Fiume gigante – in “Ventaglio novanta” – n.49
Poesie di Maria Luisa Daniele Toffanin
Pubblicata in Ventaglio novanta n. 49, luglio 2014
In notti d’estiva festa
In notti d'estiva festa odorose di resinose essenze spremute dall’arsura da pigne schioccanti ancora nell’oscura ora in notti d’estiva festa mormora il vento fra le fronde antiche fole da sempre erranti per cieli e terra. Umane voci lì presenti, e remote come rimestate insieme alla luce memorante della luna al suono flautato dell’onda voci lievi blande in segrete stanze ardite audaci in giardini terrazze vocianti musicanti dalla piazza si raccontano la vita. E sentire nel proprio silenzio ampia l’eco di storie da sempre reiterate in notti d’estiva festa e vivere rivivere vite altre presenti, e remote e smarrirsi ritrovarsi lieti nella stessa umana essenza al vento caldo che tutto esalta e muove con armonia il mistero Notturno a più strumenti umani.
La gente del fiume
La gente del fiume sospesa al moto dell’acqua ha sempre parola di onda pacata e sapienza da un arcano profondo che svela echi di sorgenti native suono d’acuta piena e silenzio in attesa all’amo paziente. Radici di fiume cela nel sangue ma tiene la terra stretta alle mani con giostra di canti corona di danze rosari di storie lente a svanire fra fuochi di festa nel profumo, a sera, giovane d’erba. Memorie raccolte in stanze del cuore insieme a reti d’affetti filate tramate saldate dal fuoco dal sole dall’aria mai logorate dall’acqua del tempo rinate in vivo sentire teneri pioppi al risveglio d’aprile. La gente del fiume a te che ritorni è gioia-stupore, dono di brezza sull’argine nuova e fronda sincera a saziare insieme l’arsura di ore invano rincorse: fanciulle - d’oro i capelli - presto nel mito sfumate. Ficarolo, 1999-2005
Sogno di foce
Macchia ampia verde silente pineta di storia stretta in intrico d’arbusti aperta in respiri d’acqua. Acqua di fiume densa lenta nel sogno della foce con azzurri spruzzi più chiari più arditi quasi soffiare salmastro di cavalli selvaggi in galoppo dal prato di sale su su nell’alveo d’Adige. Macchia alfine rada rara e intenso stupore un quadrato verdastro orlato crespato da candida schiuma incanto marino improvviso all’occhio dilatato fino al\ cielo promessa d’illimitati spazi e presagi d’Eterno. Bellezza che incatena in colori segreti suoni di fiume terra mare insieme in intimo colloquio infinito. Misura dell’umano nostro limite. 2013
Verso Albarella
Sera madreperla-ametista. Vi scorre l’anima fra acqua e cielo là ove il Delta ramifica a levante e il mare, all’opposto sguardo umano rientra-docile laguna fra casoni e coltivi. Isola rosata splende nel verde salmastro solitaria casa di Dio. Dolce visione racchiusa in segreti madreperla-amestista diluita lenta in acquerello puro come al primo tramonto del mondo. Confusa l’anima fra acqua e cielo quasi alata creatura l’umano limite travalica invoca l’origine sua prima. Lontana Albarella nell’arboreo riserbo vicina vegetale vanità. 2008
Fiume gigante
Mistero mi è questo fiume potenza d’acqua inquieta irruente in forza di piena. Attesa paura morte. Ma per te, agli occhi del cuore è carezza di onde leggere sui piedi fanciulli in estiva calura: gioco beato rischio proibito ignara la madre. Tempo bambino, assorto in magie di golena a spiare le gesta e l’impeto titano del fiume gigante. Storia di argini turgidi d’erba pur spazzati dal vento bruciati dal sole, in faticosa salita. Oh, fresca ombra a lungo invocata di pioppeti nascosti in discesa, nell’ansa per acerbo ciclista. E’ fiume-chiatta di ricordi infanzia che galleggia in verdi distese d’acqua di campi è brivido carpito sul filo dell’onda che torna fra dolce profumo memoria di nebbia. 1997
Rosa-pinea
Rosa-pinea nella conchiglia-memoria del cuore è fiore che vive che muore. Rosa che profuma col tuo scarlatto amore l’estiva resinosa notte che vibra nell’albale attesa del primo boccio dischiuso in stupore alla sua presenza infante. E’ rosa che langue nel presagio di petali esangui in giorni per Loro ormai consumati e stanchi. Rosa di aghi e pigne - vita morte insieme - raccolta nella conchiglia del cuore memoria che permane, non muore. 2011
È l’ora
È l'ora di fuoco che sale dal mare vestita di luna intrisa di sale l’ora concerta di onde colori emersi dal fondo dal roseo big bang del mondo nel blu notte del giorno. Giorno spruzzo d’acqua marina sferzata dal vento antico di voci di echi d’eterno. E’ l’ora che alfine il pensiero si piega a baciare sua terra divino destino. 1997
Nella magica fusione di acqua e cielo, colta nei rami del Po e sulle spiagge polesane, Maria Luisa Daniele Toffanin trova spesso motivi di ispirazione. La poetessa padovana propone pertanto ai lettori di Ventaglio 90 una breve silloge delle sue composizioni poetiche, nate da frequentazioni assidue del territorio polesano del delta.
Molteplici sono le attività che vedono l’impegno dell’autrice, la quale opera con continuità nell’ambito dell’Associazione Levi-Montalcini, promuovendo iniziative culturali e di orientamento scolastico. Si dedico anche alla presentazione dei suoi libri con associazioni culturali di Padova e di altre città italiane; dà vita a momenti di poesia nelle scuole e a laboratori di scrittura; collabora a riviste letterarie e a iniziative promosse da “Oltreoceano-CILM” dell’Università di Udine. È inoltre socia del P.E.N. Club Italiano.
Ha ottenuto numerosi premi e lusinghieri consensi di critica sia per l’inedito che per l’edito. Ha pubblicato i seguenti volumi: Dell’azzurro ed altro (1998, 2000), A Tindari (2000, 2001, Premio Sorrentinum), Per colli e cieli insieme mia euganea terra (2002), Dell’amicizia-my red hair (2004, 2006, Premio Venafro), Iter Ligure (2006, Il Portone), Fragmenta (2006, opera ampiamente premiata), E ci sono angeli (2011), Da traghetto a traghetto per non morire (2011), Appunti di mare (2012).