Maristella Mazzocca – Per colli e cieli insieme, mia euganea terra
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Padova e il suo territorio nr. 104/2003
Moderna nella lingua, che non indulge alla letteratura, e nel metro, libero e sorvegliato insieme, questa poesia si colloca entro l’alveo della tradizione più classica della poesia di paesaggio di ispirazione religiosa. Non ignora il turbamento, ne le è estranea la percezione, così umana, del dolore. Ma sente che esso s’inscrive entro un “disegno” di cui tutto è voce ed è segno: dai bagliori di un tramonto al canto delle sillabe che zampilla sulla pagina per farsi poesia.
Forse la percezione di un religioso mistero che aleggia nelle cose è, anzi, il tema centrale di questi versi che ritraggono i Colli Euganei secondo le mille sfumature di un paesaggio che dispiega una tavolozza sontuosa di immagini e ritmi: dall’oro fulvo dell’autunno più maturo alla purezza diafana dell’alba, dall’onda viola del crepuscolo in cui l’ombra si addensa allo squillo delle ginestre che erompe sui pendii. Riconosciamo, nei versi, l’umile flora quotidiana che tutti abbiamo amato, ma tradotta in un ritmo che conquista, nelle prove migliori, uno slancio di danza che si fa canto e preghiera, abbandono e tripudio. Andrea Zanzotto ha parlato per queste liriche, nella Postfazione che sigilla il volume, di “laus vitae”. Mario Richter, autore dell’Introduzione, ha parlato, con l’intuito esatto di sempre, di una intima unità che, implicita nel titolo, si manifesta poi, nel fluire dei versi, come una sorta di “primordiale fiducia nel creato e nel suo senso”. Riposa forse proprio in quella coscienza il nucleo ispiratore di questa poesia che tutto sente come privilegio e dono e fa, di ogni visione, un canto di lode spiegata, un teso, affettuoso dialogo tra creature e creatore. Traspaiono, nei versi, contenute ebbrezze, tripudi dell’anima che osserva il paesaggio e se ne lascia inebriare come al cospetto di un’armonia che rappresenta l’intima legge del creato. Uomini e cose sembrano muoversi all’unisono, componendo, in “anelli di sapienza infinita, quel filo puro d’amore che regge tutto il peso dell’esistere e sa decantare in serenità certa ogni tentazione di inquietudine. Di quella serenità, tradotta in felicità di sillabe e suoni (su cui si è soffermato con perizia Luciano Nanni) i Colli Euganei sono, insieme, lo spazio e la condizione di esistenza.
Lì si conservano le consuetudini immemori di un’antica bontà contadina, lì il ricordo della gioia irriflessa dell’infanzia, lì lo specchio che fa, di ogni giorno che si annuncia, un misterioso preludio d’amore.