Lucia Bonacci – Pensieri nomadi

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Il Filorosso nr. 60/2016

Silvana Serafin, professore ordinario di Lingua e Letterature ispano-americane presso l’Università di Udine, nel suo volume, Pensieri nomadi. La poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin, presenta la vita e le opere della poetessa patavina Maria Luisa Daniele Toffanin.

Nella prima parte del libro, l’autrice offre una dettagliata ed interessante descrizione della vita personale della Toffanin e ricostruisce, con dovizia di particolari, la sua produzione letteraria, definita “originale”, con il significato di “origine”, di poesia che trae la propria forza dall’interno di sé, dalla ricerca di un percorso che muove i propri passi dalla “casa-cuna”.

In un secondo e appassionato excursus, la Serafin analizza le raccolte poetiche dell’autrice, nelle quali si assapora un gusto raffinato per i grandi poeti italiani del primo ’900, così come comun denominatore è il concetto di memoria, ossia di trasmissione della conoscenza (dal verbo latino tradere) che caratterizza, in effetti, la stessa vita e le stesse azioni quotidiane della Toffanin, in cui passato e presente si intrecciano in un gioco continuo.

La carrellata inizia da Dell’azzurro ed altro del 1998, raccolta spirituale e insieme etica; prosegue poi con A Tindari da un magico profondo del 2000: la Sicilia apre digressioni sul mito e sulla lettura di questo in chiave moderna. In Per colli e cieli insieme mia euganea terra del 2002 si decanta l’amore per la terra natia e si eleva alto il grido verso l’amore per la conoscenza, intesa come verità, luce ed eternità. In Dell’amiciziamy red hair del 2004 si celebra il sentimento puro dell’amicizia che, in questa circostanza specifica, ha legato due donne in un profondo cammino di vita vissuta, prima che l’una si spegnesse prematuramente. Iter ligure del 2006 è un’ode al viaggio, tema che apre lo spunto per interrogarsi sulle domande che più attanagliano l’uomo, cercando di trovare conforto nel mare e nel ricordo di Montale.

Fragmenta del 2006 raccoglie attimi di vita della Daniele Toffanin dal 1995 al 2005, in cui ritornano, tramite una nuova ricerca del verso e un sapiente uso del mito, i temi dell’arte e della bellezza come strumenti di conoscenza e amore per il passato, il tutto legato dalla pregnante presenza della figura femminile. In E ci sono angeli del 2011, riappaiono i temi cari all’autrice, uniti ad un senso di rabbia e stupore per le ingiustizie subite dai bambini.

Silvana Serafin spiega l’opera dell’autrice padovana anche con richiami ad altre autrici dell’America Latina, tra cui Syria Poletti e Sor Juana Inés de la Cruz, ed affida il racconto della poetica della Toffanin a diversi amici/critici, anche di fama internazionale, che si sono addentrati nei suoi componimenti: Andrea Zanzotto, Sirio Guerrieri, Giovanni Ponchio per arrivare ad Emilia Perassi e Mario Richter.

È il nomadismo del pensiero la caratteristica della poetica della Toffanin più volte ripresa e sottolineata da Silvana Serafin, la quale ritiene, inoltre, che questa libertà di espressione sia il frutto di un passato pieno tra le mura domestiche, frequentate da gente appassionata di letteratura e di una “stanza bassa”, in cui la madre organizzava con lei, le cugine e le sue allieve recite e spettacolini.

Il nomadismo si rivela e si scopre anche nella natura, in viaggi in solitaria alla scoperta di sé e del proprio mondo interiore, in un rapporto in cui si rivaluta il dono del valore-Parola, in cui il “divino” diventa “presenza”. Anche il linguaggio si sostanzia di vari linguaggi e sapiente è il ricorso alle strutture metriche e alle figure retoriche, scaturite dall’anima, seppur sottoposte a revisione, verso “una meditazione ulteriore sulla parola in una continua ricerca di verità” (p. 71).

Il libro si avvia alla conclusione, portando seco l’appendice “Da traghetto a traghetto per non morire” della Daniele Toffanin, dedicata al devoto amico Maurizio.

La raccolta, inedita, si compone di quattro parti, in cui Lampedusa, isola dal paesaggio mozzafiato, soprattutto nella prima parte (“Nello spazio – Tempo del mare e dell’isola”) diviene strumento per l’autrice patavina di indagare il rapporto tra gli uomini, “il creato e il suo Creatore”; sulla triangolarità dei colori, in cui le tonalità del blu diventano stadi continui dell’anima e sulle sensazioni create dal riflesso di “acqua-mare-vita”, in una visione tendente all’infinito di Sé.

L’autrice, in chiusura di ogni suo componimento, lascia una spiegazione dei versi appena letti, quasi un’anticamera di quelli successivi.

La seconda sezione – Incontri – offre la dinamica relazionale del molo e dei pescatori che vi lavorano, indispensabile elemento per l’autrice, attraverso cui richiama il legame con le sue origini, simboleggiato anche da un “aski” festoso e dal rapporto “casa-duna”/”casa-immensa nave”.

In Quesiti di mare ci si interroga sul perché dell’esistenza e viene presentato l’uomo del mare, di cui la Toffanin osserva le fatiche del giorno e ammira l’antica saggezza, quasi una forza divina; quella stessa forza che non interroga il mistero, poiché è essa stessa mistero. Ma nel mare e nel cielo ci offre risposte.

Nell’ultima sezione, Contatti di ora in ora in voli e canti vesperali, la poetessa veneta apre la sua riflessione al tema del volo-viaggio, del traghettare e del tramontare del giorno, il momento e i colori ideali per pregare, per meditare sulla propria esistenza, sugli addii legati ad alcuni luoghi (Lampedusa, Capo Grecale), preludio a nuovi orizzonti e ad un continuo movimento di mare-cielo che, ancora una volta, invita a nuove scoperte, al puro nomadismo della sua vera poesia.

In tutta l’opera, ad avviso di chi scrive, di particolare rilievo è il sapiente utilizzo delle gradazioni del blu che, in maniera armonica, aiutano nella comprensione dell’animo della Daniele Toffanin – e di ognuno di noi; si passa dalla cristallinità e dalla purezza dell’acqua, all’azzurro acceso del cielo, “nostra fame d’infinito”, per arrivare al cobalto (“…nell’arcano cobalto/ che bruma l’anima d’inquieto”), colore che descrive perfettamente il groviglio di pensieri e preoccupazioni quotidiani ed esistenziali.

La poesia oggi può considerarsi tale, e così spiega anche Silvana Serafin, solo se riesce a cogliere l’universale nel particolare, se riesce a leggere la realtà per trasfigurarla, se si rivaluta un nuovo rapporto tra etica ed estetica, nel senso di ripensare la bellezza e la poesia per rendere più pura l’anima umana, proprio come è pura la visione della Toffanin, in questo rinvio significativo di mare-cielo