– Per Aldo Cervo

Per Aldo Cervo

Venafro-Memoria Festante dolente

11 maggio 2018

La lirica che dedichi ai due amici scomparsi è luce che danza, insieme ad altre tue luci, intorno a Valeria e Amerigo come, intorno a Beatrice e Dante, la corona dei Beati nel Cielo del Sole.

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Mattinale d’avvento

24 dicembre 2018

Udii nel sonno le ciaramelle,un dolce suono di ninne nanne.Ci sono in cielo tutte le stelle,ci sono i lumi nelle capanne…..

Il Fanciullino del Pascoli e il Bambino del presepe hanno entrambi lo stupore innocente e sereno dell’Infanzia.

Buon Natale!

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Luce d’Avvento tu rosa di Natale

21 dicembre 2019

Versi misticiche grondano di Fedecome di rugiada le fogliedegli alberinei mattini d’autunno.

Buon Natale!

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Bambini,ora si gioca

Grazioso componimento didattico-educativo. Si potrebbe proporre nelle scuole elementari, e sarebbe ottimo antidoto alle insistite, macabre rappresentazioni televisive della pandemia.

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A voi che comunicate

La lirica è vibrata denuncia dell’odierna “ruina infernal che mai non resta”; intendo la serale tempesta dei numeri e, dei tentativi di lettura scientifica che si cerca di darne, relativamente alla circolazione del virus in Italia e nel mondo. In tale disordinato turbinare di dati e di contraddittorie deduzioni e indicazioni, la conta dei deceduti del giorno si traduce in fredde cifre, comparative con quelle d’altri Paesi, nella totale assenza della pietà, rimessa, quest’ultima, a un accoramento – recitato – dei toni.

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Preghiera

È una preghiera a Cristo perché non ci lasci soli “sulla deserta coltrice”. Ma anche un invito a riflettere come il trapasso, in una terapia d’urgenza (coltrice deserta di necessità), sia ben più devastante del trapasso Suo, quando sulla Croce poté avere vicina la Madre dolorosa, in lacrime.

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Il fiume di parole

I versi si generano dal fastidio provato al dilagare di troppe parole. Esse non altro fanno che peggiorare la confusione che già regna sovrana nel difficile momento che si vive. E sola ci salva dell’astro natalizio l’Attesa, luce che illumina, oltre che ai Magi, anche a noi la via da seguire.

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Oltre il paesaggio, l’immanenza

Echi lucreziani (in dias luminis oras), leopardiani (orizzonti infiniti), pascoliani (da Gelsomino notturno), e intuizioni descrittive di abbagliante fulgore (candore nivale, furore virale etc) si reperiscono in una lirica dove rivive lo stupore, che fu di Andrea Zanzotto, di fronte al mutar metamorfico, in simbiosi con le varietà infinite degli umani stati d’animo, del paesaggio euganeo. La cornice è natalizia e l’Attesa è motivo ispiratore.