Piazzola sul Brenta: La casa in mezzo al prato


“La casa in mezzo al prato”

alla Fondazione Ghirardi a Piazzola sul Brenta

L’incontro del 9 marzo 2019 per la presentazione del libro La casa in mezzo al prato di Maria Luisa Daniele Toffanin è organizzato a Piazzola sul Brenta nella Sala Consiliare dalla Fondazione G.E. Ghirardi Onlus in collaborazione con Etka aps – Associazione di promozione sociale.

L’autrice in piacevole conversazione con le lettrici presenti all’incontro.

Si apre con l’introduzione del direttore della Fondazione G.E. Ghirardi Onlus Dino Cavinato che espone ai presenti la rassegna “Incontri con gli autore” per sensibilizzare il territorio alla cultura. Quindi evidenzia del libro in oggetto, scritto nel paesaggio della Val Pettorina, lo scopo di realizzare, con il ricavato della vendita, delle borse di studio per i giovani di Rocca Pietore. Passa quindi la parola all’editore giornalista Stefano Valentini che precisa la storia del libro, nato come raccolta di appunti poetici fissati durante i soggiorni dell’autrice, per più di quarant’anni fino all’agosto 2018, in località Boscoverde di Rocca Pietore, quindi antecedente di pochi mesi al disastro. E qui la Toffanin precisa che il manoscritto era stato inviato anche in Sicilia al Premio Carrera come silloge inedita, risultata finalista su 250 concorrenti, poi presentata quale insieme di letture varie ad alcuni operatori turistici della valle ormai amici per questi anni di lunga frequentazione. E già in agosto 2018 era sorta l’idea per ottobre di pubblicarla magari con il sostegno del Comune visto che era un insieme di memorie proprio dei luoghi. Stefano Valentini continua affermando che l’autrice decide poi di pubblicarla a sue spese e con l’intervento di altri per farne dono al paese, come memoria di beni perduti ma anche come segno di vita di turisti e paesani insieme.

E il giornalista-editore sottolinea che i ricordi personali sono inseriti nell’eternità della natura, quindi il discorso proprio per questo diventa universale in quanto il luogo e le visioni sono denominatori comuni tra l’autrice e i lettori. A questo punto viene letta l’unica poesia scritta in ricordo della catastrofe, in apertura del libro, da Eva che ne fa anche un breve commento:

L’intervento del dott. Dino Cavinato.

“In quest’ora Insieme”

In quest’ora-umana terra lacerata / in questo immenso arboreo lutto / allo strazio del vento delirante / ora tutto si farà tenero humus al cuore / dolce-amaro ricordo d’un bene perduto. // Ma sarà sarà la memoria / linfa-coscienza ardita di sé / della propria gente stretta insieme / nella montana avventura sempre // sarà risorsa-ardore / per rinascere padri figli remoti avi / nell’antico rinnovato incanto / di tradizioni ladine e splendidi luoghi // insieme ancora / pur in un paesaggio altro-paziente attesa / speranza certezza di nuovi germogli / e folte chiome mai viste prima. // Vita tutta che non muore /muta solo forma // Via Crucis / Resurrezione in queste pagine aperte / al vento azzurro di anni tanti insieme / nella bianca casa in mezzo al prato.

“In quest’ora insieme” è la sola poesia della silloge che l’autrice ha scritto a seguire del disastro ambientale che lo scorso ottobre ha lacerato numerose valli montane, sradicando alberi, decimando boschi: un intero paesaggio, a cui la poetessa era particolarmente legata dal punto di vista affettivo, è collassato.

Le memorie che raccogliamo nel corso della nostra vita non sono soltanto intimamente connesse alle persone che abbiamo modo di incontrare, ma anche ai luoghi: anch’essi sono scrigni della nostra identità, ci formano, ci mutano, ci lasciano un segno, e noi a nostra volta li influenziamo cospargendoli di frammenti del nostro tempo, della nostra stessa vita. Parla direttamente all’esperienza di ogni singolo, dunque, questo dolore sconcertato che deve aver mosso Maria Luisa Toffanin a scrivere questi versi, probabilmente di getto, poco dopo essere venuta a conoscenza dell’accaduto.

Ma non si tratta mai di un dolore, questo, che sconfina nello sconforto, nella rassegnazione. Ciò che arriva al cuore è la forza di questa poesia: è un inno che si erge, stoico, contro la resa e la perdita della speranza. “Tutto si farà tenero humus al cuore/ dolce-amaro ricordo d’un bene perduto”: è già preparato, dunque, il terreno per la rinascita.

Una rinascita, che l’autrice vede possibile a partire dalla custodia della memoria, dalla trasmissione dei ricordi di quei luoghi, che hanno così modo di rivivere ancora e ancora, nelle parole della gente, nonché della poesia stessa. Ed è proprio la lettura di questo componimento a configurare, già a partire dal titolo, “in quest’ora insieme”, l’immagine di persone che al cospetto di una comune sventura si stringono solidali, nell’attesa fiduciosa e consapevole che “la vita non muore, ma muta solo forma”.

Eva Zandonà.

Stefano Valentini aggiunge anche che il libro è prezioso e che è orgoglioso di averlo pubblicato per le sue tante chiavi di lettura ma anche per l’atlantino storico-geografico che spiega appunto il motivo storico che percorre il libro e che fa brillare questo paese per la sua storia millenaria e per i suoi eventi vissuti sotto vari popoli e soprattutto per la sua Comunità Montana che l’ha reso autonomo per molti secoli. Ma l’autrice ritorna al Pra’ del Toro evidenziando le tante vite insieme di amici diversi l’uno dall’altro ma accomunati da un’uguale concezione della vita in un contesto montano che sa sempre rispondere alle tue esigenze e quindi ti dà anche sicurezza. Inoltre sottolinea, esaminando con Valentini le parti in prosa, che qui ormai tre generazioni si passano il testimone, nel prato ma anche nelle famiglie degli operatori turistici: negli alberghi citati in vari punti, nei negozi di alimentari e artigianali a Sottoguda… E qui vengono lette delle poesie, che appunto sottolineano tali aspetti, da giovani lettrici e da una mamma guidate da Irene, abile e gentile organizzatrice: Luna, Stefania e la sua mamma Cinzia. Eva invece, con la lettura de “La danza della gioia” evidenzia un momento di dolore vissuto dalla famiglia dell’autrice, superato anche nella gioia di ritrovarsi nella Pasqua agordina con il senso della rinascita insito nei primi fiori che escono dalla neve.

In primo piano Stefano Valentini e l’autrice Maria Luisa Daniele Toffanin, alla lettura Stefania – Presidente di eKta Aps.

Si accende il silenzio dei riverberi / presenze intorno in pausa dei gesti / in festa dei riti, da allora sempre. / E noi qui in grigiore di cieli / insicuri i voli di vita / da un’attesa che strinse ogni linfa. // Fu per un anno un giorno per attimi / infinito il tuo lamento non compreso / – le ali del dolore battono con altri ritmi –. / Si fece grido all’ombra della sera / – a quell’ora nasce la paura della terra –. / Poi divenne soffio esile filo / sfuggente fra le dita dell’angoscia. // Ed ora in questa Pasqua acerba / stringo nelle mani / questa tua rinata vita / pallido anemone fra nevi tardive / erica rossa / primizia squillante di primavera. // La danza della gioia si scatena / sullo scialle sfrangiato dei prati /gitana dai fiori rubino / tra i teneri capelli di larice.

La maggior parte delle poesie contenute nel libro reca la data di composizione. Ai piedi di questa, invece, compare la dicitura: “senza tempo”. Si tratta di un’espressione che indica l’universalità di un dolore che sempre può coglierci di sorpresa, in qualunque momento, stravolgendo totalmente ogni nostro piano: è una condizione che ci accomuna tutti, indistintamente.

Il momento delle letture.

Ma all’atmosfera incerta e inquieta che si profonde dai versi iniziali di questo componimento, si sostituisce a poco a poco la bellezza di sentirsi ancora vivi, osservando del paesaggio montano i primi fiori che fanno capolino dalla neve verso la fine dell’inverno, gli anemoni, e sentendo, insieme alla natura, risvegliarsi anche la propria anima, al tocco della primavera. Ed ecco che dalla meraviglia per le piccole cose, si materializza la gioia, nelle vesti di una “gitana”: con questa immagine profondamente originale e poetica, si chiude la lirica, lasciando nelle mani del lettore il messaggio che spesso, per riassaporare appieno la felicità ed esserne grati, bisogna passare inevitabilmente per la porta del dolore.

E con questo ritmo si analizzano anche le altre varie parti del libro e in particolare si parla di Sottoguda e dei Serrai, palestra su ghiaccio d’inverno. La signora Cinzia legge una poesia dedicata ad Erika, pastora ladina ma in realtà abile designer, realizzatrice di gioielli in legno e gemme, a lei dedicata come omaggio alla donna. Durante la conversazione tra l’autrice e Valentini emergono anche i nomi di molte persone di Rocca Pietore come Alessandro, a quei tempi abile fondista, loro insegnante di scii nordico, poi ancora il pasticcere Nello, un migrante ritornato ai luoghi d’origine, e altri personaggi del luogo diventati amici. Si evidenzia che anche nella gioia del paesaggio si inseriscono note di dolore, di affanni esistenziali, risolti sempre però in un’attesa di speranza di cui l’uomo ha bisogno per vivere. Fra le diverse letture ricordiamo quella di Irene, il Ponte rinato che allude ad un’alluvione del 2000 che portò via la passerella di legno opera del Checco: laballata un po’ rappresenta tutta l’importanza vitale del ponte per raggiungere d’inverno la bella addormentata nel bosco. Interviene alla fine Renato Pilotto, scrittore di Piazzola sul Brenta, che interroga l’autrice sul suo rapporto con la natura, secondo lei elemento di consolazione e di conforto non nemica perché il vero colpevole dei disastri avvenuti recentemente è l’uomo che ha alterato l’ecosistema. Le stesse fasi climatiche, collegate anche al disastro di Rocca Pietore, sono state causate appunto dall’insipienza umana che ha distrutto foreste, inquinato mari ed oceani, unicamente per un business economico, indifferente completamente alle sorti dell’ambiente. L’autrice poi si sofferma con Amelio Anzeliero, poeta di Piazzola sul Brenta, che invece la sente molto vicina a lui in questo amore per il Creato. Alla fine la Toffanin regala, come segno di ringraziamento, i Florilegi femminili controvento ad Irene e alle altre lettici, unite alle sue spalle come un coro dell’antico teatro greco, e a Martina che immortalava il tutto con grande esperienza fotografica.

Altri ringraziamenti finali agli organizzatori, al dottorDino Cavinato e all’amico Stefano Valentini.

Stefano Valentini e l’autrice Maria Luisa Daniele Toffanin.

Gradito il pensiero delle giovani amiche espresso in questo link:

https://www.facebook.com/events/152690168998331/permalink/156425761958105/

Ekta Aps e Fondazione G.E. Ghirardi Onlus ringraziano quanti hanno partecipato alla presentazione del libro “La casa in mezzo al prato in Boscoverde di Rocca Pietore” di Maria Luisa Daniele Toffanin.

Il libro è una raccolta sentita di prosa e poesia, nata negli anni precedenti alla catastrofe meteorologica dello scorso autunno.

I versi e le frasi recuperano e danno – come fosse fotografia – un’idea della bellezza di quei luoghi, filtrata e donata al pubblico dalla sensibilità dell’autrice.

La bellezza può essere complessa, assimilabile a piccoli passi, come la scrittura, ma c’è un senso immediato di appartenenza e accoglienza che fanno essere parte della natura che viene raccontata nei brani. Sensazioni e dialoghi con gli elementi portano il lettore tra le persone che vivono “una casa in mezzo al prato”, dove le abitudini si intrecciano al riappropriarsi di equilibri e dettagli della natura, molti dei quali ora non visibili o profondamente cambiati, camminando tra quei sentieri e quelle valli.

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