Salvatore Arcidiacono – La stanza alta

La stanza alta dell’attesa tra mito e storia
        Cenacolo di Poesia 13.02.2020

Teolo, 25 febbraio 2020 (in tempo di corona virus)

Radici e Ferocia (brevi tracce per “La stanza alta dell’attesa”)

I versi di una poesia sono spesso l’essenza dello “sradicamento”.

Anche i versi dell’ultima silloge di Marisa, pur, a volte, diretti ad indicare un viatico differente, scendono a toccare quella traccia che è il perdere ed il perdersi.

In fondo, il racconto dei ricordi segna proprio il volere suggere da radici lontane il nettare dell’identità che si svilisce nel corpo; il corpo che si immola all’insulto di quello che si dice tempo.

Sono i ricordi che danno identità; la nostalgia è solo morire (dice Paolo Conte).

Ancora, l’ascolto, la lettura di questi versi mi ha destato il ricordo di una poesia, ed in particolare di questi quattro versi di Montale (da” Un mese tra I bambini” – Satura II):

“I bambini sono teneri
e feroci. Non sanno la differenza che c’è
tra un corpo e la sua cenere.” .

Anche Marisa, coi suoi ricordi radicati-sradicati, sa essere particolarmente ‘feroce’, soprattutto dove il ricordo diventa approccio alla condivisione, alla tenera condivision