Note critiche a Fragmenta
Maria Rizzi
4 febbraio 2021
Maria Luisa, Nazario ha inserito nel modo più opportuno questo documento, che riguarda un lavoro durato dieci anni di vita, curato da grandissimi della Letteratura, come te d’altronde, e che si concentra sulla tragica vicenda di tuo padre, catturato dai tedeschi e internato nel Campo di Benjaminow, in Polonia. I disegni danno i brividi quanto i tuoi versi. Nessuna testimonianza ha maggior valore di quella data da coloro che hanno vissuto le storie… vale per ogni vicenda dell’esistenza. Sono solita asserire che il verbo ‘capire’ è il più difficile da usare, in quanto acquista senso solo se si ha esperienza personale del dolore da condividere. Il momento storico che attraversiamo dà ulteriore dimostrazione della veridicità di quanto ho affermato. Per troppe persone è impossibile capire la gravità della pandemia, perché non riguarda il loro universo affettivo e… continuano a lasciarsi vivere come se nulla fosse. Tornando ai tuoi versi strazianti, Amica immensa, ho rivisto Auschwitz e Birkenau, le file di capanne, le scarpette esposte nelle vetrine, ho risentito l’eco di migliaia di anime e, come nel diario di Guareschi, ho ripensato ai riti per non permettere agli aguzzini di annichilire la dignità, come la “preghiera, divino nutrimento all’anima tra voi, nella camerata a sera, la linfa-logos dei
scavata da Paci il filosofo” Scorticano l’anima le tue parole, dure come sassi e carezzevoli come orazioni. Il tuo papà è tornato, si era perso, ma con fierezza rara si è ritrovato, grazie al vostro amore e la chiusa della lirica, in levare, è un inno sublime alla rinascita: “la tua anima felice a stringere vita-un filo d’erba appena germoglio del poco”.
Il tuo tributo all’Olocausto ha doppio valore, Marisa mia, perché implica lo strazio diretto, l’attesa estenuante, e il costante ricordo di tanto incubo. Questa pagina è da leggere e riscrivere nel cuore per imparare a non lamentarsi e a ‘capire’ le storie passate e quelle presenti. Ti ringrazio e ti stringo forte forte insieme al nostro Nazario…
6 febbraio 2021
Cara Maria, rispondo sempre con grande affetto e gratitudine alle tue parole che ben comprendono il sacrificio degli Internati Militari Italiani (IMI) deportati nei campi di concentramento tedeschi dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. La loro è stata una forma di resistenza al nazifascismo e, nello stesso tempo, di fedeltà al loro giuramento di soldati. Le tue parole si allargano pure in una attualizzazione del mistero della resistenza passiva ben diversa dall’atteggiamento di molte persone d’oggi che, nella pandemia, si lasciano vivere non assumendosi le proprie responsabilità, senza alcun rispetto per gli altri. Profonda questa tua intuizione. Una pagina di storia, quella degli IMI, reintegrata e decifrata con obiettività solo in epoca abbastanza vicina. Ora, grazie a te e al nostro condottiero Nazario, ripristinata in queste immagini, in queste parole, ricuperando un’altra memoria che non bisogna dimenticare in questo complesso e travagliato ‘900.
Paolo Buzzacconi
Ci troviamo davanti ad un’opera di grande respiro umanistico che accoglie e sostiene il desiderio di bellezza, a una raccolta poetica a cui è impossibile non affezionarsi. Nelle sue pagine si respira un clima di grande complicità nel gioire dell’inestimabile dono che è la vita ed è un mondo d’amore quello che l’autrice coglie dai ricordi, un dolce, magico riscoprire il grande e prezioso progetto celeste che tutti ci comprende.
La natura riprende il suo ruolo di maestra in ogni immagine, in ogni emozione e noi ci riconosciamo “fragmenta” di tutto ciò che possiamo conoscere e dunque condividere e dunque divenire. Piccoli, ma al contempo smisurati attimi di eternità. E’ un cuore di donna e soprattutto di madre – Antiqua Mater – quello che ci indica la via che conduce a quella Pace che nasce dal giusto, a quel Bene a cui tutti potremmo arrivare (se solo lo volessimo…). Dunque è dolce abbandonarsi tra le braccia della sua poesia e lasciarsi cullare da quei valori che pur affondando le radici nel mito e negli archetipi si nutrono del presente e si rinnovano per aiutare le generazioni future. Nella poetica di Maria Luisa si percepiscono il respiro del tempo e dello spazio, che avvolgono l’anima e l’accompagnano nell’infinito cammino dell’umanità.
L’autrice fa un sapiente uso di terminologie raffinate ed accenna ad opere ed autori di grande spessore, ma in uno stile che non risulta mai accademico o stucchevole e ci regala così degli spazi di vento e di luce dove poter lasciare liberi aneliti e pensieri.
Nelle sue poesie ci si può fermare a riprendere fiato tra una corsa e l’altra imposte dalla frenesia della vita e nel silenzioso affetto che aleggia in ogni verso ritrovare, intatta, la voce del proprio cuore e riprendere il dialogo con se stessi e con gli altri.
Grazie a Maria Luisa e complimenti vivissimi per questa sua opera meravigliosa.
Maria Elisabetta De Stefani Zaroli
Grazie amica, per la tua poesia. Tu l’hai scritta e l’hai donata a tutti. Io l’ho letta e l’ho fatta mia. Come dice Pessoa: “Questo è il destino dei versi. / Li ho scritti e li devo mostrare a tutti… / Eccoli già lontani, come su una diligenza… / Contribuiscono forse a ingrandire l’universo / perché colui che morendo ha lasciato scritto / un solo verso bello, ha reso i cieli / e la terra più ricchi / e più emotivamente misterioso / il fatto che esistano / e stelle e gente”.
Per la poesia: “Ti ho vegliata, madre…” di Maria Luisa Daniele Toffanin
Sono toccata nel profondo del cuore e mi sono commossa leggendo la poesia:
“Ti ho vegliata madre / nella terrena ultima notte…”
Anch’io so quanta trepidazione, quante attese, quanta dedizione, quanto amore ho dato per giungere ed essere presente a quest’ultimo momento di vita di mia madre.
Ma so anche quanta consolazione mi è rimasta nel cuore per il ricordo di averle tenuta la mano e parlato dolcemente, mentre i suoi occhi che volevano ancora dirmi qualcosa, si chiudevano piano nel sonno sereno della morte, simile a un dorato tramonto di sole.
“… grata all’Eterno / del tuo sfiorire sì dolce / lungo la siepe del giorno …”
Anche se la perdita della madre, quale punto di riferimento primo lascia “spoglie le spalle di alata difesa”.
Mario Richter, sensibilissimo e attento curatore dell’opera della poetessa Toffanin nel suo saggio critico, osserva che l’esperienza del dolore non prende in lei mai il sopravvento, è subito trasformata in immagini lievi, in colori vivi e delicati, in chiare e rasserenanti visioni:
“Ti ho vegliata /senza scialli di pianto / una velata di tele di rosa”
“Ti ho vegliata / le mani fiorite di viole / umili, grate all’Eterno…”
Così – continua Richter – il dolore ad ogni sua apparizione, risulta sublimato, illuminato da una fondamentale riconfortante fiducia:
“Madre, nell’estasi rapita… / il volto acerbo di perla … ma splendente di albe / serene di cielo discese”
Questa fiducia sta nella certezza dell’inizio di una nuova luminosa vita di Dio.
C’è anche un collegamento ai ricordi dell’infanzia:
“Là nella casa-eco ancora / accesa del nostro vivere.”
il ricordo della casa paterna che risuona ancora delle voci lontane: riaffiorano forse flashback di vita insieme…
Questo collegamento ha un particolare significato rigeneratore (Richter): è una specie di auto-terapia che porta a risolvere le situazioni critiche in una nuova consapevolezza risanatrice.
Francesco D’Episcopo
…ho letto con interesse la sua silloge, nella quale ho riscontrato un sicuro possesso della parola poetica, che bene esprime sensi e sentimenti legati alla sua vita di donna, di madre. Il sentimento di amore si estende a tutto l’universo e lo abbraccia con una eleganza espressiva, devo dire, alquanto passata di moda…
don Lino Minuzzo
Pasqua e primavera si richiamano e si esplicano a vicenda. La pasqua è primavera, è vita nuova. La primavera è rappresentazione del mistero della pasqua. All’origine di questi due eventi infatti troviamo la stessa sorgente: il Dio Creatore è lo stesso Dio Redentore. Questi versi, delicati e scorrevoli, pieni di suoni e colori, descrivono come una madre sapeva trasmettere ai figli il senso profondo del mistero della Pasqua, carico di gioia, di stupore, di emozioni e sensazioni di vita nuova.
Brunello Mannini
La Ballata, n. 2/2008
Al confronto dei numerosi testi “leggeri” che transitano nel pianeta Poesia la consistente raccolta decennale della Toffanin appare una cattedrale circondata da semplici oratori. E se l’equivalenza quantità-qualità di un testo così corposo per attuarsi e non stancare vuole un teperamento ricco di doti che permettendo a lungo metraggio l’amalgama di molteplici sensazioni-riflessioni senza mai scadere nel “reprint”, questo è il caso dell’originalità-coerenza della poetessa padovana. Quanto al lettore si tratta di obliterare il biglietto per compiere un viaggio lungo il quale oltre a godersi onninamente la bellezza naturale evocata perfino nei salienti cromatici troverà modo di interrogarsi ancora una volta sulla condizione umana.
redazionale
Diva e Donna, n. 21, 27 maggio 2008
Nelle poesie raccolte in Fragmenta Maria Luisa Daniele Toffanin si muove tra sentimento e memoria, incentrati intorno ai diversi volti che la figura femminile può assumere, nella famiglia e nell’amore.
Nicla Morletti
e-mail 29 dicembre 2007
E’ una raccolta di poesie che sprigionano amore, dove la forza della “parola” è “femmina”, specialmente nella maternità, fulcro di vita. Domina il sentmento, meglio ancora il “sentire”, inteso come parte più profonda del sé. E l’energia che sprigionano i versi cattura l’animo del lettore, che rimane assorto ed incantato ad ascoltare la voce della vita.
Angelo Gaccione
Odissea, n. 2, nov-dic. 2007
Una intensa elaborazione poetica durata un intero decennio; un lungo viaggio dentro la parola per restituirle una turgida sapienziale bellezza. Una poesia che rivendica a pieno titolo i legami con una traduzione austera e antiermetica, pura nella sua classicità.
Graziella Corsinovi
Premio letterario internazionale “Maestrale-San Marco 2007” – terzo classificato ex aequo per il Libro edito
Il gioco tra la vita e la morte, si polarizza nella figura femminile che appare evocata come energia di contrasto e di difesa dei valori autentici dell’esistere, attraverso gli affetti e la memoria che si cllocano in un linguaggio poetico dai registri multipli e musicalmente fluidi.
Luigi Pumpo
Presenza, n. 8, set. 2007
Molto impegnata è Maria Luisa Daniele Toffanin nell’ambito dell’Associazione Levi-Montalcini dove promuove annualmente iniziative culturali e di orientamento scolastico. E’ nata a Padova, ma vive a Selvazzano, dopo aver a lungo insegnato negli Istituti superiori. La sua è una poesia alta, che sa scavare negli interrogativi più profondi dell’animo umano, con un linguaggio colto e nello stesso tempo affabulante.
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Premio nazionale di poesia “Santa Margherita 2007” – primo classificato ex aequo per il Libro edito
Il mondo poetico racchiuso nella raccolta Fragmenta di Maria Luisa Daniele Toffanin cerca nell’ideale perfezione del mito e del bello la chiave di una possibile interpretazione della complessità forse senza senso, della natura e della storia, per riscattare, con energia morale che sempre si rinnova, il valore della propria identità di donna e di persona. Il canto che scaturisce è delicato, vario e ricco come la vita che rappresenta.
Rina Dal Zilio
La poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin ha certamente una cifra stilistica propria ed è una scrittura che ha raggiunto una compiutezza assoluta.Un fluire del verso armonico e maturo dunque, frutto di una riflssione meditata e talora sofferta, che aspira ad una resa “alta”. Il verso scivola nella sua perfetta purezza veicolato da una sicura padronanza di linguaggio e di forma, raggiungendo esiti che lasciano stupefatto il lettore. In Fragmenta, l’attenzione è rivolta soprattutto alle persone, nel caso specifico alla donna in quanto madre ma anche ad altre figure femminili.Il tutto incastonato come in un mosaico nel microcosmo della creazione che circonda l’autrice nel momento in cui ella scrive, tale da confondersi e amalgamarsi con esso. C’è in questa poesia, a mio avviso, quel tocco magistrale che la fa accostare ai grandi dell’ultimo Novecento (penso a Quasimodo, Sbarbaro e altri ).
Gianni Rescigno
lettera, 10 aprile 2007
La tua poesia in Fragmenta, da me letta con entusiasmo, è un continuo inno alla vita, alla natura, alla letizia e al dolore dell’umano viaggio. C’è nei tuoi versi un’ansia di andare dove porta il sogno, giungere alla foce del fiume della Poesia, risalirlo per approdare alla sorgente, dimora di Dio.
Ti ho svegliata
senza scialli di pianto
ma velata di tela rosa
gioia per il tuo corpo vergine
dal crudo patire lento…
Ti ho svegliata
le mani fiorite di viole
umili grate all’Eterno
per il dono a Te a noi
del tuo sfiorire sì dolce
lungo le siepi del giorno . . .
Sono versi indimenticabili, si scolpicono nella roccia del ricordo, come pure
Vigna amica
devota ai riti della terra
a rifrangere al sole
il tuo arazzo di grappoli d’oro
ad adombrare di verde
il mio bianco di luce.
Potrei citare centinaia di versi ma mi fermo qui, concludendo che questa raccolta mette un dito nell’anima del lettore, la smuove, la emoziona, la fa vibrare d’amore e l’attesa dell’uomo diventa gioia, consapevolezza d’essere miracolo nelle mani del Signore.
Antonia Arslan
lettera, 16 marzo 2007
…del suo bel libro Fragmenta, così intenso, pittorico, affettuoso. L’ho letto con molto interesse.
Antonio Daniele
Padova, gennaio 2007
Accolgo questi ultimi Fragmenta come prodotto di una lunga maturazione e di uno sforzo espressico compiuto.
Antonio Bonchino
lettera, 9 dicembre 2006
“L’infinita nostra attesa” è attesa d’infinito. La poesia lo sa. E ci regala “frammenti” che spesso riescono a calmarla, fino al suo riaccendersi… Grazie, dunque, cara poetessa, per questi bellissimi Fragmenta. E complimenti per questo nuovo successo (Marsilio!) . . .
Francesco De Napoli
lettera, 8 dicembre 2006
Grazie per lo splendido omaggio del volume Fragmenta. È un’opera notevole, ricca, e si avverte subito, leggendola, che rappresenta davvero “il risultato di una ricerca poetica durata un decennio”. Mi complimento con te per il tuo impegno fermo, instancabile, costante e soprattutto coerente. La tua poesia è destinata a “restare”. Grazie anche per aver scritto, riguardo al sottoscritto, forse immeritatamente, che sono stato il tuo “primo attento lettore”. Vedrò di occuparmi degnamente del tuo lavoro su “Paideia”; soltanto ti chiedo di pazientare perché sono sommerso da montagne di libri …
Giorgio Poli
…mi pare proprio che questo libro con cui approdi ad un editore importante, sia un punto d’arrivo decisivo nel tuo strenuo lavoro sulla parola. A differenza di altri tuoi libri, dal taglio monotematico, qui ti giochi tutto e tutta ti riversi sulla pagina, collocandoti nel mainstream della lirica italiana, quello che si è affidato alla confessione intima, alla dizione eletta, al canto spiegato. Alla fiducia insomma nella capacità della parola poetica di muovere e di commuovere chi l’ascolta e chi la legge. Il tuo libro denso e ricco (di forme e di contenuti ad alto tasso d’umanità) è chiaramente espressione di una pienezza vitale sorprendente: vi trovo una indiscutibile adesione al ciclo naturale, ma al contempo uno sguardo rivolto alla trascendenza. Tutto questo è piuttosto raro oggi. Aggiungo infine che per te comporre versi di dignitosa (come minimo) fattura pare operazione naturale, come per altri il respirare o il camminare. Grazie per l’esperienza offertami con l’invio di Fragmenta, mi congratulo e ti auguro di conquistare, grazie ad esso, tutta l’attenzione che meriti. …
COMMENTI AUGURALI A “QUEL NOSTRO TEMPO PASQUALE”
Ines Scarparolo
… è dolcissima, meravigliosa la tua poesia… Grazie per averla condivisa con me…
Bruna Barbieri
… con parola solenne e melodiosa presenti immagini vive di tua madre nel tempo pasquale: sono come appunti di un viaggio-diario umano e cristiano dei giorni della Settimana Santa nella tua famiglia.
Leggo e rileggo volentieri questo testo, un racconto vero che ci fa ben sperare fino a quando il Risorto, come scrivi tu, spaccava la pietra con cascate di luce nuova…
Giuseppe Vultaggio
Ringrazio per gli auguri e per la condivisione. Come al solito… incantevoli versi!
Marco Beck
… Ricambio di cuore, a Lei e alla Sua famiglia, l’augurio pasquale impreziosito da versi di straordinaria intensità sentimentale e spirituale…
Lucia Gaddo Zanovello
… grazie per la splendidissima poesia di Marisa…
Gemma Menigatti Scarselli
… che bella poesia, densa di emozioni e ricordi! Li condivido e l’ho mandata anche a una delle mie sorelle molto devota. Mi è tornata in mente una frase di una breve poesia che scrissi da bambina con un pezzo di coccio sul marciapiede del paese: “Gesù è risorto, anche la nostra anima deve risorgere!”…
Paolo Buzzacconi
… i tuoi meravigliosi versi ci cullano l’anima con calore e dolcezza materna, ti ringrazio e ricambio con grande affetto l’augurio di una Pasqua serena, che ci riporti sulla buona strada, a quel nostro tempo pasquale ove si percepiva la preziosità della vita…
Anna Ventura
Grazie (e complimenti) per la splendida poesia…
Luisa Martiniello
Ricambio con questi versi…
Frammento II
La luce
bussa
alle ciglia
Stillano
sorsi di festa
nell’aria
le campane
da Il verso della vita Ed Ferraro, 2009
Chiara Macconi
Grazie a Maria Luisa di avermi inclusa fra i meritevoli di lettura dei suoi intensi pensieri. Vi ricordo con molta simpatia e auguro a entrambi una Pasqua serena nonostante quel che ci sta intorno. Carissimi saluti…
Mario Sileno Klein
Grazie dell’augurio bene rappresentato da una lirica stupendamente evocativa…
Annalisa Rodeghiero
Mi ritrovo bambina contrita smarrita a seguire mia madre “slancio di campana”: che immagine dolce ed efficace.
Antonella Cancellier
…che bello leggere le tue splendide poesie…
Benito Luciano Medè
Grazie del pensiero. Sempre leggera, garbata, ispirata e appropriata!!!
Arrigo Brocca
Cara Marisa, ricevo un delicato ricordo di cui, nella tua bontà. hai voluto farmi partecipe quasi a coinvolgermi nella tua casa-vita. Ne sono orgoglioso e sento la necessità di inserirmi nella composizione. Mentre nel pudico andare, nostalgico, a visitare chiese nella settimana santa, sento che ti accompagna il pensiero-ricordo di tua mamma: la speranza non ti abbandona perché i tuoi occhi luminosi, innocenti, forse ancora ingenui, sanno cogliere ciò che di bello è rimasto. La bellezza sta proprio nello stupore della Resurrezione, nell’accettazione della misteriosa realtà vita-morte in una conclusione salvifica verso la quale Tua Mamma ti accompagnava allora, come ora, nella “magia del Risorto” ad assaporare “cascate di Luce nuova” da te interiorizzare e fatto assimilato nutrimento.
Mario Richter
Grazie degli auguri… e dell’eccellente testo poetico che li accompagna.
Aldo Cervo
Bella, vibrante, tracimante memorie di un’infanzia sempre viva nel cuore dei poeti. Tale è la tua poesia pasquale. Anche mia madre mi conduceva in Cattedrale ai riti del Giovedì Santo. Poi si visitava le altre Chiese e si restava in raccoglimento davanti ai Sepolcri abbelliti da grano fatto germogliare in ambienti bui in appositi vasi. Il Venerdì sera la processione appresso al Cristo morto, seguito dalla Madre. E la partecipazione dei fedeli, secondo la tradizione distinti(per sesso)in due colonne, era così imponente che nel canto (Sono stato / io l’ingrato./Gesù mio/perdòn, pietà.) non s’andava a tempo: gli ultimi ancora cantavano quando i primi già avevano terminato. Il risveglio delle campane del sabato notte poneva fine alla tristezza della Passione e Crocifissione per aprire alla gioia della Resurrezione i cuori di tutti. Da quel momento era consentito l’assaggio dei dolci pasquali.
Luciana Filippi
Grazie di queste immagini meravigliose che ogni volta riesci ad evocare…
Luisa Segato
Una poesia alla volta per poter apprezzare fino in fondo. La madre e la figlia che vivono insieme il momento, il timore, la bellezza, la Resurrezione.
Giovanni Lugaresi
Di ritorno da Praglia, questa notte, dopo aver respirato, sia per la liturgia, sia per l’omelia dell’abate, un’atmosfera di fede autentica, verticale, e non orizzontale come capita in tante (troppe) celebrazioni, riletta la tua poesia. Che è Poesia! Intrisa di fede, di umanità, di memoria. E che mi ha aiutato a ricordare i miei Sabato Santo ravennati di bambino e poi di ragazzo. Con le campane che venivano sciolte al mezzogiorno e noi, che eravamo in casa, ci bagnavamo gli occhi con l’acqua e ci facevamo il segno della croce… L’indomani, domenica, si andava a messa. Ancora non era venuta la consuetudine dei riti serale e notturno del Sabato Santo…Et de hoc satis, coi ricordi. Per … dirti grazie per la Poesia