Per la “Giornata della memoria” – 27 gennaio

In una silloge di liriche il ricordo del padre internato

Gli Imi anche nella poesia

Giovanni Lugaresi

Associazione Nazionale Combattenti e Reduci – Federazione di Padova

Per l’Italia, anno 23, nr. 4/2007

Vola alto, Maria Luisa Daniele Toffanin, in questa silloge poetica dall’emblematico titolo Fragmenta (Marsilio – Elleffe, pp. 124, € 11,50). I suoi sono, infatti, frammenti di vita dello spirito che si nutrono di memoria e di sentimento, di realtà e di sogno, con una ricerca, quasi spasmodica diremmo, del bello e del buono ad un tempo. È una raccolta di liriche con al centro la figura femminile immersa nella natura, che è bosco, mare, ma anche cielo, azzurro. sole, riflessi, e in questo ambito, in questo rincorrersi di colori e di effluvii, immagini splendenti e suggestive, come il cuore che è “…anche luce di viole fiorite | sulla linea ultima del giorno che a noi così non muore. | Miracolo, poeta, l’infinita nostra attesa”.

Il libro della Toffanin, che si avvale di notazioni critiche (ovviamente, altamente, positive) del cattedratico dell’Università di Padova Mario Richter, e del poeta Andrea Zanzotto, rappresenta una ricerca lirica e stilistica durata un decennio, e gli esiti sono — come si diceva all’inizio — di alto livello.

Non sono estranei, peraltro. in queste poesie. le esperienze vissute nel secolo passato, secolo di pena, di dolore, di sofferenze, da tanta parte dell’umanità. Ecco, allora, una particolare attenzione dell’autrice a una vicenda familiare: catturato dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre 1943. il padre di Maria Luisa fu uno dei seicentomila e passa internati militari italiani (IMI) nei lager nazisti: come Guareschi, Novello, Piasenti, Coppola, Tedeschi, Paci, Rebora (Roberto: poeta e critico), Lazzati, Ascari, e via elencando.

“La grande attesa”, reca come una sorta di sottotitolo: “Campo di Benjaminow (ndr, cittadina polacca) n. 5437″ e sottolinea i silenzi, il `”pudore-dignità-sudario” caratterizzanti l’atteggiamento paterno, appunto: di un genitore che scelse e patì, conservando a duro prezzo la sua dignità; poi, tornato in Patria, ecco un grande pudore nel rievocare quella traumatica esperienza.

Maria Luisa Daniele Toffanin:

Fragmenta (2006)

La grande attesa

Campo di Benjaminow n. 5437

Padre, dal campo di Benjaminow
di te ormai solo echi-pallide sillabe
raccolte come reliquie
dalla casa-cuna franta per sempre.
Vi ausculta il mio tempo assorto
in filiale devozione,
il battito del tuo non detto
per quel pudore-dignità-sudario
sull’altare del dolore,
per la difesa della madre
vestale della stanza, sola.
Quanta vita, padre, si trascina
s’innalza velata celata tra le righe
e tu, da numero segnato, ti riformi intero
persona anche allora in note pregne d’umano
cerchi d’interiore trasparenza
sempre più compiuti e chiari.

Straziante elegia la lontananza
nel cubo della notte invasa
da alienanti odori rumori
e confortante angelica presenza
l’immagine baluginante ad ogni ora
di sguardi sorrisi incisi nella cavità del cuore
richiamo che chiama richiama la vita
la casa-gomitolo di speranza infinita.

Logorante la trama del vissuto
incubo di giorni umiliati arresi
nel vuoto smarrimento del proprio ego
alle fauci della fame del gelo
al raschio degli insetti
all’alito di morte sui reticoli
ma lietante il fruscio del pacco
dalle tue mani fraterne aperto
col pane benedetto dalla terra
dei tuoi padri
condiviso come una comunione.
Lietante il fruscio dell’ago-filo
tra le tue dita solerti all’amico
su mostrine ufficiali divise
cucito ricucito rispetto di sé
che salva gli IMI orlati di naufragio.

E consolante come una preghiera,
divino nutrimento all’anima
tra voi, nella camerata a sera,
la linfa-logos dei Grandi che scorre
scavata da Paci il filosofo,
captivo d’uguale destino,
voce-riaccensione di se ed altri
in archetipi-comune appartenenza
all’umano procedere sempre
oltre il limite delle baracche
oltre lo sguardo folle del presente.