Laura Nascimben – Il sacro e altro nella poesia di Andrea Zanzotto
Il sacro e altro nella poesia di Andrea Zanzotto
Il volume raccoglie gli atti di una giornata di studio dedicata al poeta a un anno dalla sua scomparsa: giornata organizzata nella bella cornice dell’Abbazia di Praglia per la sollecitudine dell’abate Norberto Villa.
L’esperienza del sacro in Zanzotto consiste prima di tutto nella contemplazione del paesaggio, dell’uomo e della lingua vissuta attraverso la dimensione della poesia. La lettura poetica del paesaggio è frutto, secondo il poeta, di una «fenomenologia interiore» che prevede un percorso di recupero, grazie alla memoria, delle immagini più arcaiche e, quindi, più genuine dei luoghi, in una sorta di regresso epifanico che diventa occasione di meditazione interiore. Così l’ammirazione zanzottiana per i Colli Euganei, come aiuta a capire Antonio Daniele, partecipa direttamente di valori petrarcheschi e leopardiani assumendo una valenza storico-culturale che si manifesta nel suo ripiegarsi all’interno del microcosmo locale e dialettale. Tale conquista, che è avvicinamento al sacro, rivive anche attraverso la storia, nella memoria diretta, o per eredità familiare, dei temi della Grande guerra e della Resistenza: la storia, locale e nazionale, si riversa nel paesaggio, spiega Silvio Ramat, e permea le parlate e le persone (e la poesia trae humus anche mediante il ricordo dei defunti).
Questo non può che determinare un sentimento di religiosità che si rispecchia nell’uomo Zanzotto descritto da Mario Richter come ricco di umiltà, e che in quanto poeta ricerca la sua via privilegiata di accesso alla sfera del sacro nelle sue più varie accezioni. La parola poetica zanzottiana ha il compito di salvare «l’immagine di una bellezza tanto illusoria quanto necessaria […] alla stessa salute-salvezza dell’essere umano» conclude Francesco Carbognin (p. 76); essa permea uno stile ‘difficile’ che fin dalle prime prove di matrice ermetica si traduce nella denuncia della sacralità di un paesaggio «ormai scheletro con pochi brandelli» (Ligonàs in Sovraimpressioni, 2001). Lo stesso linguaggio evocativo che supera l’idea di una fede particolare e che mira ad essere onnicomprensivo alimenta una poesia vissuta come «proposta qualitativa», mai semplicemente realistica e mai convenzionale.
L’impegno religiosamente umanistico del poeta affiora nelle testimonianze che chiudono il volume, nei contributi di Padre Espedito D’Agostini, al quale piace ricordare l’incontro di Zanzotto con padre David Maria Turoldo, e della moglie Marisa Michieli. E lo zelo del poeta diventa tangibile nella traduzione inedita della lettera di San Paolo ai Colossesi (in origine destinata a un progetto editoriale di Neri Pozza risalente agli anni Sessanta) oltre che nel ricordo Un’amicizia fra noi leggera di Maria Luisa Daniele Toffanin pubblicati in appendice. Un CD-Rom accompagna gli atti con le letture di Federico Pinaffo, per confermare le incursioni zanzottiane nel sacro con il vivo ascolto di alcuni componimenti.