Giuseppina Luongo Bartolini – A Tindari. Da un magico profondo
Pubblicata su:
Punto di Vista nr. 30/2001
L’autrice riceve, con questa plaquette che accoglie quindici poesie, il riconoscimento, da parte di Piera Levi-Montalcini, Vicepresidente della Fondazione Levi-Montalcini Onlus di Abano Terme, della sua attività meritoria di docente e di educatrice che l’ha vista in primo piano al centro di Orientamento, nella promozione di attività culturali volte all’interesse dei giovani per “l’arte, la narrativa, la poesia”.
Lei stessa, amabile autrice di versi, qui suddivisi nelle due parti di “A Tindari” e “Visioni”, sottoscrive luogo e data, volta per volta, della sua creazione lirica, quasi a fermare, nelle parole, il momento magico del coinvolgimento affascinante che nasce, a volte, tra l’essere umano e il paesaggio, lo stato d’animo e la resa emotiva trasposta nell’articolazione del periodare.
Si tratta, appunto, della espressione linguistica privilegiata che, qui, utilizza memorie e miti, evocando “con dolce malinconia”, in una “sera-ametista”, le bellezze dei luoghi noti e lontani, gli echi di suoni che ritornano con insistenza e richiamano il cuore agli incanti di una terra percorsa in un tempo felice.
Oliveri, Tindari, Marina di Patti, Tonnarella, Montalbano, Elicona, Castroreale,Milazzo sono i paesi della memoria, in queste pagine, ben distinti, sebbeneevocati in un limbo capace di trascriverli nella luce irreale del sentimento.
Così, le “smunte lampare” che hanno riflessi sull’acqua notturna,ricordano fasti e fatti remoti eternati dalla letteratura dei poeti greci, etornano le ombre di Clitennestra, Elettra, le mitiche sirene tra i delfini, fracui, non a caso, emerge l’anima poetica dell’autrice: “Io sono scoglio |che incerto del vivere | si agita invano | sono isola | che lontana vaneggia |terra ferma di quiete. || Sono ala franta | tradita dall’aria | sono cicalariarsa | senza canto.” (p. 12).
In queste “visioni” il rapporto fral’autrice ed il paesaggio naturale appare, più spesso, intensamente vissuto eriesce a realizzare quel vago sogno della bellezza che ha voluto dedicare,emblematicamente “A Tindari”.