Eva Zandonà – Florilegi femminili controvento

Maria Luisa Daniele Toffanin è un’autrice padovana di Selvazzano che è stata insignita di prestigiosi premi letterari.

Promotrice di iniziative culturali ed educative, collabora con dedizione con l’associazione “Levi – Montalcini”, volta al sostegno, all’assistenza e all’orientamento scolastico dei giovani, e organizza nelle scuole laboratori di poesia per avvicinare in primo luogo i ragazzi a questa forma d’arte, che purtroppo al giorno d’oggi sembra ormai essere caduta in disuso, desueta, in un mondo non più abituato a soffermarsi a riflettere, osservare, comprendere le sue stesse emozioni.

Fin da quando era bambina ha sempre nutrito una fervente passione per la scrittura, ma anche per l’arte, in ogni sua sfaccettatura.

Tuttavia ha iniziato a scrivere in versi in un periodo buio della sua vita, un «tunnel di dolore», lo definisce in un’intervista: è stato in quest’occasione che ha avuto modo di lasciarsi guidare verso la risalita, di scoprire la funzione salvifica della poesia. Si è trattato di un incontro fulmineo, dunque, quasi un amore a prima vista.

I versi sono diventati catartica fonte di consolazione, di espiazione, di recupero del proprio equilibrio interiore, poiché sovente “scrivere” ha il potere di far liberare, di far aprire completamente dinanzi al dolore o anche al solo turbamento, di rendere vulnerabili, ma soltanto per permettere poi di riuscire a percorrere la via d’uscita, e di approdare nuovamente alla serenità perduta.

D’altra parte “poesia” è anche innata e autentica esigenza di comunicare, di trasmettere, innanzitutto, ma anche di veicolare un messaggio. E “Florilegi femminili controvento” è venuto alla luce proprio con questo elevato intento.

Ma già facendo alcune considerazioni sul titolo si possono cogliere gli aspetti fondamentali dell’opera.

In primo luogo “femminili” da sé illustra qual è il fil rouge che percorre l’intero libro: la tematica della donna.

Florilegi” fa riferimento alla scrematura, alla rosa di liriche scelte che la scrittrice ha composto nel corso della sua vita. Il termine in sé tuttavia rimanda indubbiamente anche al campo semantico dei fiori: la componente floreale gioca infatti un ruolo peculiare in molteplici poesie.

Il fiore viene abilmente associato alla figura femminile, per delinearne i dettagli che la connotano: in tal modo l’autrice riesce nell’obiettivo di proiettare nella mente del lettore immagini di soavità, purezza, leggiadria che accomunano questi due soggetti, in un connubio dal potente significato evocativo.

Le donne prese in considerazione vengono pertanto adornate di una veste di unicità, attraverso questa loro associazione a fiori particolari, sui quali i nostri occhi non si posano così frequentemente: espediente che già in partenza sottolinea il fatto che siano contraddistinte da qualcosa di fuori dal comune.

Ma continuiamo ora a soffermarci sul titolo: abbiamo analizzato “florilegi femminili”, non rimane che “controvento”.

Con quale accezione l’autrice può aver definito le sue liriche controvento?

Il suo libro raccoglie exempla di grandi donne, famose e non, che hanno saputo dare con orgoglio il loro contributo in ambito familiare, sociale e nel mondo (come nei casi di Madre Teresa di Calcutta e Rita Levi Montalcini). Donne per le quali la scrittrice nutre stima e ammirazione, dunque, ma anche donne che ha incontrato lungo il suo cammino di vita: quelle appartenenti al suo nucleo familiare (la zia, la madre, la nipotina…), le amiche, ma anche quelle che ha avuto modo di conoscere tramite l’arte, come nel caso di una poesia la cui destinataria è nientemeno che la Gioconda.

Tutto questo per l’intento che vuole avere questo libro: la donna, portatrice di vita, ha secondo l’autrice il compito, inserita nella famiglia, nel lavoro, nel sociale, di riportare in auge quei principi che sembrano oggi ormai smarriti: il senso del sacrificio, la concezione della vita come un dono, la vocazione al rispetto per se stessa e per gli altri, in modo tale, come fine ultimo, da tenere ben saldo quello che è il valore del nucleo familiare, cellula prima della società.

Ecco la ragione di quel “controvento” presente nel titolo: si riferisce a questa visione per la quale la donna in primis deve cercare di difendere e proteggere strenuamente la famiglia. È una posizione un po’ controcorrente, quindi, quella assunta dalla signora Toffanin. Si tratta per questo motivo di un libro che è al contempo esaltazione e provocazione, nei confronti del genere femminile:

“esaltazione”, poiché di fatto l’autrice mira a farci comprendere l’immenso potere di cambiamento che possiede la donna, nel momento in cui riesce a mettere a fuoco la potenzialità positiva che risiede in lei;

“provocazione”, invece, perché pur mantenendo la sua libertà nell’ottica del raggiungimento della parità dei sessi, questa non può entrare in competizione con l’uomo, e soprattutto, non può permettere per prima che principi che oggi sembrano fuori moda, quali “pudore” e “sacrificio”, vengano così svalutati. Ne sono esempi il modo in cui per esempio noi giovani siamo particolarmente e costantemente bombardati, soprattutto nei social, da questa nuova filosofia di esporre il corpo come un oggetto, al pari di una merce, di un prodotto, e il modo in cui il senso della fatica e della rinuncia, per l’appunto, viene paragonato a scontentezza.

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A tal proposito, in una nota dell’ autrice a inizio libro, leggiamo:

“In queste storie di donne rappresentate in dediche, immagini domestiche, incontri, in floreali composizioni sono ricorrenti temi quali rinuncia, sacrificio, pudore, vocazione, dignità, espressioni proprie di un linguaggio ormai desueto. Forse coniugate nel paradigma dei fiori e piante garanti di naturali universali verità, potranno gettare semi per nuove intuizioni, donare gocce di stupore, incantesimo per una rinata armonia interiore, familiare, sociale? Che il profumo ci inebri!”

E lasciamoci inebriare, dunque, dalla lettura di queste poesie, chiavi di lettura non solo della scrittrice stessa, ma anche del mondo odierno.