Antologia critica a Segreti casentini
Giorgio Bárberi Squarotti
… sono doni preziosissimi i tre volumi della Sua poesia sempre altissima e sapiente. … Ho subito letto le tre (diverse e ugualmente maestrevoli) raccolte dei Suoi versi: quelli casentini sono luminosi, festosi, gioiosi di paesaggi e di primavera, mentre sono tante la riflessione e la commozione della fatica del vivere e l’angoscia della morte nel libro dedicato a Sua madre, fra pensiero e strazio ma composto, fiducioso nella certezza che tutto avrà alla fine un senso, e la parola poetica ne è il preannuncio. Molto complessi sono i Florilegi femminili: persone, memorie, paesaggi, stagioni con una ricca varietà di ritmi e di immagini.
Grazie…
Monica Salvetti
Premio letterario “Il Litorale”
“…che sia corda lanciata dal cielo/ un albero gemmato di purezza/ una foresta di luce illibata / irradiata dall’Alto? / per elevarci oltre/ la quota infima di terra/ l’empia miopia umana…”. Questo è il “Quesito” (titolo della prima poesia) che ci pone all’inizio della sua silloge la poetessa Maria Luisa Daniele Toffanin. La risposta sta nelle successive poesie della raccolta, dove la natura, raccontata, più che descritta, nella sua meraviglia di colori, suoni e rumori, con versi fluidi e musicali e con scelta lessicale sempre elevata, accurata ed evocativa, è rappresentata come mezzo di elevazione per l’uomo, come mezzo di apertura mentale e al contempo spirituale (“luce esplosa dalla/ pietra-miracolo/ che accende lo spirito/ a nuove visioni), come rimedio alla tristezza (“fragile magia quasi malia d’anima/ che la mestizia umana scioglie/ in rivoli di gioia), ma soprattutto come tramite per raggiungere il divino (“noi da magia confusi/ da mistico stupore accesi..).
Con la complicità del fascino e del misticismo del paesaggio casentino, luogo d’ispirazione della poetessa, le poesie di Maria Luisa Daniele Toffanin sono un invito a immergersi anima e corpo nella armonia cromatica e sonora della natura, quasi una teofania, per innalzarsi dalla condizione umana e congiungersi al divino (“E l’anima da foschie spenta / s’illumina a nuovo orizzonte/ riflesso di Mente altra/ soffusa tutt’intorno / nel creato e le sue creature”). E torna piacevolmente alla mente “il naufragar m’è dolce in questo mare” leopardiano.
Mario Richter
In questa silloge si riconosce con chiarezza la voce più fortemente ispirata di Maria Luisa Daniele Toffanin. Vi si ritrovano le sue immagini più intime e giuste. Le parole sapientemente accordate e accompagnate dai ritmi più appropriati danno viva espressione a sentimenti difficili e delicati, permettendo di attraversare con leggerezza la coltre umana e di raggiungere l’Oltre con emozioni sempre nuove e forti.