Alcune poesie – A Tindari. Da un magico profondo

I

A soave parola del poeta
da un profondo ignoto
allora tu sorgevi
nuova al mio cuore
visione di venti e magici suoni
di rupi pensili sul mare,
evocata con dolce malinconia.

E ti attendevo con ardore
come un amore giovane,
come un amore già consumato,
con nostalgia.

E tu mi ritorni morbida
in questa sera-ametista
invocata terra di poesia.

Qui basta un raggio di luna
a risvegliare miti
nei rifugi
a commuovere
la cavea di pietra.

Ma il fato ancora si compie da sempre?

Olivieri, luglio 1999

II

Smunte le lampare
a segnare lontane
la notte a Clitemnestra
e il sangue sulla cavea
a farsi puro alla luce
delle stelle greve.

Rossa la luna accende
le catene libere di Elettra
e la pietas sul dolore.

– Si e compiuto it giusto –
sacro a litaniare il coro
da profondo incanto
immenso silenzio di cobalto
– Il giusto dal fato voluto –

Ma si sentono catene
pesanti di storia
non sciolte ancora
da radici amare
di questa terra
in notti di sangue impuro.

Tindari, agosto 1999

IV

Da altri spazi ti parlo ove
si fonde cobalto
a puro smeraldo
in ritmo di onde sfrenate
suonate da vento gitano
e in cresta
vi danzano
ali bianche crespate
libellule schiumate.

Si smaga il presente
su acqua posato
al vento di Patti.

Io sono scoglio
che incerto del vivere
si agita invano
sono isola
che lontana vaneggia
terra ferma di quiete.

Sono ala franta
tradita dall’aria
sono cicala riarsa
senza canto.

Marina di Patti, luglio 1999

VII

Roccia di antiche rughe sei
generata da profondo Nettuno.
Altare per parola di dei.

Ispirano
profumo di Zagare
e sogni di arance d’oro
a notti su dirupi senza luna.

Invocano
catarsi per l’amata terra
segnata da dorsali
di storia oscura
lacerata da voragini
di nuovo sangue
e offrono coralli d’aurora
a vergini conquistatori.

E già avanza un’armata bianca
con fantastica apertura d’ali
in ginnasi basiliche agorà.

Siete voi giovani
con memorie chiare tutte negli occhi,
il presente nelle mani pure e
nel cuore libero da ritorti nodi.

Siete voi sorgive di onore
essenza di olivo e mirto
sprigionata in pensieri e gesti.
Voi semi di luce
che accende radure
per futuri nuovi germogli
e riscatta gemme spente a risvegli.

Tindari, luglio 1999

IX

Bianche criniere e fulve
forme pur vive, presenti
e remote nell’ora dei miti
– folata di vento dai Nebrodi –
apparse sull’orlo marino
in gioco con 1’acqua
a fiutare it salmastro
a frantumare la schiuma
a mordere l’onda
ansanti dal ritmo.

Un gioco con ninfe
in mutati sembianti
una sfida al tempo:
memoria rapita
a molli eucalipti.

Oliveri, luglio 1999

XI

Fanciulli vidi
bagnarsi di onde
leggeri i corpi di luna
e fanciulle vidi
alzarsi da schiuma
con ali di cigno
e unirsi insieme
in cerchi di acqua.

Forme composte
con gesti flessuosi
di membra di mani
in crateri di argilla
a propiziarsi con riti
l’arcano ignoto silenzio
e vivere eterni nei miti.

E noi con l’anima confusa
ormai in catene di acqua e luce.

Marina di Patti, agosto 1999

XIV

E nell’ora che uccelli
smuovono canti di foglie e
nel mare s’invermiglia il sole
ali sento a migrare
presa dall’odore dei miei cieli.

Qui, dentro,
mi preme solitudine
di nobili paesi
costruiti alti
su pieghe della roccia
distrutti
alle radici della terra.

Solitudine fiera
di uomini soli
su rovinose rocche
a rinverdire vestigia
con anima assente
in remota storia.

Castroreale, agosto 1999