Maria Rizzi – Recensione La stanza bassa dell’attesa

Ho avuto la gioia e l’onore di leggere “La stanza alta dell’attesa” e non ho dubbi circa la nuova creatura di Marisa Toffanin. Le isole della memoria hanno scopo rievocativo e catartico. Ricostruendo il passato si ricrea il tessuto identitario della famiglia e della comunità di amici. L’autrice patavina può attingere dal pozzo dei ricordi linfa sorgiva. Ha vissuto esperienze importanti, che donano il senso del vivere insieme, di donare alla Cultura essenza autentica, di crescere nel bello, nel vero, nel sofferto e amato. Conosco le vicende che hanno caratterizzato gli anni giovanili di Marisa attraverso altre sue magnifiche opere e credo che in tempi bui, come quelli che attraversiamo, possano rappresentare importanti squarci di luce. I suoi genitori sono stati esempi fulgidi di famiglia. La vicenda del padre commuove e insegna che non esiste strazio che possa lasciare cicatrici indelebili. L’amore, l’unione, rappresentano la grande cura. Inoltre Marisa ha conosciuto la Padova degli illustri poeti e scrittori … cito Zanzotto, che arricchivano la sua interiorità e il mondo nel quale cresceva. Fioriva il bello e raccontava al mondo che ‘nati non siamo per viver come bruti’… Grazie Marisa!