Premessa a Il sacro e altro nella poesia di Andrea Zanzotto di Mario Richter
Ronsard (che certo non era uno in odore di santità), riprendendo la riflessione medievale e umanistica che da Albertino Mussato porta a Petrarca e a Boccaccio, si riconosceva appartenente a una tradizione poetica che, fin dall’origine, trovava la sua unica giustificazione in una «Teologia allegorica». In tempi a noi più vicini, Apollinaire, un altro poeta che nessuno avrebbe mai raccomandato alle educande, si spingeva oltre e, mutuando un pensiero di Donoso Cortés, diceva che «tutte le grandi questioni, tutte le grandi cose vanno alla teologia o ne provengono». Sono naturalmente molte altre le testimonianze che si potrebbero ricordare a riprova che la poesia ha da sempre un rapporto privilegiato con il sacro. Ancora poco tempo fa, del resto, Adele Desideri ha affrontatol’argomento organizzando un prezioso convegno (La poesia, il sacro, il sublime, Milano 2009) e pubblicandone i relativi atti.
Potendo contare su tanto significativi precedenti e incoraggiata dalla generosa e illuminata accoglienza del padre Abate Norberto Villa nella sua antica abbazia di Praglia, la poetessa Maria Luisa Daniele Toffanin ha ottenuto la sponsorizzazione dell’Associazione Levi-Montalcini e la collaborazione di eletti studiosi per dare attuazione alla sua felice e opportuna iniziativa di dedicare una mezza giornata di studio, appunto sul tema del sacro, alla memoria di Andrea Zanzotto a un anno dalla scomparsa.
La mattina del 6 ottobre 2012 un numeroso e attento pubblico si è dunque raccolto nella bella sala dei convegni dell’abbazia per ascoltare gli interventi dei critici e studiosi che si sono impegnati per un adeguato approfondimento di un tema tanto delicato e, nel caso di Zanzotto, certamente assai poco scontato.
Il padre Abate, autore di un ispirato salterio moderno, ha inizialmente rivolto il suo caloroso saluto ai relatori e ai presenti leggendo anche le parole augurali che la presidente dell’Associazione Piera Levi-Montalcini, non potendo essere personalmente presente alla manifestazione, ha inviato in una gradita lettera. Di seguito Maria Luisa Daniele Toffanin ha spiegato le motivazioni dell’iniziativa, indicate in un’offerta ai giovani che, con una cultura di qualità, possono compiere scelte scolastiche e professionali più consapevoli; ha poi rivolto un toccante ringraziamento al poeta – del quale fu stimata amica – per il suo incontro, avvenuto nel 2000, con gli studenti dell’Istituto Tecnico «Alberti» di Abano, anche in quel caso patrocinato dall’Associazione Levi-Montalcini.
Il convegno è quindi proseguito con la lettura di «Altri topinambur » (Meteo) da parte del bravo leggitore Federico Pinaffo, che ha poi via via ‘illustrato’ le singole relazioni recitando alcuni altri testi poetici di particolare rilievo in rapporto ai valori del sacro.
Antonio Daniele (professore all’Università di Udine e poeta) si è successivamente soffermato, giustificando la scelta di Praglia come sede dell’incontro, sull’intenso rapporto di Zanzotto con il paesaggio euganeo inserito nella storia della cultura che nei secoli ha attraversato i colli.
Lo ha seguito il noto poeta e critico Silvio Ramat, professore all’Università di Padova, il quale ha preso le mosse da una poesia significativa come «Impossibilità della parola» (Vocativo) per poi addentrarsi in un’approfondita ed esauriente analisi dell’intera opera zanzottiana con l’intento di rilevare le molte voci appartenenti alla sfera del sacro nelle loro varie accezioni, anche se, a suo parere, tali voci non sembrano chiaramente attestare l’esistenza di una effettiva religiosità del poeta. Più aderenti al sacro gli sono peraltro apparse le sequenze dialettali da Mistieròi e da 8 Il sacro e altro nella poesia di Andrea Zanzotto Onde éli oltre ad altri testi presenti in Idioma.
Dopo le perlustrazioni testuali di Daniele e Ramat, il sottoscritto si è brevemente soffermato sull’uomo Zanzotto rievocando i suoi personali rapporti col poeta, del quale ha messo in rilievo, anche grazie alla testimonianza di alcune interviste, la singolare saggezza, l’umiltà quasi evangelica e la convinzione che avvicinarsi a Dio è cosa naturale come il respiro.
Francesco Carbognin (dell’Università di Bologna) si è avvalso della sua assidua frequentazione del poeta e della sua opera per rivisitarne puntualmente alcuni testi e per chiarire che Zanzotto ha messo a frutto l’iniziale e nutritiva esperienza ermetica con l’intento di trascendere il neorealismo postbellico lasciando intendere che non è sacro tutto ciò che va oltre la misura o oltre il limite ma lo è l’idea di paesaggio (dissacrato, cancellato), di persona, di linguaggio stesso.
Padre Espedito D’Agostini, ricordando infine gli incontri di Zanzotto con padre David Maria Turoldo, ha condiviso di quest’ultimo il concetto che tutta l’avventura del poeta è vita biblica, più reale di quanto non si pensi.
A chiusura del convegno, Marisa Michieli Zanzotto ha preso la parola per esprimere la sua gratitudine ai presenti e per rievocare suggestivamente, per quanto attiene al sacro, alcuni rilevanti aspetti dei molti anni passati accanto all’illustre marito. A lei e ai suoi figli dobbiamo il privilegio di far conoscere qui in facsimile la traduzione inedita della lettera paolina ai Colossesi alla quale Zanzotto attese negli anni sessanta.
Al di là degli inevitabili rapporti che da sempre la poesia intrattiene col sacro e con l’eterno (rapporti che sarebbero quindi in varia misura riscontrabili in ogni poeta), il convegno ha messo in chiara evidenza la specificità dell’incidenza dei più autentici valori religiosi presenti nella vita e nell’opera di un grande poeta, ritenuto ‘laico’, come Zanzotto