Flavia Buldrini – I poeti di Via Margutta..Risorse nel tempo sospeso

L’autrice racconta il periodo buio del Coronavirus trasfigurato dall’estasi creativa della poesia, capace di trasformare il negativo in un punto di forza. L’anima, infatti, è sovrana e non perde la sua luce, se alimentata dalla fede, anche nelle più fitte tenebre: “Un tempo sospeso in sillabe incerte / il respiro ristretto dalle mascherine / il calore affettivo limitato dalla siepe / negati i riti clessidra del giorno. E gelido il silenzio degli immortali monumenti / per le deserte vie ancora ombrate da bare tante / nel mistero del vento virale-terzo conflitto globale. / (…)

Il papa solo per le vie mute, in pellegrinaggio / di dolore cerca nel Cristo salvifico conforto. E voi voi comunicate cabale alle 18 l’ora dei numeri / da mettere al lotto: persone invero affetti rubati / memoria di vita saggezza in un attimo risucchiate / nel marasma virale: son lacrime di vita rimpianto / dell’ultima sillaba non detta del fiore non dato / insieme a una dolce carezza. / Pietà dei morti, pietà dei vivi.” (Un tempo sospeso). La speranza è affidata alla primavera eterna dell’amore che fiorisce nonostante tutto: “Ormai spenta l’etica stella / nel silenzio meditante della rosa di Natale / s’attende una stella chiomata d’oro da cieli lontani / che ci segni il sentiero insieme ai Re Magi / con la luce ispirata della buona novella. / Ascolta ascolta pure questa parola altra / tra i fili ravvivati del telefono / è ancora fiore di vita rifiorita dentro / in aiuole di primule e viole: parole parole vere / fra noi sussurrate tepore della nostra umana primavera / espansa nell’insieme-corolla, o cari incontri virtuali! / Irradiata dal profumo di tre umili viole ieri strette / fra le mani d’erba, or immillate nel vivaio interiore / essenza di rinnovo sempre oltre i più varianti eventi / quale antica promessa attesa garante dei sogni futuri. / La vita fiorita avanza pure sui fili del telefono.” (Urgono parole-risorse nuove).

La bella stagione ridesta lo stupore per le meraviglie del creato che la pandemia ha offuscato, impedendo gli incontri, gli abbracci, le uscite, di cui si serba nostalgica memoria: “Ascolta, nella foschia ci si sorregge come giunchi / stressati dal vento con vegetali abbracci forti / alitanti suoni colori vibranti bellezza / gli occhi tutti rivolti ad oriente, là brilla un astro / mai visto prima raccolto nel cuore trepido della sera / auspicio atteso invocato di nuovo alleluia catarsi / al mistero che avvampa non cede. / Ascolta voci altre vive nell’aria lieve / segno dell’inanellato ciclo quel calabrone ispirato / da turgidi bocci annunzia l’imminenza del rito serbato / dalla gran madre per un disegno che pur procede. / E il mio rosmarino mi porge in questo mezzodì smagato / la tenerezza del primo fiore-azzurra innocenza / che muove memorie: gli occhi miti del padre / sfumati dal tempo, lo sguardo ardente di Alex / presente lontano nel vento virale.” (Doni del mio giardino).

Ci si sente come naufraghi alla deriva del destino ignoto: “Nell’isola deserta per l’onda iterata / di un mare che tradisce la vita, il tuo bilancio / Robinson è l’approdo salvifico ove ribilanciare / l’ago del vivere, reinventare le ore ancora / senza allettanti sirene a perdersi nell’ignoto. / Ma mi mancano misurate voci messaggi d’armonia globale / sussurri di umana pìetas all’universo morire / solo urla di muri sgradinati in vuoto di valori / solo ali nere di gracchianti corvi-empietà dei media / ormai spenti i punti luce in questa landa / desertificata dalla furia virale.” (Naufraga).

Suggestiva è questa poesia dedicata alla grande figura di uomo e di musicista Ezio Bosso: “Esplode il bosso purezza d’arte-creato / bianco profumo intenso di maggio / vita che si rinnova. / Musica di speranza in noi / il verde fogliame alla brezza / in slanci di braccia al cielo. / Immacolata anima così espansa / dal pianoforte all’universa gente / in un colloquio aperto / un abbraccio di note / sgorgate dalle tue mani a cuore / in carezza-rugiada-ardore / Chopin esalava dentro / sempre delirio d’emozioni. / Così nel tempo eterno permani bellezza intima / che si fa armonia-canto di vita. / Fu breve volo il tuo con ali ardite al vento avverso / vibranti alla musica-purezza, interiore profumo / diffuso intorno d’amicizia bellezza intima visiva. / Un vortice di calore avvolge dal tuo artistico spazio / certezza salvifica del bello per l’universo umano.” (A Ezio Bosso).

Significativo è questo simpatico dialogo tra nonna e nipotino, dove s’apprende l’alfabeto primevo della vita: “Tutto è possibile nella vita nonna, tutto è possibile! / Lo pensi lo senti come voce dentro / nel tuo filosofico giocare. / È possibile pure in questa estiva esuberante / congiunzione di sole-luce / o mio ibisco-giallo d’ardore, che il tuo pistillo d’oro / nativo dal rosso cuore, sia esile gnomone / della meridiana floreale stampata nell’azzurro / sentimento del tempo fermato nei petali / in immagine d’oscurità e solarità insieme. / Tutto è possibile Alex pure al seme nel suo procedere / nel nostro giardino svago-rinascita / nello stranito tempo virale. / È possibile pure che uno scricciolo-una piuma di cielo / in noi dilati sconfinati orizzonti di ali / voli altri-sogni oltre la barriera attuale. / Attimi attimi d’intima felicità. / O nostra creativa-mente! O amore per la vita! / Dono da vivere sempre questa vita ora ristretta / riattivando la gioia al volo inatteso ardito nel sole / a un’alba un tramonto di bagliori d’oro.” (Colloquio in giardino).

Il vigore dello spirito trasfigura la realtà con i suoi accenti vibranti: “Non so questo trillo da dove nasca, questo canto già / allungato in coro dilatato / nell’aria in musicali note / so che al risveglio mi crea stupore mi turba / lietamente l’anima sospesa in questo limbo. / Oh melodia segreta dono al giorno così rinato. / Attimo di gioia dentro, canto iterato al vespero / sempre effuso dal mistero, mio input per ricaricarmi / dall’inerzia interiore dal delirio sociale. / Un canto d’insieme che si muta in un assolo del Creato / o divina natura a noi magistra / riverbero d’armonia sempre! / Oh emozioni emozioni vestali del cielo vostra dimora / là si libra la mia anima alata e tutto in me diviene / limpido volo d’umana speranza.” (Emozioni).

La ginestra leopardiana rivive nella clematide, quale simbolo di resilienza e di solidarietà fraterna nelle avversità: “M’imbosco in te clematide / così turgida copiosa / nel rigore dei tuoi flessibili rami / piegati allentati verso il cielo / innocente con i tuoi occhi d’iride / spalancati allo stupore delle cose. / Lì nel mio silenzio mi sento clandestina / in questa foresta lillipuziana / alfine lontana dai livori della nostra civiltà / così scaduta ormai dal retaggio antico / allora che la patria era comune bene / come un credo come una fede / ora che questa nostra terra è senza patria. / E lui che mi segue i pensieri fra le foglie / mi invita a confidarmi nel simile sentire / in quel rifugio intimo di ardore acceso all’insieme / creativo in nuove tecnomagie culturali. / Noi tutti uniti da mazzi di clematide / stretti fra le nostre braccia / sostanza affettiva amicale! / O gentile clematide che fiorisci pure / il montano bosco sigillo sei vegetale / garante del tempo floreale / risorsa a noi etica estetica / riflessa nei tuoi occhi pervinca / riaperti al mattino / come all’infanzia del mondo.” (A te clematide).

I versi di Maria Luisa Daniele Toffanin, improntati ad un intenso lirismo, sono un inno alla vita, anche nelle condizioni più ostili, quale valore assoluto e trascendente che si rinnova al miracolo di ogni nascita: “No, non può morire il mondo / se la luna col suo candore immacolato / come la prima notte della Terra / illumina ancora il tenebroso cosmo. / No, non può morire il mondo / se pronuba ispira riti d’amore / ad una donna nutrita / d’ardore-coraggio / per una nuova creatura. / No, non può morire il mondo / se anche una sola madre / arde di fede immensa nella vita / che in lei fiorita avanza. / No, non può morire il mondo / nello stupore di questa primavera / di essenze colori promesse / tutt’intorno rinascita rinnovo. / No, non può morire / se nei silenzi virali delle stelle / brilla sempre il respiro di Dio / a ogni alito di vita novella / annuncio di Resurrezione.” (Per una nascita).