Luigina Guarasci – E ci sono angeli

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Il Filorosso nr. 50/2011

Gli angeli sono creature immateriali e estremamente ammalianti capaci di colpire l’immaginario collettivo anche di chi cattolico non è; l’idea di queste presenze benevole che accompagnano e proteggono la nostra vita non può che essere confortante soprattutto in periodi di grande solitudine. Ma gli angeli di cui parla Maria Luisa Daniele Toffanin non sono tanto questi incorporei messaggeri ma angeli di carne e sangue, angeli bambini ma anche angeli adulti, noti o sconosciuti, con la missione di proteggere i bambini-angeli sfortunati, violati, perduti.

Il libro della Toffanin è diviso in tre partiture; un andante, in cui il canto si dispiega di fronte al grande mistero della vita: “ogni vagito | ha l’universa vita | racchiusa dentro” .

Talora l’abuso o un uso impoverito sciupa e svuota parole che rimandano a momenti forti della vita: l’amore, la nascita, l’infanzia. La poesia può ridare splendore alle parole che ri-suscitano echi profondi nel cuore, stupori ed incanti. “La vita in campi si brucia | ma dal dolore risorge | in minuti misteri pasquali | E ancora nell’ocra del prato | il larice spento e tutto riacceso | da rubini innocenti | sicura promessa ancora di linfa”. Una vita nuova è il dono che Dio consegna all’uomo come segno che, nonostante tutto, non si è ancora stancato di lui. “Infanzia-cuna | ove la tenerezza di Dio | depone sogni di luce | per albe nuove sulla terra”.

I piccoli, germogli, cuccioli, bimbi hanno la forza immensa della vita nuova e dell’innocenza ma sono fragili e indifesi e la terra è popolata da tanti nuovi erodi. Il tono della seconda parte del libro si innalza, vibra di fronte a tante innocenze violate: “empie ombre scivolano in file | rubano ovunque sogni bambini […] l’ora è spenta d’ogni stupore | lacrima l’aria”.

Ma se ci sono nuovi erodi ci sono pure nuovi Angeli “vincastro d’amore” che ridanno nei luoghi del dolore, della guerra e della violenza speranze di cieli puliti e di sorgive di acqua pura.

Sono scenari che toccano le zone più buie e desolate del dolore umano, più desolatamente tragico perché è un dolore innocente, un dolore bambino: la guerra, la faine, la lebbra, i topi-bambini delle fogne di Bucarest, i bambini violati, i meninos de rua, i bambini-farfalla di Terezin, i bambini di Beslan e tanti altri accomunati da una fragilità che, invece di essere custodita e difesa, diventa oggetto di ogni umana perversione.

Ma ci sono Angeli… angeli di carne che rendono umani quei luoghi deserti di speranza, poeti noti e anonimi che diventano testimoni: “angeli salvate l’anima del mondo | naufraga nel suo iterato orrore.”

Nella sezione finale il verso si fa più intimo e disteso, nella contemplazione del miracolo che si è incarnato nella piccola Giulia, che viene contemplata dal suo primo schiudersi alla vita “fu un mattino | nel vento delle rose ottobrine, il primo tuo vagito udito” , e per più di un anno cantata, passando da stupore in stupore, cantata dalla grande-mamma che la cova nel nido del cuore: i primi sorrisi, i primi confusi e teneri balbettii, i primi incerti passi; il tempo lineare si annulla, si dilata, si restringe: “smemorarsi e dolce | nell’uovo dell’infanzia | rinascere innocenti in pasquale attesa” . C’è una circolarità del tempo ma anche dello spazio “all’ombra dell’albero dei ciucci | con papa, mamma, nonni | Giorgio, Gigliola | il gatto Ribes due pesci rossi | ovvero la famiglia-suo presepe” . Ma il cerchio che è difesa, protezione, sicurezza, certezza di affetti non può essere chiusura al mondo e allora: “i bambini del mondo stretti | in un girotondo di gioia” sono segno di un sogno che si realizza “può fiorire la rosa del deserto | se l’accende la Tua pioggia di luce!”.