Rosetta Menarello – Scende la sera
Avvicinarsi alla scrittura di Rosetta Menarello è scoprire una sensibilità educata all’ascolto della voce del silenzio “rifugiato nel cielo“ con i suoi respiri d’infinito, con i sospiri delle nostre illusioni; è scoprire insieme uno stupore innocente di fronte agli incanti-rituali del creato: rondini “che scrivono l’aria”, “flauti di rami” in concerto, gelo”con cristalline magie”, “incenso” della nebbia, “molecole di primavera” che annunciano germogli e petali, “manciate di luce” donate dal nuovo sole. E tutto nella presenza operosa di Dio. Una sensibilità che si carica anche di tutte le meraviglie dell’infanzia rivisitate in figure affettive, in profumo d’arancia, di mele, sapore di latte, in atmosfere magiche create dal candore della neve, “dagli schiaffi del vento”, dal calore della madre e del padre, dalla presenza del vecchio intorno al tavolo con le briciole di pane benedette fra le mani, nella stanza dei sogni intorno a “fuochi ancestrali”. I ricordi quindi, sempre “certezza dell’amore” dei genitori, delle persone care, sono elemento ricorrente sia nella poesia che nella prosa, spesso alternate nella stessa opera, sempre accompagnate dalle foto di Graziano Zanin che, pur sussurrate, rendono visivo il palpito della scrittura di Rosetta. E questo forte sentire il mondo perduto attraverso la forza evocativa della sua parola, innerva anche il suo più recente vissuto famigliare: ne nascono delle tempere poetiche in cui si fonde il colore delle guance del figlio con quello delle mele invernali di un’altra età. L’esito visivo, affettivo è veramente felice:”…E sola luce | resta la gioia infantile | dei tuoi occhi | sgranati sul rosso lucido delle guance | profumate mele invernali | custodite nella soffitta del cuore |. (Crepuscolo)
Questo mondo di fiaba, natura, gioia, dolore è percorso dalla coscienza del tempo nella sua eternità:”… Vorrei essere Dio per tramutare questo tempo | in Eternità”.(Al figlio), nelle briciole becchettate dei nostri pensieri. Tempo impreziosito dalla magia dell’attesa, in particolare della madre, nei pomeriggi di neve: “Apparivi alla curva della strada | …e io pregavo | …pensando alle tue mani | rosse come scorze di melagrana | che nascondevano per me | il tesoro di una caramella: | premio alla mia attesa.”(A mia madre).
Frammenti di cielo e terra nei notturni, nei colori della luce, memorie, infanzia e affetti, esperienze personali dilatate all’universale, “l’illusione del tempo”sono alcune delle note del pentagramma espressivo dell’autrice per una musica del creato e dell’anima rivelatrice dei suoi valori esistenziali.
Primario è l’amore per la vita e le creature che tutto illumina, pur con la consapevolezza della fatica del vivere, della solennità della morte,di solitudini, silenzi, di sogni caduti, confortati però dalla certezza di luce offerta dal creato, sublimato dal candore della sua scrittura come risposta all’umana fragilità. La sua parola, espressione di un lirismo innato, è autentica, limpida, profonda, elegante, declinata in forme leggere, impalpabili:”Al fuoco che si spegne | m’incanto al tuo puro profilo d’angelo | ed intreccio sogni | col biondo esile dei tuoi capelli”.(Al figlio), e diviene nel suo percorso poetico sempre più rarefatta come nel tempo, senza tempo, di una preghiera, di una favola. E questo comportamento poetico è riflesso del suo stesso stile di vita, proteso all’attenzione, all’ascolto dell’altro con cui instaurare rapporti chiari e costruttivi, animato da una fede viva nella creatività che è bellezza. Si manifesta in tutto ciò la sua anima pura, aperta a vivere con il mondo in una comune ricerca di bene. Così riconosco Rosetta nella poesia sorella della vita.