Luciano Nanni – Dal fuoco etneo alle acque polesane
Dal fuoco etneo alle acque polesane
Poesia. Il trascorrere dei luoghi è un viaggio, come del resto la poesia che tali luoghi identifica e descrive (e percepisce) con gli strumenti di una lingua portata anche a suggerire quel che non appare. Ma una raccolta, così ricca e composita pur sostenuta da un cifra stilistica riconoscibile a ciascun verso, è l’occasione per introdurci in unmondo umano e spirituale che segna il suo percorso quale unicità, e se tale qualità si può estendere oltre, dobbiamo considerare come qui la materia perda la sua opacità per trasferirsi su un piano più elevato, ancorché intesa e delineare paesaggi o momenti suggeriti dal pensiero e dall’immagine.
In più casi le strofe si espandono sotto l’urgenza di una ispirazione inesausta, che scorre e si perpetua ancorandosi a un principio compositivo e anzitutto ideale. Né mancano quelle aperture cosmiche che fanno della parola un tramite tra l’io e la grandezza incommensurabile di un universo che nasconde il nostro e il suo mistero. Ci sono piccole località che hanno colpito quale elemento significativo: se da un lato la bellezza di quei corpi siderei, riportabile comunque all’umano, sembra annullare la coscienza creativa, dall’altro rispecchia il microcosmo in una dimensione superiore.
A tratti di una sorprendente densità espressiva si alternano momenti di rarefazione, al punto che la forma stessa diviene sostanza. Impossibile quindi non citare questo splendido finale che potrebbe trasformare l’essere in mito: “Era un uomo | rimasto bambino | o un dio silente del mare?” In simile condizione lo spirito si evolve, poiché trascende la parola ed entra nel magico regno dell’ineffabile.