Aldo Cervo – Pensieri nomadi
Pensieri nomadi, della collana Nuove prospettive americane curata da Silvana Serafin, è il consuntivo provvisorio, aperto di sicuro a nuovi capitoli, di un itinerario poetico fecondo, in corso di svolgimento, già da anni seguito con la dovuta attenzione dalla Critica: quello della poetessa patavina Maria Luisa Daniele Toffanin.
Il testo, che condensa nel titolo l’essenza del Pensiero umano, che non può lasciarsi irretire nelle maglie dell’immobilismo sedentario (ed è dunque “nomade” per sua stessa natura), riepiloga nei tratti salienti la produzione poetica della Scrittrice di Selvazzano, le cui radici euganee non potevano non attingere linfa dal fertile humus prodotto, or sono all’incirca due secoli, da un altro “nomade” della Cultura nazionale, tal Iacopo Ortis.
Strutturato per sezioni, il testo s’apre con un Editoriale di Daniela Ciani Forza, dove si discorre sul rapporto strettissimo parola-immagine, alla luce del quale si fornisce poi una sintetica ma pregnante valutazione estetica dei versi dell’Autrice in esame.
Seguono poi l’introduzione, non firmata ma immagino della curatrice Serafin, e – della medesima – una serie di saggi brevi sulle opere della Toffanin, da Dell’azzurro ed altro all’ultima (per ora) delle sillogi, che titola Da traghetto a traghetto per non morire, in ciascuna delle quali si coglie a motivo unitario prevalente “il viaggio”.
Dopo i saggi, il testo presenta tre interviste, la prima delle quali è di Silvana Serafin, la seconda di Maurizia Rossella, e di Pasquale Matrone la terza. Le interviste nascono dall’esigenza – dichiarata – di “comprendere il non detto”, ovvero quel che diremo il sottosuolo umano e culturale da cui fiorisce la poesia della Poetessa intervistata.
A tal punto del lavoro, le pagine a seguire sono di critica letteraria, e recano firme autorevolissime che, riportate nell’ordine, segnalano i nomi di Bino Rebellato, Andrea Zanzotto, Sirio Guerrieri, Giovanni Ponchio, Graziella Corsinovi, Emilia Perassi, Norberto Villa, Paolo Ruffilli e Mario Richter. Naturalmente entrare nel merito di ciascuna delle pagine condurrebbe ad altrettanti capitoletti di critica della critica snaturando lo spirito di semplice recensione del presente scritto. Mi limito pertanto a sottolineare il giudizio positivo pressoché unanime circa lo spessore poetico dell’Autrice veneta, implicito peraltro nell’attenzione stessa riservata alle diverse sue sillogi a tutt’oggi date alle stampe.
La parte conclusiva del volume (che reca in Appendice le liriche della raccolta Da traghetto a traghetto etc.) è costituita dalla bibliografia opportunamente distinta in Opere dell’Autrice, Bibliografia critica sull’Autrice, Bibliografia generale e Sitografia. Nulla dunque si trascura nell’ampio lavoro di Silvana Serafin, un “consuntivo provvisorio” (come è piaciuto a chi scrive di definirlo in esordio di pagina) del quale la Critica della contemporaneità e quella degli anni a venire, occupandosi della poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin, non potrà non tener conto.
Da traghetto a traghetto
Sulle orme di Ulisse (l’un lido e l’altro vidi infin la Spagna…), in un viaggio mirato – certo! – anche a conoscer delle genti l’indol, ma più ancora a cogliere nello spettacolo primordiale e “innocente” degli umani elementi connessioni paniche con gli inesplorati abissi di che si costituisce il nostro subconscio e – dei medesimi – possibili allegorie, Maria Luisa Daniele Toffanin volge in versi l’esperienza di nauta meditabonda per i mari a sud della Sicilia, dove le isole di Lampedusa e di Linosa offrono alla vista del navigante il fascino della loro primitiva, selvatica bellezza.
Ma il viaggio, e il soggiorno in queste terre dalla fisionomia geoetnografica così marcatamente diversa da quella del continente attivano – per così dire – nella poetessa i recettori sensitivi e dello spirito, in lei già notoriamente ipersensibili, dando luogo a una effervescenza speculativa e creativa che si fa parola, che si fa pensiero e poesia.
La “talassica” silloge (il mare ne è motivo unitario) si distribuisce su quattro sezioni in ciascuna delle quali, pur mutando la visione prospettica delle cose, il complesso mondo interiore dell’Autrice dilaga come in una tracimante piena di problematiche umanitarie:
Ci sono altri uomini ancora
che da amate terre rifiutato il vivere
sospinti da parole di vento-inganno
di caini-nuovi caronti di scafi-
naufragano qui tra gli scogli lucenti
la vita tradita in cimiteri d’acqua
…
e di problematiche esistenziali:
Precipiti nel magma profondo
cerchiamo esche più felici sempre
per frenesia perdiamo ali di vita
dimentichi della sostanza dell’esserciquell’azzurro sopra acceso a saziare
la nostra fame d’infinito
con pasture di Cielo.
Avviene allora che il proporsi in trasparenza – attraverso un oblò – di un cielo stellato, l’attracco solenne, in rada, della “gran trebbiatrice” del mare, il conversare notturno di pescatori, il volo di gabbiani ostacolato da Eolo, in una con l’ulteriore, imponente flusso di immagini marine, si fanno motivo di riflessione serrata, di interrogativi incalzanti, di accorato scavo interiore alla ricerca di una risposta che sia risolutiva nel dipanare quell’ enorme mistero dell’universo di fronte al quale scelse di non indagare più di tanto il grande Carducci.
E invece la “poseidonica” Toffanin una ipotesi – almeno – di risoluzione la individua nella infinitudine del mare:
E’ nella tua energia cromatica fantasia
il canto perenne della vita
al potenziale interiore
che muove l’uomo e la storia
su orme di luce duratura.
La struttura formale della raccolta, pur non mancando opzioni ipotattiche (come in particolare nella sezione seconda) fa registrare un incremento delle soluzioni ellittiche, con ricorso a traslati e uso frequente della sinestesia, quasi a render fonicamente percepibili i moti alterni di un animo a volte inquieto, a volte placato di fronte al suggestivo spettacolo della vita.
E di tale “condensa” significante è ben consapevole l’Autrice, come si evince dal bisogno di affidare a commenti esplicativi in prosa, da Lei stessa redatti, un approccio interpretativo (certamente più sicuro per lettori meno attrezzati) ai suoi versi.
Radici classicistiche infine, e misurata apertura alla contemporaneità, in una con l’ innato senso, e gusto, del ritmo si confermano – in definitiva – connotati salienti dell’arte poetica della poetessa padovana.