Una transumanza parva
in: Altri Itinerari, nr. 8/05, p. 33
In questo quadernino racconto il passaggio di cavalli e pecore (scesi dal Monte Migogn e da altri, ormai freddi nella notte) per il tratturo di Roccapietore, piccolo paese a 1200 metri ai piedi della Marmolada nelle Dolomiti. Una transumanza “parva” che si ripete ai primi di settembre, ogni anno da sempre nei ricordi dell’ottantenne maestra Irma, e nei miei più recenti. Le greggi si fermano per due giorni sui prati intorno alla mia dimora estiva […]: sono solo 2000 pecore ma sembrano un mare immenso.
I pastori depongono dalle loro spalle e dai muli i dolci pondi degli agnelli appena nati e limitano con i cani lo spazio “perché – dice la maestra – non devono distruggere gli orti degli abitanti di Rocca”. Nella notte vegliano con fuochi, anzi difendono dagli assalti della volpe e i piccoli e le madri ancora gravide. Poi procedono lentamente attraverso il Passo Fedaia a quota 2057 verso gli stazzi a Trento, prima della neve. Così ho scritto queste poesie nate dalle informazioni raccolte dai pastori, dalle mie osservazioni e dalle suggestioni poetiche racchiuse nella mia anima.
Estate di pastori e armenti sulle Dolomiti Agordine
(4 settembre 2003 – agosto 2005)
I
Brinata ormai è la notte
sugli aspri dorsi del Migogn
e già scendono a più mite pascolo
lucidi cavalli in nutrite mandrie.
D’argilla matura i corpi
bionde le criniere sciolte
muovono a stupore anche l’aria intorno.
Lenta l’ultima, la cavalla gravida
pensosi gli occhi umidi
difesi i fianchi da pastori.
Nuova la strada risuona all’evento
e morbida l’antica sera d’erba.
II
E greggi carghe di lanoso peso
e altre magre, ancora vanno alla pastura
degradante verso gli stazzi.
Immense s’aprono in arcani riti
pei prati del nostro estivo ozio
– un mare bianco belante ondulante –
a sera ristrette al riposo
da pastori e solerti cani
ora più leggeri dai teneri pondi.
III
E lontano, la notte s’accende
di fuochi-allarme da infide orme:
iridi gialle spiano il beante sonno.
Un brulichio là nel segreto
a noi non noto, quasi magia favola
incanto per l’anima fanciulla.
Umana energia invece e premura
per fragili membra e turgide madri,
quando le greggi muovono alla piana
fino alla prima favilla di cristallo.
E un canto, poeta, alla luna
del pastore più solo nell’irta pausa
che interroga di questa sua-nostra ora
se rimarrà mai segno nel Tratturo.
IV
O vita solenne di pastori e armenti
in armonioso ritmo col creato,
dai primordi mai mutata
nel suo pacato andare
fiutando sempre avanti l’erba
allora che il sole allunga la sua ombra
suonando il luminoso corno,
e l’umore dalla terra più denso sale.
Memoria altra del tempo
che così con noi procede
ma con soave soffio d’innocenza.
Testi e foto dell’autrice.