Antonio Vitolo – L’ultimo porto. Genesi di carri e navi (Poesie 2013-2015)
La silloge poetica “L’ultimo porto – Genesi di carri e navi” di Antonio Vitolo può essere letta come una meditazione, permeata di un’intensa spiritualità, sulla vita nei suoi diversi percorsi: quotidiani, esistenziali, religiosi, affettivi nello sfondo paesaggistico di ampio respiro del Cilento.Terra amata e qui rivissuta anzi divenuta parola-poesia, come ben afferma il poeta: chi sono io se non i luoghi nelle parole!
Quindi una poesia dei luoghi contenitori di valori ancestrali, in particolare religiosi. Intensa è la devozione in San Mauro Cilento alla Madonna Addolorata: Oltre l’ordito d’oro / si offre, il Cristo morto, / alla mente del peccatore. // Visibilmente adornato di preghiere / il manto nero della Vergine, / è trono per il paradiso. … E sentito è il rito della processione dai fedeli il cui animo riacquista serenità e il cuore batte all’unisono … s’affratella all’amore della marcia / che va in crescendo nel sole / sfumando di colore…quasi divina partecipazione della natura all’evento. Luoghi quindi contenitori di umanità che si fa sentimento del comune dolore del paese lenito però dal legame spirituale, ma che si trasforma anche in gesti quotidiani compiuti nelle case:Le mani impastano / i profumi e le spezie / nella madia rasa di farina. … o nel tempo di mosto…Assapora cheto il cuore / la fragranza del nettare di vino. Gesti ripetuti in altri tanti rituali come quello della preparazione dei fichi che attendono la frescura, sui piatti di canne ovali / nel pergolato – reticolo di malvasia ….
Rituali rievocati dal poeta con forza realistica in profumi, sapori, odori, sudori che rinsaldano le radici e hanno dentro un senso d’eterno nella comune memoria dei padri da affidare al dopo. In questi luoghi si muovono anche persone incontrate nella sua professione di medico, nella sua empatia con l’altro. Emerge l’attenzione per le problematiche esistenziali giovanili ed altre, per la figura ad esempio così incisiva del deportato e del suo sofferto vissuto e del … tempo anelato del ritorno – l’arco il profumo di casa mia. / Piccola, tenera ed umile realtà per l’ultimo deportato. Perché la casa è fra tutti i luoghi l’oasi mitica, tempio delle tradizioni, dei valori comuni e degli affetti. Cito i versi di Riabbraccio che ben evidenziano questi temi amati dal poeta, resi sempre con una nota di colore naturalistico. Qui la casa diviene sinonimo di persona, sentimenti e di paesaggio: Colonne di aranci s’inalberano nell’aria / cavalcano d’olezzo pungente le rughe. / Il passo è stanco, allenta, / s’appresta la casa. / È lei, più vicina, / raccoglie / oltre gli occhiali invecchiati / il tuo arrivo / sorride, saluta, si torna a sedere. / Ti fermi, la baci sulla fronte, / la mano ti carezza, / finalmente ti senti al calore / profumato del focolare di casa.
Antonio è piegato in un ascolto continuo del tempo, della storia con le sue vittime recenti, del mistero delle cose raccolto oltre la finestra bizantina, sulle pietre pulsanti come cuori. Eppure si nutre della bellezza del creato che diviene poesia intima rievocata con note realistiche attraversando la foresta dei lillà… con il bosco di castagni tinti dai colori della macchia mediterranea… ; o ricordando suggestioni di altri angoli incantati con riflessi di cielo, crespature di mare, colori di corbezzoli e melograni, rivissuti con linguaggio autentico, limpido ma carico di simboli. Il suo pensare poetico, sempre profondo, partecipe, si sofferma anche sui suoi affetti come punto centrale della vita, resi con senso di pudore, in cui l’umano e la natura si fondono armoniosamente in un respiro d’eterno, pur avvertendo il poeta fortemente la propria fragilità: … Si nascondono tra i tuoi capelli / i riflessi ambrati del tramonto / gli occhi riflettono il mio animo impaurito / s’aprono finestre di respiro – le tue labbra – / morbido colore sul mio petto riposano. / La pelle salata dal sole s’arrende / i toni del sereno danzare s’innamorano / la quiete stellata finalmente ci sorprende. Sosto in particolare sui punti sopracitati perché sono quelli che più mi hanno catturato,ma tanti altri meriterebbero un’ulteriore analisi perché la sua poesia è veramente copiosa di valori che sollecitano continue riflessioni. Quindi questo libro è davvero una meditazione che diviene un canto d’amore per questa terra d’adozione che ancora crede negli ideali atavici (fede, onestà, solidarietà…) in cui impegnarsi nel lento svolgersi delle ore dei giorni. Aleggia intorno sempre la coscienza del divino che sublima il tutto e annuncia la continua ricerca di verità, di etica come modus vivendi,come vita intesa quasi preghiera, tanto forte è in essa la tensione trascendentale. Una preghiera che si ricompone nell’incipit del libro: L’ultimo porto, / varco per il cielo, / è fiamma di redenzione. / Al di là del timore / evapora la paura. / Ora è gioia / che dal buio traspare. / Il corpo, per una vita / ramingo e consunto, / si ricongiunge all’anima / rincasando / dove la destra / dell’Onnipresente / giace. In questa silloge c’è tutta la terra del Cilento ma c’è anche la storia di ogni uomo, dell’umanità nel suo andare e nel suo ritrovare l’ultimo porto quale ricovero dove dimorano gli animi buoni. I sentimenti, le memorie, le riflessioni, i messaggi del poeta sono sempre chiari, incisivi espressi con linguaggio essenziale, realistico, calibrato nell’uso del verso libero, in un ritmo musicale che è il canto segreto acceso in fondo al cuore.
Interessante è la motivazione per la Cittadinanza Onoraria conferita l’1 giugno 2016 ad Antonio Vitolo dal comune di San Mauro Cilento, nei punti qui riportati:
– Per aver colto gli autentici archetipi della nostra condizione umana e sociale che è intimamente saldata con una visione “religiosa” della vita, altrove non più reperibile;
– Per aver “cantato”, nei suoi versi, la cultura, la storia, il quotidiano dei volti e la genuinità espressiva del nostro popolo;
– Per aver portato questo territorio in numerosi consessi letterari della cultura italiana odierna, tramite le sue tre pubblicazioni, rendendolo, per questo, “illustre” per la sua valenza umana e per il suo bagaglio di valori e di ideali di vita. Esprimiamo gratitudine a Vitolo per questo inno ai valori della sua terra, alle sue radici di cui è da sempre devoto custode.