Luisa Segato – La stanza alta
La stanza alta dell’attesa tra mito e storia
Cenacolo di Poesia 13.02.2020
Marisa non si adagia nell’ozio, brucia del sacro fuoco della letteratura e continua a pubblicare lavori sempre più densi e stimolanti. Noi, suoi fedeli lettori, conosciamo ormai il suo linguaggio semplice e fantasioso, la sua inarrestabile profusione di immagini delicate e cangianti come il suo pensiero sempre inclinato al positivo ed al bello.
Confesso di essermi avviata alla lettura di questo libro con l’aspettativa di trovarvi una poesia più alta, un salto di qualità, un racconto che cogliesse ciò che è universale e quindi nell’infanzia di ciascuno, anche nella mia stessa, trascorsa sullo sfondo dell’Abbazia. Nella mia infanzia appresi che ciò che conta si vive nel segreto del cuore e non importa tradurre in parole.
Avrei desiderato da Marisa (assurda pretesa) una scrittura più pudica ed essenziale in cui riconoscermi.
Devo alla fine ringraziarla per aver esposto l’anima sua all’altrui lettura.
Nel testo si incontrano lampi di struggente intensità, come la poetessa ci ha abituati ad aspettarci, e riflessioni che esplicitano il filo conduttore sotteso nell’opera.
La madre vestale della casa
tenuta viva dalla sua speranza
Sono la nascita la morte insieme
la linfa che percorre la vita
in germogli inattesi
senso del nostro procedere
Questo andare a ritroso nel tempo
indagando invano le cose
….
Ma non tanto nell’analisi di particolari aspetti mi sono soffermata quanto nella ricerca di un universale che valesse come rivelazione di autentica umanità.
Al di là di persone, nomi, luoghi e situazioni, nel linguaggio sempre nobile e sovrabbondante mi è sembrato di cogliere come un sapore di formule preziose di rito, omaggio al sacro nume di una vita in divenire.
L’onda di questo sentire porterò con me dall’opera di Marisa pensando a me stessa e a tante diverse situazioni in questi tempi drammatici.