Andrea Zanzotto e il sacro nella poesia


La presenza del sacro nella poesia del poeta di Pieve di Soligo 

Andrea Zanzotto

A un anno dalla scomparsa di Andrea Zanzotto, sabato 6 ottobre 2012, l’Associazione Levi-Montalcini Centro Orientamento di Abano, in collaborazione con il Cenacolo di poesia di Praglia e altre associazioni, ha organizzato nella Sala congressi dell’Abbazia di Praglia (Padova) un convegno dedicato in particolare La presenza del sacro nella poesia del poeta di Pieve di Soligo.

Al tavolo da sx: Antonio Daniele, Silvio Ramat, Mario Richter, Francesco Carbognin, Maria Luisa Daniele Toffanin e l’Abate Norberto Villa.

L’Abate padre Norberto Villa, che per la sua sensibilità alla poesia ha immediatamente aderito e sostenuto il progetto commemorativo, ha rivolto il suo caloroso saluto ai relatori e ai presenti leggendo anche le parole augurali di Piera Levi-Montalcini, presidente dell’associazione, impossibilitata a presenziare. Di seguito Maria Luisa Daniele Toffanin, coordinatrice culturale del Centro di Abano e organizzatrice del convegno, ne ha spiegato le motivazioni: un’offerta ai giovani che, con una cultura di qualità, possono compiere scelte scolastiche e professionali più consapevoli; ha poi rivolto un toccante ringraziamento al poeta per il suo incontro, avvenuto nel 2000, con gli studenti dell’Istituto Tecnico “Alberti” di Abano Terme, patrocinato dall’Associazione.

Il convegno si è quindi aperto con la lettura di “Altri topinambur” (Meteo) da parte del bravo leggitore Federico Pinaffo.

Antonio Daniele si è successivamente soffermato sull’intenso rapporto del poeta con il paesaggio euganeo inserito nella storia della cultura che nei secoli ha attraversato i colli.

da sx: Antonio Daniele, Silvio Ramat, Mario Richter, Francesco Carbognin e il lettore Federico Pinaffo.

Lo ha seguito Silvio Ramat, che prendendo le mosse da una poesia significativa come “L’impossibilità della parola” (Vocativo) si è addentrato in un’approfondita ed esauriente analisi dell’intera opera poetica di Zanzotto per rilevare le molte voci appartenenti alla sfera del sacro nelle loro varie accezioni, anche se, a parere del critico, tali voci non sembrano chiaramente attestare l’esistenza di una effettiva religiosità del poeta. Più aderenti al sacro gli appaiono invece le sequenze dialettali Mistieròi e Onde èli oltre ad altri testi presenti in Idioma.

Dopo le perlustrazioni testuali di Daniele e Ramat, Mario Richter si è brevemente soffermato sull’uomo Zanzotto, dedicando il suo intervento alla rievocazione dei suoi personali rapporti col poeta, del quale ha messo in rilievo, anche grazie alla testimonianza di alcune interviste, la singolare saggezza, l’umiltà quasi evangelica e la convinzione che avvicinarsi a Dio è cosa naturale come il respiro.

Francesco Carbognin, avvalendosi della sua assidua frequentazione del poeta nonché della sua opera, ne ha rivisitato alcuni testi per chiarire che in Zanzotto non è sacro tutto ciò che va oltre la misura o oltre il limite, ma che hanno carattere di sacralità la natura, la persona, il linguaggio stesso.

Padre Espedito D’Agostini, ricordando infine gli incontri di Zanzotto con padre David Maria Turoldo, ha condiviso di quest’ultimo il concetto che tutta l’avventura del poeta è vita biblica, più reale di quanto non si pensi.

Marisa Michieli Zanzotto ringrazia i convenuti.

Le singole relazioni sono state accompagnate e, per così dire, illustrate da una efficace lettura dei testi citati.

L’intervento di: Giovanni Lugaresi