Nazario Pardini – Dal fuoco etneo alle acque polesane
Dal fuco etneo alle acque polesane
Una poesia calda, di epigrammatica inclusione umana, dove la Toffanin, col suo solito stile di euritmica sonorità impreziosito da unità sintagmatiche di proteiforme valenza, allunga il tiro alla scoperta della luce, delle origini attraverso il richiamo dell’home. Sì, sono le radici il fondamento di questa silloge, è da lì che la Nostra parte per cercare, con ossimorico gioco contenutistico-verbale, luoghi altri, altra luminosità, altra pace, altro mondo di fuoco e trascendenza. D’altronde nella sua poesia è stato sempre presente il richiamo all’oltre; l’azzardo a superare il limite; il discrimen; la demarcazione fra la terrenità e l’alcova del poièin. E’ un regno a sé quello dell’arte, un regno dove si armonizzano tutti i malanni dell’umano per trasformarsi in una quiete da nirvana edenico. Sono i capisaldi del poema, l’eticità dell’essere a tenere banco nella sua corsa verso il richiamo dell’eterno. Si parte dalla concretezza delle forme, dall’arcano mistero chiuso-dischiuso etneo, dal prato Perrotta (mutazione di cieli/sul prato Perrotta), dalle ginestre (miti fuochi d’artificio), da un audace colpo d’ala (Spazio immenso mi ruota intorno …), dall’estate padana (Ti invoca la terra padana/ fanciulla dai capelli di grano…), dalle magie della sua terra (E magia di stella/ ancora in volo sono/ su questa mia terra…), dal Fiume Gigante (Mistero mi è questo fiume), dalla sua gente (La gente del fiume/ sospesa al moto dell’acqua…), da Porto Garibaldi (Si stringe il mare/ – fremito di madreperla-), da Ritorno (Ritorno al luogo natale…), dalla sera che si spegne con giostre di canti; e su su con memorie, con vertigini di panica esplosione, con ammicchi a terre e luoghi che la videro volare, con abbracci a sonorità che vestono parole, a doni autunnali di angoli inattesi; fino a LUOGHI AMATI:
Ogni luogo ha lucisuoni segni colori altridilava lapilli l’Etnad’acqua frondosa il Delta.(…)
Un torrente di cromatici riflessi che si porge, sfuma, e ritorna a farsi corpo di un’anima tutta protesa a leggere e a leggersi; a trovare le ali adatte per spiccare il volo verso i giardini del cielo, con nell’anima la storia di argini turgidi d’erba.. bruciati dal sole. Vivezza, univerbazioni, iuncturae di effetto icastico-significante. E voli infiniti verso briciole di felicità:
E voli voli infinitirimbalzi eleganti nell’arianel cielo appena slavato…
Un lancio infinito verso l’azzurro.