Sirio Guerrieri – M.L.D.T. in Tempo d’asilo

in: Diritto d’asilo
Edizioni Helicon, Arezzo ***

Gli interventi hanno messo in luce la peculiarità di un linguaggio preverbale, una poetica di immagini, di idee modellate in “acqua ardente” e innestate su base melodica, simili a germogli da fondo visionario.

Maria Luisa Daniele Toffanin, artista di grande sensibilità e raffinatezza espressiva, dipinge versi dalle coloriture vibranti e dai riverberi sfumati. Di lei affascina in particolare la contemplazione lirica dei paesaggi veneti o liguri, il senso di gioia nello scrivere pareggiando nettamente il rapporto tra parola e vita.

La sua fisionomia culturale e poetica si inscrive nell’aria psicologica e morale e formale privilegiata dalla lirica veneta, da Giacomo Zanella a Fogazzaro a Piovene a Zanzotto, caratterizzata da ansiosa ricerca di equilibri capaci di superare le inquietudini e le tensioni spirituali.

Le vicende esterne della sua biografia sono semplici, ma quelle intime pi0 tormentate e tese. Paesaggi e atmosfere, vicende stagionali, stati d’animo si vengono articolando in gesti e monologhi nei quali si avverte un sommesso pullulare di memorie, una vocazione alle rappresentazioni e ai significati metaforici che vanno al di là dell’intento grammaticale e retorico per assumere il senso di accostamenti allusivi, di magica capacità percettiva tesa ad un “altro” dove il rapporto tra sensazione e parola può essere ascoltato soltanto da chi sa penetrare con mente intuitiva e fantasiosa, al di là della barriera delle cose e delle parole. La natura realtà-simbolo, allegoria, parabola, eppure immune dagli strati dell’esperienza.

E’ platea di varianti e di disuguaglianze, ma prelude alla concordia, all’unisono, a condizioni di vita di innocenza. Dalla osservazione impressionistica del mondo Maria Luisa coglie I’incanto dell’immediato fugace apparire delle cose.

Nel chiostro del silenzio

Fermati tempo là
ad ascoltare l’Eterno
nel chiostro del silenzio.

Voci mute di santi
oranti nelle nicchie
di tessere corrose
nell’oro e nel cobalto.

Rumori opachi di colori
camelie ancora acerbe
a maturare lente
nel fuoco del risveglio.

Parole caste d’acqua,
celate da stormire
lieve di fronde,
d’antichi riti sciolte
nel fluire d’emozioni.
Catarsi puro dono.

Fermati tempo là
a sentire me viva dentro
nel chiostro del mio silenzio.

Era il tempo

Ed era il tempo del fior di cappero
– raggera graffiata di violetto –
candida a dar chiarore al muro
sgradinato in giorni di grigiore.

Il tempo di vele bianche
in fondo tese limpide di sogni
di barche srotolate lungo il molo
agili a saltare l’onda.

Il tempo dell’andare e del venire
tra un fischio e l’altro sospeso
alla scogliera all’aspro di pendici
disteso sui ruvidi carruggi

aperto in cerchi chiari d’acqua
nell’allegria di ciottoli vocianti
in quest’aria d’ogni stupore calda
amicizia pura di uomo e natura.

E fu il tempo della risacca alta
livida all’irto maestrale
la barca rovesciata
deserto l’arenile.

E fu il tempo di partire:
amaro il mare
ancora sulla pelle.

Luce-magia-fantasia

Rinasci anima mia dalle tue brume
la luce al bacio del sole
riinizia la danza usuale nel cuore
di scrigni monili soffiati
da brezza gentile a Murano.

S’allarga lo scrigno in arazzi
da fondaci emersi in cielo d’oriente
lievitano cupole da fondali
di smalto cobalto-oro musivo.

Alitano respiri d’eterno
trine volute marmoree
in campielli solari.

Vibrano violini voli veli
voci d’un giorno d’amore
d’iride i volti
nell’aria salmastra.

Rinasco al ritmo breve
d’un sogno di luce con te vissuto
in dipinto rapito a Venezia
che mai trascolora e si muta.