Intorno alla mostra di Toni Bassato a Palazzo Maestri
Splendida location la sala del Palazzo Eugenio Maestri, per la mostra di scultura di Toni Bassato e di pittura di Paolo Bertocco, presentata sabato 15 giugno 2024 dalla Critica d’arte Gabriella Niero ad un folto pubblico.
Ad una prima impressione, avverto il respiro dell’arte poi mutato in odore buono di legno opaco o reso lucido da pennellate di colore, e a una lettura globale percepisco l’arcano in rotondità, curve, forme femminili attestanti la maternità, la fecondità messaggio ancestrale racchiuso in megalitiche pietre raccolte in varie parti del mondo. Nel mio immaginario, per me rimane unica Montalbano Elicona, a quota 1400. Lì da millenni ci parlano figure misteriche in cui ricorrente è la rotondità già citata, l’uso della sfera indice di perfezione, forse, ora interpretate, soprattutto i Menhir, simboli di fertilità, quali calendari astronomici. Continui ed infiniti i variegati studi su questo mondo magico. Misteriche perché ritrovate senza una razionale spiegazione del loro esserci in quel luogo: azione degli elementi atmosferici o lavoro umano dai primordi?
Avverto questo messaggio venuto da lontano come un senso di sacro che accompagna il vivere dell’uomo e quindi l’opera artistica; penso anche all’allusione di critici al totem indiano. Di questo si nutre la scultura, come sua tensione all’infinito, inoltre della costante attenzione alla natura, alla realtà… Il tutto espresso da Toni in un linguaggio criptico o aperto, certamente moderno per l’essenzialità dell’opera stessa, per la ricerca di nuovo nei materiali utilizzati, nell’uso del colore che rende la materia viva, fluida anche per gli effetti della luce. Linguaggio che fa sentire il respiro del creato e il respiro dell’anima stessa dell’artista senza caricare, quasi contaminare, la materia usata che mantiene la sua innocenza vitale.
Sono solo sensazioni, le mie, al primo impatto con la mostra, che poi si fanno certezza in una rielaborazione personale: la sua arte appare come una ricerca sul procedere dell’uomo, impreziosita dagli elementi sopra citati, protesa al nuovo, alla rinascita sempre che rende vive le sue creature. Ed ecco la mia attenzione alla baby Maternità come essenza di valori eterni che attraversa cieli e terra dei primordi, narrando l’esistenza nostra e dell’universo mondo, e si consacra nel vecchio mite ulive domestico che, rigenerato da nuova linfa dallo scultore, diviene simbolo di una pace sempre attesa ma ora invocata dal mondo intero. Che poi si chiami drappeggio o arpeggio, a cui dedico questi versi, è sempre vita-musica del creato.
Drappeggio come peplo
di greca donna
o arpeggio come musica
armonia d’antico mite ulivo
a vita rinato
dalla tua mano artefice
alla musa devota.
Verde linfa screziata
scorre freme segna
le lignee costole
canto del creato che
sempre ovunque vive
e si ricrea in inedite proposte
d’universa pace.
18 giugno 2024
Questa mia attenzione all’opera di Toni Bassato deriva certamente da decenni di conoscenza, ma anche da altri elementi che ci avvicinano. Lo scultore ha studiato al Selvatico dove io ho insegnato per due anni anche storia dell’arte. Quindi motivo in più di vicinanza. C’è da dire che il fatto che io scriva poesie è pure determinante: sono abitate da pieni e vuoti della vita, del paesaggio che, dicono, non vogliono dire, per quel pudore che è proprio di ogni artista: il non detto di ogni opera d’arte. Elementi questi, pieni e vuoti, così presenti, così cari alla produzione artistica di Toni Bassato.
Il tutto esposto in un’atmosfera artistica resa ariosa dalla pittura di Paolo Bertocco, di grande effetto cromatico, un’atmosfera quindi viva che ben si abbina a questa ricerca di vita del Nostro.