Esili virtuali – “Oltreoceano” 23

Esili virtuali hanno come protagonisti i miei pensieri, ovvero gli uccelli di Boscoverde che a causa del Vaia, avvertono ancora più l’istinto a migrare, una forma di esilio dai loro boschi nell’attesa sempre del ritorno, così gli uomini dalla violenza malvagia, dal desiderio di morte pure dei giovani, dall’orrore delle guerre globali proprie di una storia acefala si sentono costretti mentalmente all’esilio in luoghi altri del pensiero per poter sopravvivere con l’anelito di rientrare in sé stessi nel proprio habitat mentale, ovvero nella serenità quotidiana. Seguendo l’esempio degli uccelli che nell’attesa manifestano fede nella specie, nei nidi futuri, aspirando all’armonia dell’insieme realizzata dalla coralità del loro canto, così anche gli individui ridestati dentro risentono ardore per la vita, urgenza di libere scelte riattivando l’orizzonte dei sogni. E cercano luminosi spazi dove diffondere il senso dell’esistere con un linguaggio e gesti nutriti al buono e al bello nella comune attesa di un Homo Viator, interprete di un nuovo umanesimo, ritrovando l’umano sentire costruttivo in progetti globali positivi.

Tutto questo e molto altro è presente in “Oltreoceano” n. 23.

I

Voi siete il mio eterno esilio

voi cince giallo striate minuti scriccioli

voi pettirossi e amati alati tutti di Boscoverde

fuggiaschi dai montani rifugi

ancora con nunzio dentro

del Vaia delirio virale.

Voi qui ora nel mio brolo sull’albicocco-albero di vita

in vertigine di voli balzi rimbalzi

intrecci alla ricerca d’altro ancora

nell’eterno istinto del ritorno-mito dell’umano errare

in quiete e pace-attimi segreti

fra ombrose verzure-pause d’aria tersa

qui rare nell’umido crudo inverno.

Voi siete il mio eterno esilio

del mio esserci braccato da ancestrali paure

che s’accorpano ora per strade e simili quotidiani spazi

in vissuti di demoniaca ferocia

con scelta cruenta nell’afrore di morte

pure nel giovane consorzio cannibale

di teneri fiori-sogni ideali defunta la bellezza.

II

Vita eterno esilio che passivi

ci trascina avanti in un regresso divenire

costretti a migrare senza più etica stella

quali ali smarrite per rotte altre in cieli senza risposta

solcati dal parto-dolore della storia acefala

che marchia questi cieli

con cruente visioni belliche d’orrore globale.

Un universo regredire che azzera impietoso

orizzonti di primule e viole.

Voi siete l’attuale mio e universo esilio

alla ricerca di un bene perduto per il civile degrado

voi cince giallo striate minuti scriccioli

voi pettirossi e amati alati tutti di Boscoverde

voi vita palpitante nel mio brolo

voi pure siete l’alata speranza del fischio dentro a migrare

forza perenne di specie-avvenire

siete l’attesa di nidi futuri di trilli canti

richiami rimandi per l’armonia d’insieme.

E allora che il primo assolo libera nell’aria

dilatato il suo LA sconfinando l’umano

ecco che si libra la corale sinfonia dal nuovo mondo

che turba commuove creato e creature.

Voi siete quello che ancora non siamo

ché bandito il potere dell’esilio

gestite in liberi voli scelte di vita:

andare venire reperire ritornare

generando melodia nascita bellezza.

Ma allora che uno scricciolo segreto ci saltella sul cuore

ecco, l’intimo ardore sopito al mentale esilio

si ridesta in un nuovo andare sostare ripartire risalire

metafora dell’Homo Viator che insieme ai sodali

cerca ricerca strategie per risorgere

riattivando sogni-germogli nei vasti orizzonti del pensare

merlati di gelsomini a festoni di rose.

E noi e voi umani alati insieme come un’immensa vela

a virare liberi verso plaghe di luminosi germogli

ove si celebra il senso-fede della vita

con pensieri e parole nutriti al buono al bello, o Platone

incantesimi-medicamenti per risanare l’anima.

Là nascerà l’uomo nuovo per un invocato umanesimo

ispirato ai canti da voi fratelli alati

reinventati, più graditi al dio.