Di un migrare altro

in: Studi latino-americani 03. Emigrazioni/Immigrazioni

A cura di Mario Sartor e Silvana Serafin. Mazzanti editori, Venezia 2007, pp. 548.

Sento la mia vita come un continuo migrare interiore alla ricerca di armonia nella casa-sfera, nei rapporti umani, nella natura e nell’arte, suo specchio. Per questo “con un giro di danza” mi ruoto la casa-sfera verso l’innocenza del mondo vegetale che brulica fuori, verso i profili dei Colli Euganei riflessi sulla mia finestra. Avverto uguale purezza anche in parole e gesti nell’incontro con l’Altro di me. Tutto questo ricarica d’energia il mio giorno.

Armonia-energia è il leitmotiv del mio itinerario d’anima per i colli e i cieli della mia terra euganea, in parte annunciato nella prima poesia L’armonia della casa.

L’armonia della casa

Langue un sole d’opale
in morse di grigiore:
fili vuoti di pensiero
moti spenti al risveglio
sorpresi da una lamina di luce.

Ma se nell’ora incerta
modellano le tue mani
la creta del mio corpo
ancora morbida di sogno
a ridonarmi tepore
certo di sole nuovo,
dolcezza mi prende
d’antiche note
lievi a dissolvere ombre.

Rinata trama d’armonia
ove ruota la casa-sfera
che solo a guizzo d’amore si muove.

E con un giro di danza
la casa mi ruoto alla vita
che brulica fuori
di fiori e di erbe.
E odora di humus e di cielo
in rugiadosi intarsi.

Qui si imperla ogni tua alba
in parole e gesti puri
nel mio mattino
aperto a vicini profili tersi.

In questa mia dimensione esistenziale migro alla conquista di attimi d’eterno che la natura puntuale ripropone. E mi cattura l’immagine di uccelli riuniti su un filo per mutare radici: simbolo dell’istinto-necessità che spinge anche l’uomo, per sofferte vicissitudini ed altro, alla ricerca di nuovi luoghi di vita. E insieme coscienza del nostro migrare nell’effimero del tempo, ma sempre conferma dell’eterno che solo in attimi ci appartiene, viatico per proseguire nel viaggio terreno.

Stupore d’ali

E uccelli infiniti sui fili
vivace stazione di attesa
di quel fischio dentro
insieme a migrare
nel rito che s’eterna
a mutare radici.

E ancora il presente
è tempo di ieri iterato
che già s’infutura.

In noi rimane l’attimo
stupore di un filo
d’ali infinite
insieme raccolte
quasi dischiuse.

Un attimo ancora.

In tale migrare facilmente “si defila l’energia” e l’anima “si spegne in pensieri d’inverno” di fronte ai riti della natura capaci anche di turbare se letti come presagi della brevità del nostro esistere “in alate figure | altro tempo-vita che ancora migra”. Ma il mio-nostro sentire sa ritrovare ancora incantesimi nell’atmosfera autunnale e, pur nel tempo impietoso, recupera lo stupore e la forza creativa della fantasia. E mi trasformo così nello slancio della parola in figure-forme nuove di vitalità, quasi smemorata dei presagi, nell’infanzia del creato.

Se si defila l’energia

Fibrilla d’autunno
il sole dell’anima e
dentro si spegne
in pensieri d’inverno.
Ma odora l’aria di piume
in gomitoli chiuse
a fili infiniti ancora sospese.

Arcana memoria di riti felici
che inseguono il tempo impietoso,
e l’ora turba in presagi
e insieme accende stupore, incantesimo.

Sono le dita setose di pioppo
– scampolo ultimo di verde –
che accarezzano il cielo
grate a quel fragile dono di vita.

Sono la mano setosa di mago
che dal cono di vento
libera nere frange
in forma di ali
e smuove nuvole in
gioco-illusione di raggi solari.

Sono tenerezza-fantasia
che così incanta
quell’onda tua viola
se improvvisa si defila l’energia
in alate figure
altro tempo-vita che ancora migra.

Un migrare quindi oscillante tra attimi di felicità e un languore di morte, pur in una ricerca di equilibrio energetico nel mio rapporto con il reale.
Selvazzano, 22 giugno 2007

I testi poetici sono tratti da M.L. Daniele Toffanin, Per colli e cieli insieme mia euganea terra, prefazione di Mario Richter, nota tecnica di Luciano Nanni e postfazione di Andrea Zanzotto, Padova, La Garangola, 2002.