Stefano Valentini – Dell’amicizia – My red hair
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La Nuova Tribuna Letteraria, nr. 80/2005
A tutti i veri poeti capita di pubblicare un libro che costringe lettori e critici a dire: “Ecco, ci ha dato un capolavoro che resterà il suo vertice, non potrà andare oltre”. Con Maria Luisa Daniele Toffanin era lecito pensarlo di fronte al precedente Tra cieli e colli insieme mia euganea terra, opera davvero tra le più riuscite della nostra letteratura recente, destinata a rimanere – se non nella storia nazionale, per la quale è sempre difficile prestare attenzione a quanto emerge dalla piccola editoria locale – certamente in quella veneta. Ma ecco che, con ammirevole capacità di rinnovamento tematico e stilistico, arriva questo Dell’amicizia, prefato con grande lucidità e perspicacia da Gerardo Vacana (Edizioni Eva, Venafro 2004): un libro che non ha alcuna necessità di porsi in confronto o competizione con il precedente proprio per la sua radicale diversità, ma che gli si affianca senza esitazioni per quanto attiene alla riuscita.
Dopo la coralità cosmica delle opere precedenti, centrata sul paesaggio e sui luoghi dell’anima, Maria Luisa Daniele Toffanin ci dà qui 1’indimenticabile ritratto di un personaggio e di un’umana vicenda: scelta originale (sono molte, nella letteratura mondiale, le poesie dedicate alla figura dell’amico, ma pochissimi gli interi libri) e soprattutto sincera, perché il tema non è assunto – come tipicamente fanno molti poeti – a pretesto autobiografico per dire di se stessa, ma realizza davvero un tangibile omaggio ad una persona concretamente descritta, sia pure con i rapidi cenni dei versi. Si tratta di un effettivo libro-poema suddiviso in due parti, la prima centrata sul tempo giovanile e la seconda sulla maturità adulta, a loro volta finemente strutturate e cesellate: i brevi capitoli poetici si dipanano attraverso un intreccio di piani temporali, in una dialettica viva tra il presente che “fissa il tema” della riflessione postuma e il passato, intriso di ricordi.
Il tutto in memoria, come detto, di un’amica che non è più, rapita all’esistenza da un incidente, dando forma di parole a un’amicizia che, nata al tempo della serenità, ha attraversato indenne le età della vita, senza interrompersi neppure in conseguenza della tragedia: e stupisce, in positivo, come questo libro non sia affatto un’elegia sulla morte, bensì un canto alla vita da leggersi e intendersi certamente nel suo insieme, ma nel quale sono presenti un gran numero di passi che valgono anche come definizioni a sé, perle di saggezza e di sentimento. L’amica viene evocata e ritratta, in modo non generalizzante ma personalizzato, attraverso la sua vicenda di donna, di insegnante e di madre, senza incorrere in descrizioni pedanti ma trasformando in poesia i gesti quotidiani, le gioie, le amarezze. Entrano nel testo, così, lacerti di biografia e connotati fisici (la “rossa criniera”), continuamente intrecciati con considerazioni emotive ed etiche. La visione dell’autrice, condivisa con l’amica, è infatti sorretta e guidata da una forte coerenza morale, quell”‘etica stella” più volte invocata e percepita come l’indispensabile limpidezza nel rapporto con la realtà del mondo. Questa purezza di ordine spirituale trova contrappunto nella realtà tangibile, incarnandosi in quel “lavava” che, assieme alla “rossa criniera” e all’insistenza sull’idea di “armonia”, è il motivo conduttore dal quale tutto il testo è ritmato e scandito (ed è un ritmo anche stilisticamente originale, fortemente basato sul novenario e sulle sue variazioni tonali): la protagonista, infatti, era spesso impegnata nell’azione domestica del pulire, che da dato concretamente biografico si trasfigura qui in dato allegorico profondo. Nel gesto di chi lava, infatti, non si scorge solo 1’evidente ricerca del nitore contrapposta al degrado, ma pure l’umiltà di chi compie un’azione di servizio, priva di ogni altezzosità e diretta al beneficio anche altrui. Ne può escludersi a priori l’interferenza di una inconscia etimologia: chi lava in qualche modo “dà lustro”, ovvero pone in risalto e rende “illustri”, nobilitandole, le piccole esigenze della vita quotidiana. Infine il gesto del lavare è tipicamente femminile, e questo libro gli costruisce attorno un altissimo elogio della femminilità e dell’energia della donna (ovviamente considerata, non ci si fraintenda, ben al di là delle mansioni domestiche).
Non manca la dimensione dei luoghi, che 1’autrice ha ampiamente ritratti nelle sue opere precedenti e qui, pur appena accennati, rappresentano ancora le radici profonde: la campagna, i monti, la città appaiono attraverso brevi cenni, ma costituiscono il fondale d’esperienza in rapporto al quale tutto si misura. Così come è presente un altro fondamento della poetica di Maria Luisa Daniele Toffanin; la casa, luogo eletto d’incontro e centro dell’umano equilibrio, nonché punto di snodo del libro precedente. Ma quest’opera, come detto, delinea essenzialmente un’amicizia, percorsa giorno dopo giorno nel cammino della vita e ora ripercorsa con 1’emozione, e il potere memoriale, della poesia. Un’amicizia vissuta e sentita come un dono, che nel divenire ora esemplare nella forma della scrittura si tramuta anche in dono agli altri, in condivisione di una storia finora privata: non a tutti è data la fortuna di amicizie così grandi, sembra dirci 1’autrice, ma a tutti – e prima di tutti a i giovani – è giusto sia insegnato come simili esperienze siano comunque possibili e offrano alla vita, come poche altre cose, il giusto sapore e spessore.
I1 libro è stato presentato nella Sala Kursaal di Abano Terme dal sindaco Giovanni Ponchio, con patrocinio del Comune e letture di Federico Pinaffo; a Selvazzano da Maurizia Rossella, con letture dello stesso Pinaffo e accompagnamento alla chitarra di Domenico Bassi e Luca Cecchinato, in un incontro curato dell’associazione “Donne creative” di Bianca Beghin; nuovamente ad Abano Terme, nel ciclo di incontri con gli autori organizzato dalla Biblioteca comunale, dal sottoscritto, con letture di Rosanna Perozzo e interventi musicali sempre di Bassi e Cecchinato; infine, tra marzo e aprile, a Marcon (in provincia di Venezia), con accompagnamento del musicista Luca Brunoro e ancora con letture di Pinaffo. Particolarmente suggestivo quest’ultimo appuntamento, organizzato dalla Biblioteca comunale e articolato su quattro incontri: i primi tre, presso la scuola “Marconi”, con il pubblico dei giovanissimi alunni che avevano seguito durante 1’anno il corso sulla poesia, e I’ultimo – presso il Centro culturale “De Andre” – con i loro genitori.