Maria Grazia Coianiz  – Viaggi circolari

Cara Maria Grazia, ti sono molto grata per questi “Viaggi Circolari” un dono, “una stupenda guida per poter intraprendere questo viaggio di riflessione e scoperta nel proprio io” come recita Ilaria Minghetti nella sua prefazione. Tu davvero ci accompagni, in questo viaggio interiore, attraverso il percorso della vita, della morte, della luce come annunci nel primo esergo: Tu ed io / Ci affidiamo a tante mani / nella vita // con una / vorremmo varcare la soglia / e insieme perderci / nella Luce.

E quando ti manca quella mano a cui ti eri affidata per condividere il cammino e concluderlo insieme nella luce, cadi nell’abisso dell’assenza e nella solitudine scavi, indaghi in te vivendo la tua sofferenza: …perché non raccontare la solitudine / la paura, la disperazione… / Perché nascondere? / Quando fiorisce il dolore / spunta fra il fogliame / rorido di rugiada, / andrebbe colto con rispetto / carezzato odorato offerto, / mai lasciarlo appassire / su se stesso…. Nello stesso tempo rimpiange il non avuto … ci è stata negata / la tenera complicità / del tramonto / non riusciremo a salutarci / e fissare il prossimo appuntamento. Quindi è un continuo andare in questo patire soffrendo ancora di più.

Sosti però, con l’aiuto consolante della memoria, nei giorni di primavera con le tue braccia piene dei suoi fiori, vestita d’estate, vestita d’azzurro coperta di baci, gli occhi di sogni, le mani tese a cercarsi, le notti di stelle, notti d’amore per raggiungere il culmen dell’amore (dato 10 novembre 1969) quando … mi hai eletta / regina della tua nuova aurora / signora del tuo tramonto. Ricordi lieti, tanti si accumulano in te ma ti fanno soffrire perché d’improvviso spezzati, traditi, segno della sua Assenza incolmabile. E questa situazione esistenziale durerà a lungo fino a quando tu non riesci a rielaborare il lutto e non trasformi i ricordi in nuovi compagni di cammino attraverso una presa di coscienza di te stessa: Sussurrano i ricordi / dietro le tende, / sulla sedia vuota… // Si fa tiepido / il caminetto spento / mentre scambio sorrisi / con le foto sbiadire dal tempo. // I piccoli spaventosi / rumori notturni / sono diventati amici, / li riconosco, li aspetto.

Grazie, cara amica, perché hai condiviso con noi il tuo vissuto che, sublimato dalla poesia, diviene messaggio universale. E questo avviene anche per l’uso del linguaggio, comune denominatore, realistico, delicato, disperato che riverbera i sentimenti da te provati, nell’affanno, nella gioia perduta, nella quiete ritrovata modulandosi su toni più intimi, sussurrati, o urlati, esasperati, su un variare di note da esili, delicate, floreali, stellari a aspre, dure, rocciose. Operazione conseguente al fatto che il tuo linguaggio è il tuo stesso vissuto, così intenso e composito, che si fa parola vera e rende il tuo viaggio autentica indagine sull’amore, sul dolore. Il tuo libro è la testimonianza di un’esperienza-verità raccontata con trasparente umiltà e coraggio di un’anima che si denuda.

Grazie infine per averci condotto anche nella seconda parte, “con Lui”, introdotta da quest’altro esergo attraverso il tuo viaggio tra i rovi nel deserto addentrandoti fra le pieghe della tua anima: Mi sono persa / nei deserti del cuore / cercando una pozza d’acqua // mi ha travolta / la piena del tuo fiume. È un percorso mistico filosofico il tuo che sosta sulla paura, di perdersi senza un punto di riferimento e sul terrore di svanire senza lasciare traccia né rimpianto, ma pure nel coraggio alfine di ritrovarsi tormentandosi però per non aver ascoltato subito Dio, per non essersi affidata alla sua paterna comprensione nella sua iniziale ribellione alla solitudine e al dolore.

E ci guidi nella lenta comprensione che, solo per la strada divina della preghiera e dell’abbandono ad un’altra Mano, si può raggiungere la tranquillità interiore, quasi l’oasi raggiunta passo dopo passo fino a scoprire il fulgore dell’aurora e il languore del tramonto ed esclami finalmente Benedetta solitudine / che apri porte al pensiero / … ma con la mano in Altra mano, Mano che ti conduce alla Luce e a una nuova vita di un periodo ricomposto. Ti siamo grati quindi per questo viaggio che è anche una preghiera, quella che almeno io recito a Dio nei momenti più tormentati raccontandogli anche nei particolari la mia esperienza faticosa e trovando poi alla fine in Lui la chiave per riequilibrare nell’armonia il tutto. Una preghiera quindi il tuo libro che nasce dalla vita stessa, autentica nella sua non accettazione della solitudine, del dolore colmati in vari modi, raccontati con verità.

Una preghiera che si snoda poi, che si matura in una rielaborazione personale del proprio dolore e trova conforto in Dio che senti così vicino da poter intraprendere un nuovo cammino di vita rasserenanti l’anima e il corpo: Non ho più bisogno / di gridare il dolore / o la rabbia. // Ora scrivo sull’erba / con fili liberi / o nelle nuvole cedevoli / allo sguardo incantato. // Ora prego in silenzio / e silenziosamente ascolto / il mio nuovo cuore / leggero.