Sandro Angelucci – L’attesa perlata di stelle e rugiada

Questi versi, che Maria Luisa dedica al nipotino Alessandro, non esprimono semplicemente l’amore di una nonna: vanno al di là o – meglio sarebbe dire – restano in uno spazio e in un tempo indefiniti, dove nessuna distanza separa dall’innocenza perché gli uomini sono ancora fusi e “(con)fusi” con “l’acqua prima della vita”; sono ancora “bambini come Dio (li) vuole”.

Ho voluto riportare qualche breve lacerto tratto da Beato stato di grazia in quanto la lirica – a mio avviso – dà l’idea della dismisura, dell’eterno che, con la nascita del piccolo, filtra nell’anima di chi scrive.

Ecco, dunque, chiarito il mio pensiero: Alessandro è “grillo salterino”, “pulcino”, “scoiattolino”, “koala”, ma, soprattutto, è guizzo di “uno cento mille folletti che abitano il bosco”.

Un luogo incontaminato, sospeso, anche dopo la nascita, nel tempo-non tempo dell’attesa, “nella perenne duplice realtà” perlata di stelle e di rugiada.