Momento di poesia nel ricordo di tutte le madri


Al Centro San Domenico di Selvazzano Dentro

La sera di lunedì 21 maggio 2018, a Selvazzano Dentro (Padova) presso il Centro parrocchiale di San Domenico, si è tenuta una Conversazione sulla figura materna tra il giornalista e critico Stefano Valentini e Maria Luisa Daniele Toffanin, autrice della silloge “Sottovoce a te madre”.

Apre l’incontro don Luigi Bonetto che, dopo aver letto alcuni brevi passaggi da La casa del sole e Presagio, evidenzia l’importanza della madre nella nostra vita, attraverso aneddoti da lui vissuti. Cita la sua esperienza di parroco a Romano d’Ezzelino, al funerale di una vecchia madre il cui figlio vuole portare con gli altri la bara proprio come atto estremo di devozione e di rispetto a una donna a cui forse non aveva espresso tutto il suo affetto durante la vita. Cosa che capita spesso a ognuno di noi che sente l’urgenza di dire, nell’assenza di una persona cara, tutto il non detto.

E ancora ricorda sua madre e le altre donne che, a quei tempi lontani pur affaccendate e prese dai sacrifici giornalieri, accompagnavano sempre la loro quotidianità con l’armonia del canto. Da questo esempio materno, afferma don Luigi, gli è derivato il suo amore per la musica, nato e vivo in lui come dono di sua madre. Testimonianza quindi che le nostre madri ci lasciano dentro qualcosa di sé che continua a vivere in noi come nella poesia I tuoi fiori di vita che l’autrice legge con il commento di Stefano Valentini.

Don Luigi all’avvio dell’incontro e sullo sfondo  Maria Luisa Daniele Toffanin e il  critico Stefano Valentini.

L’autrice Maria Luisa Daniele Toffanin e il  critico Stefano Valentini.

Questi fiori, che rappresentano l’amore materno per la natura e per i riti della casa e dell’umano conversare, diventano una disposizione interiore che si rinnova ogni giorno nell’autrice. La conversazione tocca varie tematiche evidenziate dalla lettura in particolare di alcune liriche quali Nell’illusione, madre, d’essere déi, nata dall’ultima visita a Rosapineta. Maria Luisa è insieme alla madre in riva al mare nell’ora del tramonto, da lei molto amata: momento magico di fusione d’anime nell’unione con la natura. Stefano sottolinea la perfetta assonanza fra i sentimenti umani e la bellezza del creato quando i colori si stemperano e mare e cielo combaciano in un accordo intimo.

Questa idea di bellezza esaltata nella poesia spinge il giornalista a ricordare proprio il progetto “Nati per la bellezza” rivolto agli insegnanti, realizzato dall’autrice in collaborazione con la psicologa Cinzia Favaro e l’esperta di letteratura per l’infanzia Katia Scabello, visibile in internet. Sconosciuto ai più, quasi indifferenti all’argomento, viene scoperto nella sua ricchezza di messaggi da Elisabetta Scroccaro, laureata in filosofia, insegnante in una scuola di formazione professionale di San Donà di Piave. Lei sente il dovere di preparare le ragazze, future estetiste ed altro, alla vita rivelando loro la bellezza in tutti i suoi aspetti attraverso vari incontri con esperti. Anche nella conversazione con Valentini e la Toffanin, viene approfondita l’analisi della bellezza nella poesia, nella musica, nel disegno, arti sorelle, patrimonio culturale interiore che si trasforma poi in un allenamento a uno stile di vita particolare, caratterizzato dalla conoscenza, dalla ricerca della verità quindi aperto in un rapporto armonioso e consapevole con gli altri. Per Stefano e per la poetessa, il ricordo di questa esperienza vissuta insieme attraverso tre incontri, è qualcosa di eccezionale ed unico.

E si ritorna alla silloge. La madre è ora evidenziata dal giornalista nei suoi rapporti con le figlie, i nipoti, come madre-figlia, bisognosa di protezione da parte dei suoi cari in tarda età, concetto fondamentale nella lirica Madre, come tu fossi figlia. Però, nella grande assenza, la figlia rimasta sola cerca la madre della sua infanzia, di tutto il suo tempo di vita, come esempio e conforto per procedere nel dopo. L’autrice interviene ricordando alcune fasi della sua esistenza vissute con lei e ne evidenzia soprattutto i pomeriggi trascorsi insieme alle sorelle, alle sue scolare e cugini, nella stanza bassa, luogo di formazione umana e anche culturale, animato proprio da sua madre maestra alle elementari.

Da queste recite infatti deriva l’amore dell’autrice per il teatro, che continua a frequentare, quale eredità materna, muovendo i burattini per il figlio e i suoi amici, trasformandoli poi nelle sue stesse parole evocatrici di scenari di memorie. E in seguito accenna rapidamente alle sue attese mature, cioè della nipotina Giulia e di altri bambini della casa come di Lia, figlia del nipote Alberto, custode della morte della nonna. La piccola Lia, con il suo stesso nome, ridà vita alla figura della grande nonna in un cammino di continuità, quasi di eternità. Valentini però interviene ricordando la poesia Madre-coraggio-sacrificio che ben evidenzia la vita vera di questa madre quale si ritrova anche in “La grande storia in minute lettere”, opera di Maria Luisa e Massimo Toffanin, dallo stesso Valentini pubblicata in qualità di editore. La Toffanin lo ringrazia per il suo giusto approfondimento e legge, con qualche spiegazione, la lirica citata. Prima di concludere, l’autrice ripensa all’origine di questa plaquette strutturata in due parti: la prima è l’originale “Sottovoce a te madre” inedita dal 1996, anno della morte della madre, la seconda è costituita da varie poesie già presenti in altre opere. La Toffanin ricorda che in quei tristi giorni provvidenziale fu l’aiuto di Mario Sileno Klein, poeta, critico e direttore della rivista mensile Quatro ciàcoe, che la soccorse con la sua professionalità e competenza nel costruire un quaderno ricordo della madre, di produzione domestica, per parenti ed amici. E così, grazie ai consigli e al raffinato intervento di Mario Sileno, nasce “Sottovoce a te madre”, poesia salvifica, auto-terapia, per purificare il dolore. In questo modo si rafforza anche l’amicizia con questo grande personaggio della cultura patavina a cui la poetessa rende un dovuto grazie da sempre maturato nella sua anima.

Si chiude quindi questa serata trascorsa insieme, con le sue parole grate a don Luigi, al giornalista Valentini e ai presenti, in particolar modo ad alcune figure legate, per varie trame di vita, a sua madre: Laura che ancora giovanissima le pettinava i lunghi capelli, Berenice Candeo che le cuciva i vestiti, Maria Grazia Bernardi i cui genitori conversavano nei giardini con il padre e la madre della Toffanin, insomma, ricordi della madre in San Domenico. Ma un grazie affettuoso anche a Daniela Bassato, maestra del figlio Marco, gli amici più vicini Francesco e Rita Bertazzo, Rosella Ponchio, il cui marito professor Giovanni è legatissimo a Sebastiano Schiavon, Giuliana Munari, amica in varie occasioni della sua poesia, a Vittoria Gallo ed Elisa Scarabottolo, care presenze dell’Associazione Levi-Montalcini ed altro, la collega emiliana Baroni con i suoi aneddoti culinari, la fedele musicista Valentina, la pittrice Bruna Pasetto, Anna Rettore e la signora Stella, vive figure di via San Marco, e la cara Daniela Zanaga, generosa custode del patronato. Una serata diversa per stare insieme nella bellezza del ricordo.