Note critiche a Briciole
Mario Klein
Quatro Ciàcoe, n. 11, 2008
On filo, na corda tra do infanzie – la nevodeta Giulia ‘pena nata e ola nona Maria Luisa – par sténdare al sole de l’afeto pì sincero le arte, le parole pì intime, pì poètiche, delicatamente sguaratà te ‘l mastelo de la creatività de sta autrice padovana che ne maraveja co ste so iniziative d’arte. In sta ocasion, infati, la ga messo insieme – anca se i xe separà in do fascicoleti distinti – na pìcola racolta de nenie e”cantilene” con versi creà aposta (“Briciole”) e che conpagna quatòrdese giri de luna de la so pìcola “gabbianella”, la nevodeta Giulia. E tuto con la padronanza espressiva, un stile rafinà e ricercà, l’uso de parole e imàgini de grande efeto, come senpre la riesse a fare in tute le so numerose pubblicassion. Doparando do versi de la poetessa, no podemo che dire: ” Un applauso, un evviva/all’evento, in cammino”.
Maria Grazia Previati Paganelli
Canto d’amore e di vita. Come una stella filante si apre alla vita: lo stupore, la gioia di esserci, la meraviglia di riconoscersi e di conoscere, di seguire il mutare del suo presente; la scoperta della forza del suo “declamare” che chiama a raccolta chi intorno vive della sua luce riflessa, riscoprendo una memoria-icona comune: questa è Briciole. Una canzone d’amore: canto che nel suo attuarsi perde le categorie spazio-temporali per farsi esclusivamente messaggio-dono d’amore di chi sa amare. Nenie-Cantilenie. Momenti magici: lampi improvvisi di vita raccolti in un album ingiallito dal tempo, un apparire improvviso di momenti di tenerezza, di intimità, di appartenenza che già “allora” riscaldavano il cuore e che ancora oggi hanno la magia di emozionare.
Sandro Angelucci
Cosa può dedicare di più bello e di più sacro alla sua nipotina una nonna-poetessa? Ma certo, il suo canto. Così Maria Luisa Daniele Toffanin offre alla sua “Anatroccola”, che “si gonfia le piume” uscendo dall’acqua, alla sua “Canarina”, che fa gemmare la speranza sul sogno “infranto” di Dio, alla sua “Cicala-formichina”, queste lune – più che mesi – che segnano e illuminano il trascorrere del suo primo anno di vita. e lo fa con la consueta profondità, qui sposata alla dolcezza dell’amore di chi due volte è mamma e due volte ritrova la sua “cuna”.
Luciano Nanni
Padova, 14 novembre 2008
Ovviamente si tratta di testi ispirati e aventi uno scopo preciso. Briciole trova molti spunti deliziosi, per esempio “Limpida voce i tuoi occhi” (novembre 2006), un verso che mantiene la purezza delle idee e del soggetto, e pure devo dire del bel titolo “Mani e lune”. Quel mondo infantile viene rievocato con la stessa bellezza che lo ispira: credo che “Colomba” sia una delle liriche più riuscite, per l’equilibrio formale e le immagini limpide. Una realtà armoniosa ricorrente in “Alla settima luna” (la luna è elemento femminile). E c’è un sentimento di grande umanità in “Canarina cantarina” specialmente nella strofa finale. La “mitologia” del pensiero si svela con “Risveglio” e il mondo fiabesco così elegante e spirituale di “In altre leggiadre forme”. Nenie cantilenie (buona l’idea di far rimare le due parole) riprende con accenti personali alcuni topoi dell’infanzia e dei testi dedicati: è poetica perfino l’introduzione a Giulia. Quindi mi tornano reminiscenze (Maria lavava), le rime-assonanze di “Stella, stellina”, poi personalizzate con “Fa’ la ninna, fa’ la nanna” (ultimo verso). Anche nelle parti dialettali si mantiene quel tono di filastrocca (che al dialetto è congeniale) con suoni onomatopeici – “Tutù, tutù, musseta” – del linguaggio infantile, per chiudere con la celebre ‘epifanica’ quartina. Complimenti.
Lucia Beltrame Menini
Verona, 22 agosto 2008
Nel cuore dell’autunno, quando la natura inizia a raccogliere i suoi frutti e i colori si fanno più intensi e ambrati come pera verdeoro che si stacca dal seno, così nasce Giulia. Ci pensa nonna Marisa a presentarla, a farcela conoscere, annotando su queste pagine rime dolcissime, tra le più tenere e sublimi, ricche di metafore molto originali e mai udite da cui si espande e dilaga la gioia infinita e profonda che questa nonna avverte tra pensieri e ricordi, assaporando accanto alla nipotina la sua infanzia, la sua quasi-voglia interiore di ridiventare bambina a sua volta.
Dal primo vagito, passo dopo passo, nonna Marisa compone e dipana una canzone amorosa senza pari, intrisa di tenerezza poetica che riempie, “cornucopia d’amore”, per una cuna ritrovata, ricolma d’aliti…”. Ai lettori il premio di una lettura colma di emozioni accanto a una gabbianella implume che l’autrice ci dona in modo sapiente e generoso, come solo può fare una donna, specie se donna d’alta poesia.
Aldo Cervo
gennaio 2008
Tenerezze di nonna, sensibilità di poetessa, perizie di scrittrice si armonizzano nel bel dono realizzato per la nipotina. Le liriche seguono il cadenzar delle lune (poetica variante di mesi), rappresentando il naturale, progressivo relazionarsi della creatura con gli elementi della vita. Il dolce sorriso della bimba si riverbera nell’armonia angelica del verso.