Giuseppe Ruggeri – Appunti di mare

Pubblicata su:
La Gazzetta del Sud nr. 10/2013

Appunti di mare

C’è la Sicilia con le sue fascinazioni nascoste, il suo oscillare perpetuo di acque e terre nel grandangolo del mistero lirico nella raccolta Appunti di mare firmata dalla poetessa padovana Maria Luisa Daniele Toffanin. Membro di associazioni culturali prestigiose e autrice prolifica (“Fragmenta” una delle sue ultime raccolte, pubblicata da Marsilio) la Toffanin contribuisce da tempo a creare un fervido ponte culturale tra il Nord e il Sud d’Italia.

Da sempre innamorata della Trinacria e dei suoi miti, la Toffanin, artista cara al grande Andrea Zanzotto che ne ha sottolineato la “consustanzialità” al dolce paesaggio euganeo che li accomuna, affida a questa silloge, preziosa per stile e veste editoriale, la memoria di due distinti viaggi che mettono in luce la sua passione incondizionata per lo “spazio-tempo” dell’isola. Il primo viaggio ha come meta Tindari e le sue “reliquie di gloria / in tempo remoto crollate sepolte / ricomposte in armonia / di tessere musive / da luce che non può morire”. In questa “roccia di antiche rughe” la poetessa indugia per nutrire la sua ispirazione, attenta a cogliere “suoni ora corde / di amore infinito / per stringere / in nodo di armonia / l’orizzonte di acque e terre”. Come non riandare all’ascesa dell’”allegra brigata” quasimodiana lungo il colle scabro come l’animo del poeta costretto “amaro pane a rompere” altrove dalla sua terra?

Il silenzio impassibile della natura fa da sfondo alla contemplazione rapita dell’autrice che affida al mistero del Creato la risposta all’eterno enigma del divenire. Da isola a isola si compie il secondo viaggio verso Lampedusa nel corso del quale, “di traghetto in traghetto”, la Toffanin s’immerge nella suggestione di quel mare aperto dove l’alba è “l’ora più cobalto / che argentei guizzi di stelle / piangono di gioia al loro esserci / nell’eterna luminaria / e insieme di struggimento / al nostro vivere-abbaglio / segno tracciato nell’acqua nell’aria / che rapida di sé risucchia / l’umano fragile guscio / e la sua vela d’amore”. Il carisma dell’immenso paesaggio azzurro che circonda la poetessa la induce a riflettere sul rapido passaggio di quelle “effimere gocce inerti alla deriva” che sono le esistenze umane. Esistenze che a volte – com’è avvenuto di recente – finiscono per inabissarsi in quello stesso mare – il Mediterraneo – a cui hanno affidato i loro sogni e le speranze d’un futuro migliore.