Umberto Cerio – E ci sono angeli
E ci sono angeli
Leucade
La vita. La vita è memoria. La memoria ci accompagna nel nostro viaggio, lieto o tormentato, e noi ci portiamo nell’anima, per tutto il tempo, i ricordi belli e i ricordi tristi, la continuità della vita e la discontinuità del bello e del brutto. Nel viaggio possiamo dimenticare le cose belle, ma quelle brutte restano in noi, come “pietre nere” , a segnare ciò che non dobbiamo dimenticare.
Così restano in noi Dachau, Buchenwald, Auschwitz ( mi fermo qui per carità di patria): memorie indelebili da tramandare ai giovani, perché non si interrompa il filo rosso dei ricordi. La follia dello sterminio nazista degli ebrei, è stato un delitto contro l’intera umanità, perché “Da quell’inferno aperto da una scritta/bianca: “Il lavoro vi renderà liberi”/uscì continuo il fumo/di migliaia di donne, spinte fuori/all’alba dai canili contro il muro/del tiro a segno o soffocato urlando/misericordia all’acqua con la bocca/di scheletro sotto le docce a gas”.
Così cantava Quasimodo, ne “I falso e il vero verde” il disastro umano dell’ultima guerra mondiale. Ma altrettanta autentica denuncia delle atrocità incalcolabili sono le voci della Toffanin, della Pickova, della Synkova e di Friedmann. Ed “Urgono angeli/con ali di preghiera/ché l’acqua del tempo/non dilavi le memorie”. E noi non possiamo, non dobbiamo dimenticare.
E ci sono angeli
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Alla volta di Leucade nr. 5/2017
La nascita di una creatura che quasi d’improvviso t’invade la casa e la colma con la sua presenza, sollecita in te una particolare attenzione all’infanzia. Espressione inesauribile di stupore e candore nel rapporto ogni giorno nuovo con persone e cose. E questo ti riconduce in un percorso emozionale mai finito, al mondo della poesia nella sua origine prima come stato di meraviglia e innocenza. Così ti nasce spontaneo entrare in tale mondo, farlo tuo e dire della piccina, della sua infanzia-poesia. Ma mentre scrivi rileggi anche il senso della tua, della sua vita e di quella di tanti altri bambini che, per un’accettazione, una resa della società sono destinati per sempre a soffrire. Materia ormai consunta di cui nessuno si cura più: specie in poesia, anche perché, si dice, l’egoismo ci sarà sempre, l’avidità non morirà mai ed altro. Ma ci sono ancora Angeli…E chi scrive ha fede nella parola e nonostante tutto, anche nell’uomo. E così si rivolge a quelli di buona volontà, ai poeti affannati per la terrestre avventura, e li sollecita all’attenzione, alla premura per ogni infanzia, il grande nostro patrimonio futuro. Alla lotta, anche con la scrittura, per riedificare un altare ai bambini di tutto il mondo.
E Mario Richter nella prefazione dice: “…Nella prima delle tre arcate tematiche che strutturano la raccolta (Il volto dell’infanzia), la Toffanin prende le mosse dal primo vagito di un bambino che si affaccia al mondo. Di qui trae vita, attraverso i palpiti segreti che costituiscono uno dei cardini universali dell’umanità, tutta una realtà di inattesi stupori, di straordinarie visioni legate alle speranze e ai ricordi, alle gioie, fino a condurci al misterioso luogo “ove la tenerezza di Dio/ depone sogni di luce/ per albe nuove sulla terra” (Infanzia-cuna). Il canto è disteso, si avvale di accenti larghi per un ritmo che conforta e illumina.
Nella seconda (E ci sono angeli) la riflessione entra nel vivo di un dramma umano e sociale che il nostro tempo vuole sempre più diffuso e raccapricciante. Una ininterrotta strage degli innocenti provoca il grido accorato di chi pure amerebbe innalzare un gioioso “canto alla vita”. A momenti la riflessione si ferma a invocare, nella grande desolazione che l’affligge, il fraterno soccorso di un poeta come Zanzotto, di uno scrittore come Camon, entrambi veneti, ma cerca anche il sostegno della Morante, della Fallaci, per poi ricondurci a una figura emblematica come Anna Frank. Il canto quasi si spezza, assume tonalità gravi, cariche di dolorosa passione. Di fronte alle atrocità di cui sono vittime, ad esempio, i “meninos de rua”, la voce poetica s’infrange contro le frontiere della sua stessa capacità espressiva e quasi finisce con l’arrendersi, soffocata dallo sdegno e dal dolore: “… non regge parola / al peso di tale orrore”.
Nei ventitre componimenti dell’arcata conclusiva, (Di luna in luna)… circostanze dall’apparenza comune e quasi scontata si sottraggono vittoriosamente alle parole convenzionali che da sempre le insidiano. Così, nel fiorire quotidiano di una nuova esistenza, attentamente osservata per un anno e oltre nelle sue più impercettibili manifestazioni (nelle mani, nella voce, nei gesti…), si fa strada in lievi ritmi, particolarmente felici, tutta una realtà densa di promesse. Ciò che più rende unica questa esperienza di poesia è l’incontro del particolare con l’universale, della gioia e della “cosmica malinconia” (Voce i tuoi occhi). Le emozioni non restano mai isolate, non si esauriscono chiudendosi nella loro autonomia: si caricano di significato fondendosi spontaneamente, con rari e sorprendenti effetti, alla natura che le circonda e le anima; si inverano nelle “musiche del cosmo” (Risveglio).
E l’Abate Norberto Villa, nella seconda prefazione, sottolinea: “È bello evidenziare, in accordo puntuale con l’ orizzonte della rivelazione, alcuni versi della poesia“Il volto dell’infanzia”: / Profuma d’innocenza / e meraviglia / il volto d’ogni infanzia // profuma di poesia / epifania di bellezza // da eletti evocata / forza salvifica dell’umana gente.// E della “Infanzia-cuna”: / Infanzia-cuna / ove la tenerezza di Dio / depone sogni di luce / per albe nuove sulla terra. // Mio canto alla vita.//
Il mistero dell’infanzia illuminato dallo sguardo di un bambino – /profumo di Dio sulla terra. /germoglio di Dio sulla terra – è il Vangelo che ci schiude la via della pace, la verità dell’amore, il regno della vita, ponendosi come giudizio profetico di muto martirio nel mondo sconvolto dal vortice violento dei cataclismi della natura e dalla spirale distruttiva delle guerre di potere per il potere.
/Piangi Cielo la tua buona novella sconfitta//, /nuovi erodi uccidono l’innocenza//: Bambini nella e della guerra, Bambini della lebbra, Bambini di Bucarest, Bambini di Beslan, Meninhos da rua, Bambini della fame, Bambini mai nati, Bambini della malattia, Bambini offesi, Bambini usati…
Maria Luisa Daniele Toffanin dispiega la fitta trama dei sentimenti … in una cascata di luci vibranti di gioia sovrastante un baratro di tenebre assurde di morte, in una grande vetrata di colori in preghiera, in un arazzo prezioso nei giochi d’immagini simboliche, in un mosaico di storie fissate da una compassione misericordiosa.
Ritrovare la speranza del futuro nella pienezza di senso della vita presente è la grande prova che dobbiamo affrontare, contemplando la terra, accolta nel grembo dell’universo creato, come un piccolo presepe ove al centro è posto un bambino, ogni bambino, tutti i bambini, nel bambino Gesù.
/Ogni presepe / ha una storia d’amore / accesa dentro.//
È il segreto del Regno di Dio, il sigillo della vita eternamente beata.