociale, mi accompagnavano nelle loro visite agli asili della città per le recite di Natale. Avrei altri nomi da ricordare, per ultimo Gino Levi-Montalcini, fratello di Rita Levi-Montalcini e padre della nostra presidente che è stato professore alla facoltà di ingegneria in quel periodo per 8 anni. Ma mi fermo qui: ho compreso il significato di quella frase “Finalmente una giornata di vera cultura a Padova”, che condivido.

Pur bambina infatti, negli incontri con le persone da me citate, ho respirato quell’atmosfera intrisa di cultura e d’amicizia, che ho personalmente avvertito in libreria e che ho ritrovato in questa intervista in cui l’attenzione alla persona è fondamento su cui poggia il vivere civile perché ognuna è portatrice di valori quali l’ umanità, la cultura e insieme l’umiltà. E quindi la qualità del rapporto interpersonale, documentato nel prezioso quaderno di Randi, è stato il plusvalore delle libreria e ora memoria storica di Padova. Mi piace vedere che i grandi personaggi riemersi dalle sue parole e quelli rivisitati da me ora, costituiscano lo stesso tessuto patavino di cui ci parla il cavaliere Pietro dal suo osservatorio. Ne risulta una città omogenea nei suoi comportamenti, fidati e discreti, partecipe di quella festa della cultura e dell’amicizia che animava la grande casa della Draghi, la sua galleria, la sua saletta degli incontri, atmosfera che si dilatava nelle piazze delle Erbe, della Frutta, sotto il Salone, sotto i portici, luoghi di incontri continui, in ogni stanza della mia città. Grazie cav. Pietro Randi”.

Veduta della Sala Paladin.

Raffaella Bettiol e Maria Luisa Daniele Toffanin leggono alcuni parti tratte dall’intervista.

Alla fine Pietro Randi, invitato ad intervenire, è applaudito dai presenti, suoi amici, collaboratori, amici della libreria e anche dell’Associazione Levi-Montalcini. Ringrazia tutti per l’affettuosa partecipazione, anche Raffaella Bettiol , Giovanni Lugaresi, Maria Luisa Toffanin per gli interventi, e ripercorre le tappe della sua vita, in particolare il periodo svizzero, ricordando i rapporti sorti allora, pur giovane, ad Ascona, con Concetto Marchesi; ripercorre il periodo parigino e le esperienze vissute all’estero, i contatti con editori e librai che lo avevano illuminato sul ruolo che avrebbe dovuto avere la libreria nella vita sociale e civile di Padova. E rivisita i personaggi citati nell’intervista. In particolare rivolge un pensiero commosso alla Lea, espressione di umanità e fedeltà alla libreria per 55 anni. Passa a leggere quindi alcune lettere inedite alla Lea di Valgimigli e Marchesi.

Giuliano Lenci e Luisa di San Bonifacio Scimemi intervengono in chiusura testimoniando il significato della Draghi come immagine di una Padova altra in cui tutti si riconoscevano. Così si conclude questo pomeriggio di festa per Pietro Randi e la libreria-osservatorio dello stile di vita della città patavina.

Nel Gazzettino 28 novembre 2012 Giovanni Lugaresi così scrive:

E’ stato un tributo, un omaggio, a Pietro Randi e alla memoria della Libreria Draghi (la libreria che non c’è più, dopo oltre 150 anni di vita), quello reso nella sala Paladin del municipio, pronuba Maria Luisa Daniele Toffanin che, con la presidente del comitato padovano della “Dante Alighieri” Raffaella Bettiol, ha organizzato.

È stata una delle rare voci, infatti, quella della poetessa di Selvazzano, a dare testimonianza di un capitolo di storia chiuso per sempre, con la pubblicazione di “Una Padova altra – La Libreria Draghi: osservatorio di cultura”.

Ed è stata l’occasione per Pietro Randi, una delle personalità di spicco (pur nella sua ritrosia e umiltà, da non tutti purtroppo ben comprese) della cultura cittadina, di ripercorrere un lungo itinerario a ritroso nel tempo: quello della sua vita alla quale sono unite le vicende intellettuali e umane di personalità quali Manara Valgimigli, Concetto Marchesi, Giuseppe Fiocco, Diego Valeri, Franco Sartori, per fare qualche nome.

È stato un incontro vissuto dal folto pubblico presente all’insegna della patavinitas, di una “Padova altra”, cioè che non c’è più, appunto, come sottolineato da Maria Luisa Daniele Toffanin, ma che oltre ad essere entrata nella memoria personale di tanti, è nella Storia.