Luciano Nanni – E ci sono angeli
Poesia. È un tema difficile quello affrontato dall’autrice in questa sua nuova raccolta, ma sviluppato con tatto e profonda partecipazione. La potenza della parola rivela nel suo contrario – l’infanzia negata e le situazioni in cui si viene a trovare: abbandono, malattia, guerra, abusi – la bellezza dello stile: questo introduce a Giulia perché luce può sorgere ‘dal gorgo del dolore’. Particolarmente toccanti i testi intercalati alle liriche della poetessa e tratti da ‘Poesie e disegni dei bambini di Terezin 1942-1944’: ‘le farfalle non vivono nel ghetto’ scrive Pavel Friedmann. Delicati e raffinati i disegni di Milvia Bellinello Romano anteposti a ciascuna delle tre parti in cui si suddivide il volume.
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Lo stile è fuori discussione: non credo che esistano molti altri autori così intensamente connotati e ricchi di tanti particolari, anche tecnici. Qui, affrontando talora temi difficili, come l’infanzia violata, viene mantenuto il senso della poesia, la forza creativa che mai si incrina, che, pur riferita a una certa comprensione, già affascina per le soluzioni inedite, linguistiche e sostanziali; infatti il contenuto non è mai scisso, semmai evidenziato dall’afflato poetico.
Si prenda l’incipit di E bambini della fame dove si parte da immagini di grande pregnanza (E virgulti sortiti appena | senza slancio armonia vitale) per affrontare la tragica realtà. Uno stile dove davvero rifulge ‘l’etica stella’. Se la parte più impegnativa riguarda Il volto dell’infanzia, tuttavia altri testi mantengono quel valore d’arte, opportuno anche in tale occasione. Per esempio: ‘trucioli d’ombra’ (A Giulia) è una squisita invenzione, per delicatezza e originalità. Un altro esempio, la lirica intitolata Gabbianella: qui la forma è straordinariamente moderna, ma conserva tratti di eleganza formale, come nella riuscita terzina di chiusa, sintetica, e nello stesso tempo gradualmente attenuata, forse per via del ritmo dattilico, con quel ‘lontana’ che si riduce, dopo due senari, a un trisillabo. Ovviamente, ogni composizione meriterebbe un’analisi più approfondita, per rilevarne le intime sfumature espressive, oltre che metrico-linguistiche. Infatti la tecnica, unitamente alla qualità estetica, porta il testo al suo compimento e contribuisce a definire la cifra stilistica sempre riconoscibile. Già si notarono nel passato le unità sintattiche: anziché disporsi con i consueti vincoli grammaticali, si realizzano attraverso una più stretta connessione determinata dal trait d’union che può correlare le parole per soggetto e significato: infanzia-dono; germe-promessa (Dell’infanzia); per contrapposizione: amore-dolore (Colloquio); per area iperonima: Laboratorio-personal computer (Infanzia-cuna), fino a costituire unità trinarie: sillabe-moti-sorrisi (Gabbianella). Altri elementi tecnici distintivi: l’anafora (Devi chiamarlo dono), l’epanalessi (Infanzia-cuna), il polisindeto (Piangi cielo).
Meritano un cenno i tre disegni di Milvia Bellinello Romano che introducono alle tre sezioni del volume. Il primo (Il volto dell’infanzia) fa trasparire sul fondo di ali la figura del fanciullo, quasi una spirituale compenetrazione. Il secondo (E ci sono angeli) è allusivo; le sole ali delineate prefigurano l’idea di esseri incorporei che tre fanciulli guardano con moto di meraviglia. Nell’ultimo (Di luna in luna) lo stesso motivo ‘alato’; qui il valore è più astratto, ma comprensibile tramite il fondale-vortice che lo rende visivamente originale. L’artista dimostra di avere un suo segno peculiare che si compendia in delicatezza di linee figurative.