plc – Florilegi femminili controvento

Maria Luisa Daniele Toffanin

Premi letterari conseguiti

Florilegi femminili controvento

 

 

 
 


2017

XIX Premio Il Litorale
– Massa

Premio speciale della giuria
 


2017

VI Premio Internazionale
Città di Pontremoli
– Pontremoli


Premio speciale della critica

 


2017

XXIX Premio internazionale
Cinque Terre Golfo dei Poeti – Sirio Guerrieri
– Massa


Premio Donna


2016

Premio Città Giardini di
Naxos – Il Convivio
– Castiglione di Sicilia

Primo
premio

 


2016

VI Premio Leandro Polverini
– Roma – Poesia metafisica

Primo
premio

 

Tito Cauchi, presidente di giuria
La silloge si segnala per il suo valore conativo, ovvero per la sua
capacità vocale, propria dello stile epistolare, sia esso ispirato alle epistulae della latinità oppure ai rari casi della poesia contemporanea.
La contingenza della destinataria diventa l’occasione per oltrepassare
il dato reale, commemorativo o semplicemente memoriale che sia, per
approdare al senso ultimo, inteso come capacità di lettura universale.
Non bisogna sottovalutare nella poetessa padovana il valore dell’attesa
e dello stare in limine, il quale sta a significare una continua
ricezione di impulsi e di sentimenti che si riconducono ad una vitalità
lirica e comunicativa indirizzata all’oltre.
 


2016

XIX Premio Santa Maria in
Castello
– Vecchiano

Segnalazione d’onore
 


2016

XXXIV Premio Aeclanum
-Mirabella Eclano

2° premio
 

Luisa Martiniello

Più che passi scelti, direi versi scelti, calibrati sullo spessore di
figure femminili controvento. L’opera si snoda in sezioni:
Dediche, Piccole donne, Donne di casa mia, Incontri, Florilegi d’amore e
di memoria, che colgono attimi, gesti, sguardi o scelte di vita di
figure che ora si stagliano nitide ora appaiono appena colte nella
quotidianità, affrante dal dolore o solari nel vincolo dell’amicizia e
dell’amore, versi che ammaliano per l’armonia che intreccia l’uso
sapiente di termini che riaffiorano dalle antiche radici greche in
connubio con quelli latini e/o del parlato quotidiano, che ha la
capacità di far diventare il contingente occasione per superare il dato
reale e recuperare valori. In Dediche il corpo, valigia d’argilla
inaridita
si libera della sua caducità, perché levita una levità
azzurra
, l’anima migra in un viaggio infinito. Per Carola la
poetessa sparge rugiada-pietas / umana / tremuli petali viola,
per Carola che sul muro di pianto rinasce a nuova vita. Madre Teresa di
Calcutta rinasce altra nell’altro, redento il dolore,
colta in offerta di sé. Laura ci è presentata con il volto di
candida ninfea
, con l’andare di petalo leggero a cui si
schiara la risposta
, mentre per chi resta vi è l’illusione di
rivedersi in un angolo di sole. Cristina è per improvvisa
gelata
// come nota stonata / nella più armoniosa melodia
straziata nell’acerba primavera. Maddalena, merla operosa è colta
nel respiro trasparente del marmo, mentre la vita di Rita Levi
Montalcini nella gioia-stuporesempre di scoprire / il sacro
del creato e di ogni creatura
. In Piccole donne si chiede al vento,
metafora della morte di non sfiorare il dono … di un calore innocente,
di non ferire l’albero-storia di vita perché a primavera ha
voce di fiori / nunzio di frutti del vivere maturo
. In Donne di casa
mia riaffiorano frammenti memoriali e si intrecciano ghirlande di
frasi sospese
per zia Pina, travolta dai gorghi, si staglia la madre
Lia: ora che il non averti / è certezza di cristallo, una madre
guerriera sempre / negli artigli quotidiani della vita, / … corazzato
il cuore al sacrificio
. In Incontri la presenza degli assenti, il
ricordo di volti e passi come il ritrovarsi accende d’oro / lo smalto
di quel momento, nello smarrirsi è un ritrovarsi lieti
. I
fiori-stelle
… rapite al prato della notte sono simbolo della
fatica gioiosa del vivere
con il giallo gelsomino, il fiore di
robinia rigenera riti come il rinnovato impegno d’amore, il giacinto
dona un profumo amicale mai svaporato di una amicizia, gli
occhi di Madonna spargono segni di presenza divina. La peonia che si
spetala alla pioggia inattesa d’aprile
è di monito per la sua
rinnovata vanità, ma anche simbolo della vita-rinascita. Iterazioni,
ossimori, sinestesie, sapientemente tessuti tra una strofa e l’altra,
rendono musicale il verso pur nella struttura franta e densa di emozioni
visive.

 


2016

V Premio Il filo rosso
– Rogliano

2° premio
 

Il
filo rosso del volume di Maria Luisa Daniele Toffanin è sicuramente il
femminile, declinato in varie accezioni e figure, da quelle note di
donne celebri, ammirate e amate come Rita Levi-Montalcini o Madre Teresa
a quelle piccole donne che si ritrovano nel cerchio magico delle
amicizie e degli affetti. Poesia delicata,densa di affetti ed emozioni,
ma che non dimentica l’impegno sociale; il tutto espresso con rara
raffinatezza con la presenza di un lessico colto, ricco di echi classici
che si sposa con espressioni colloquiali del linguaggio quotidiano con
esiti estremamente interessanti.
 


2016

Premio Il Convivio
Castiglione di Sicilia

Primo
premio ex aequo

 


2016

Premio L’Anfora di Calliope
Trapani

Primo
premio

 

Una Silloge di grande valenza poetica, perché si addentra nei più
profondi labirinti esistenziali. La Silloge si articola in sei sezioni,
ognuna delle quali arriva ad una intimità che diventa, inevitabilmente,
meditazione sulla natura umana. La centralità del tema è la donna,
portatrice di verità e di vita. Felice l’idea di affiancare le figure a
fiori, a composizioni floreali, ai loro profumi, ai colori che,
sapientemente, l’Autrice usa per evocare incontri, sacrifici, pudori,
dignità. Così, Maria Luisa ci fa scoprire, con i suoi versi, l’impegno
di una lettura sociale che diventa meditazione. Opera di grande
raffinatezza stilistica, che sposa il linguaggio “quotidiano” con due
lingue madri: il Latino e il Greco. I contrasti, i confronti,
sapientemente descritti, si risolvono poi in una dimensione esistenziale
che appartiene ad ogni uomo, di ogni tempo. Due versi alludono a tutto
questo e sono la conclusione della poesia incipitaria: “Il corpo è
valigia ingombrante ma l’anima che leggera migra, è il viaggio
infinito”.

2015

II Premio Pietro Carrera – Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2015

XXIII Premio Tulliola – Renato
Filippelli
– Formia

Premio legalità contro le
mafie
 

Raffaele Messina
La silloge raccoglie liriche tutte centrate sul tema della donna, che si
caratterizzano nel panorama della poesia contemporanea per il lessico
ricercato e lo stile alto. Le varie sezioni offrono ritratti di figure
femminili colte ora nella dimensione pubblica ora in quella privata, ma,
comunque, sempre tese a delineare l’immagine di una donna esemplare e
non convenzionale, “controvento”, impegnata tanto a combattere i soprusi
secolari quanto a mantenere i doveri tradizionali nei confronti della
famiglia, dei figli e, in definitiva, della società.

Sillogi pre-edite

2014

I Premio Pietro Carrera
– Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2014

XVI
Il Litorale

2° premio
 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.


2013

XXII
Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia
Notizie
– Città di Pomezia (Roma)

3° premio

2010

XX
Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia
Notizie
– Città di Pomezia (Roma)

5° premio

 

 

 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.

Maria Luisa Daniele Toffanin

Premi letterari conseguiti

Florilegi femminili controvento

 

 

 
 


2017

XIX Premio Il Litorale
– Massa

Premio speciale della giuria
 


2017

VI Premio Internazionale
Città di Pontremoli
– Pontremoli


Premio speciale della critica

 


2017

XXIX Premio internazionale
Cinque Terre Golfo dei Poeti – Sirio Guerrieri
– Massa


Premio Donna


2016

Premio Città Giardini di
Naxos – Il Convivio
– Castiglione di Sicilia

Primo
premio

 


2016

VI Premio Leandro Polverini
– Roma – Poesia metafisica

Primo
premio

 

Tito Cauchi, presidente di giuria
La silloge si segnala per il suo valore conativo, ovvero per la sua
capacità vocale, propria dello stile epistolare, sia esso ispirato alle epistulae della latinità oppure ai rari casi della poesia contemporanea.
La contingenza della destinataria diventa l’occasione per oltrepassare
il dato reale, commemorativo o semplicemente memoriale che sia, per
approdare al senso ultimo, inteso come capacità di lettura universale.
Non bisogna sottovalutare nella poetessa padovana il valore dell’attesa
e dello stare in limine, il quale sta a significare una continua
ricezione di impulsi e di sentimenti che si riconducono ad una vitalità
lirica e comunicativa indirizzata all’oltre.
 


2016

XIX Premio Santa Maria in
Castello
– Vecchiano

Segnalazione d’onore
 


2016

XXXIV Premio Aeclanum
-Mirabella Eclano

2° premio
 

Luisa Martiniello

Più che passi scelti, direi versi scelti, calibrati sullo spessore di
figure femminili controvento. L’opera si snoda in sezioni:
Dediche, Piccole donne, Donne di casa mia, Incontri, Florilegi d’amore e
di memoria, che colgono attimi, gesti, sguardi o scelte di vita di
figure che ora si stagliano nitide ora appaiono appena colte nella
quotidianità, affrante dal dolore o solari nel vincolo dell’amicizia e
dell’amore, versi che ammaliano per l’armonia che intreccia l’uso
sapiente di termini che riaffiorano dalle antiche radici greche in
connubio con quelli latini e/o del parlato quotidiano, che ha la
capacità di far diventare il contingente occasione per superare il dato
reale e recuperare valori. In Dediche il corpo, valigia d’argilla
inaridita
si libera della sua caducità, perché levita una levità
azzurra
, l’anima migra in un viaggio infinito. Per Carola la
poetessa sparge rugiada-pietas / umana / tremuli petali viola,
per Carola che sul muro di pianto rinasce a nuova vita. Madre Teresa di
Calcutta rinasce altra nell’altro, redento il dolore,
colta in offerta di sé. Laura ci è presentata con il volto di
candida ninfea
, con l’andare di petalo leggero a cui si
schiara la risposta
, mentre per chi resta vi è l’illusione di
rivedersi in un angolo di sole. Cristina è per improvvisa
gelata
// come nota stonata / nella più armoniosa melodia
straziata nell’acerba primavera. Maddalena, merla operosa è colta
nel respiro trasparente del marmo, mentre la vita di Rita Levi
Montalcini nella gioia-stuporesempre di scoprire / il sacro
del creato e di ogni creatura
. In Piccole donne si chiede al vento,
metafora della morte di non sfiorare il dono … di un calore innocente,
di non ferire l’albero-storia di vita perché a primavera ha
voce di fiori / nunzio di frutti del vivere maturo
. In Donne di casa
mia riaffiorano frammenti memoriali e si intrecciano ghirlande di
frasi sospese
per zia Pina, travolta dai gorghi, si staglia la madre
Lia: ora che il non averti / è certezza di cristallo, una madre
guerriera sempre / negli artigli quotidiani della vita, / … corazzato
il cuore al sacrificio
. In Incontri la presenza degli assenti, il
ricordo di volti e passi come il ritrovarsi accende d’oro / lo smalto
di quel momento, nello smarrirsi è un ritrovarsi lieti
. I
fiori-stelle
… rapite al prato della notte sono simbolo della
fatica gioiosa del vivere
con il giallo gelsomino, il fiore di
robinia rigenera riti come il rinnovato impegno d’amore, il giacinto
dona un profumo amicale mai svaporato di una amicizia, gli
occhi di Madonna spargono segni di presenza divina. La peonia che si
spetala alla pioggia inattesa d’aprile
è di monito per la sua
rinnovata vanità, ma anche simbolo della vita-rinascita. Iterazioni,
ossimori, sinestesie, sapientemente tessuti tra una strofa e l’altra,
rendono musicale il verso pur nella struttura franta e densa di emozioni
visive.

 


2016

V Premio Il filo rosso
– Rogliano

2° premio
 

Il
filo rosso del volume di Maria Luisa Daniele Toffanin è sicuramente il
femminile, declinato in varie accezioni e figure, da quelle note di
donne celebri, ammirate e amate come Rita Levi-Montalcini o Madre Teresa
a quelle piccole donne che si ritrovano nel cerchio magico delle
amicizie e degli affetti. Poesia delicata,densa di affetti ed emozioni,
ma che non dimentica l’impegno sociale; il tutto espresso con rara
raffinatezza con la presenza di un lessico colto, ricco di echi classici
che si sposa con espressioni colloquiali del linguaggio quotidiano con
esiti estremamente interessanti.
 


2016

Premio Il Convivio
Castiglione di Sicilia

Primo
premio ex aequo

 


2016

Premio L’Anfora di Calliope
Trapani

Primo
premio

 

Una Silloge di grande valenza poetica, perché si addentra nei più
profondi labirinti esistenziali. La Silloge si articola in sei sezioni,
ognuna delle quali arriva ad una intimità che diventa, inevitabilmente,
meditazione sulla natura umana. La centralità del tema è la donna,
portatrice di verità e di vita. Felice l’idea di affiancare le figure a
fiori, a composizioni floreali, ai loro profumi, ai colori che,
sapientemente, l’Autrice usa per evocare incontri, sacrifici, pudori,
dignità. Così, Maria Luisa ci fa scoprire, con i suoi versi, l’impegno
di una lettura sociale che diventa meditazione. Opera di grande
raffinatezza stilistica, che sposa il linguaggio “quotidiano” con due
lingue madri: il Latino e il Greco. I contrasti, i confronti,
sapientemente descritti, si risolvono poi in una dimensione esistenziale
che appartiene ad ogni uomo, di ogni tempo. Due versi alludono a tutto
questo e sono la conclusione della poesia incipitaria: “Il corpo è
valigia ingombrante ma l’anima che leggera migra, è il viaggio
infinito”.

2015

II Premio Pietro Carrera – Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2015

XXIII Premio Tulliola – Renato
Filippelli
– Formia

Premio legalità contro le
mafie
 

Raffaele Messina
La silloge raccoglie liriche tutte centrate sul tema della donna, che si
caratterizzano nel panorama della poesia contemporanea per il lessico
ricercato e lo stile alto. Le varie sezioni offrono ritratti di figure
femminili colte ora nella dimensione pubblica ora in quella privata, ma,
comunque, sempre tese a delineare l’immagine di una donna esemplare e
non convenzionale, “controvento”, impegnata tanto a combattere i soprusi
secolari quanto a mantenere i doveri tradizionali nei confronti della
famiglia, dei figli e, in definitiva, della società.

Sillogi pre-edite

2014

I Premio Pietro Carrera
– Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2014

XVI
Il Litorale

2° premio
 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.


2013

XXII
Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia
Notizie
– Città di Pomezia (Roma)

3° premio

2010

XX
Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia
Notizie
– Città di Pomezia (Roma)

5° premio

 

 

 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di
gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la
composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori,
quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli
effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche
verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e
preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna,
da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come
essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi
primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”,
“volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”,
“… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del
pettirosso”.

Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e
cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia
insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il
vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere,
accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la
vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola:
continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.