Silvana Serafin – A Tindari
Nell’ambito della poesia contemporanea italiana, D.T. offre un contributo originale e di sicuro interesse. Originale non esclusivamente nel senso romantico del termine, ma di ‘origine’, in quanto essa trae la propria specificità dall’interno di sé, dalla particolare percezione pittorico-musicale della natura, dalla lingua, dall’educazione, dalle letture… in poche parole dalla ‘paideia’ individuale. Originale, infine, perché rompe il silenzio, fa sentire la voce dell’anima, prendendo contatto con la realtà che la circonda ed operando, attraverso la parola, un processo di differenziazione, d’identificazione, di comunione, di realizzazione del soggetto. Tre sono i volumi di poesie sinora pubblicati…, preziosi anche per il corredo di disegni, a china e a colori, eleganti ed essenziali nell’immediatezza espressiva, opera di Marco Toffanin, i quali instaurano un dialogo aperto e continuo tra espressione e comunicazione grafica. L’intera produzione poetica testimonia l’evoluzione di una passione in grado di trasformare l’esperienza in linguaggio, di manifestare, attraverso i simboli, i segni dell’anima che, rimettendo un’esistenza-assenza, sono riconoscibili da ognuno come propri. Nel tempo ambivalente dell’arte, la poetessa padovana destruttura le coordinate spazio-temporali percorrendo, tramite il viaggio semiotico, contemporaneamente sentieri diversi che confluiscono nei contorni ontologici di un essere in situazione, il quale si trova e si ritrova attraverso la propria opera. Un essere che, per usare le parole di Ricoeur, è costantemente ‘compromesso’, cioè promesso insieme all’altro a tessere le fila del suo essere-nel-mondo. Da qui la ricerca di una chiave universale, in grado di prire continuamente nuovi sentieri alla conoscenza e all’immaginazione, instaurando un rapporto poietico dell’uomo con la natura. Attraverso i paesaggi della storia (Tindari, i Colli Euganei) essa riporta in auge le memorie del passato “per accendere limpido il presente” (A Tindari).