Maria Elisabetta De Stefani Zaroli – Felicemente sorpresa
Ho letto alcuni libri di poesia di Maria Luisa Daniele Toffanin e devo confessare che sono rimasta felicemente sorpresa per l’intensità della poesia e per l’originalità dello stile. È una poesia densa, pregna, tesa.
Parole dense di concetti; concetti rafforzati che danno nuova forza, insolita a tutta la sua poesia. Accostamenti arditi con esiti spesso stupefacenti. Una tensione, un’urgenza così forte io l’ho avvertita solo nella poesia di Marina Cvetàeva; a volte sembra tendersi in un grido.
È una struttura impegnativa, anche per chi legge. Per me è come scalare una montagna irta di picchi, vette, cime. Lungo il percorso improvvisamente si aprono squarci di luce abbagliante che accendono di colori più intensi tutto il paesaggio attorno.
Sovente mi sorprende lo stupore per visioni inaspettate. La salita non è senza sforzo; avverto una tensione interiore che sottende anche una ricerca personale volta a una conquista. È una ricerca del divino riflesso nel mondo, nella natura, nelle nostre vite umane.
Le mie sensazioni, impressioni che non riesco ad esprimere esaurientemente. Attingo perciò alla visione angelica di Rainer Maria Rilche e dedico all’autrice:
dalla “Seconda elegia di Duino” (1922)
Teorie sublimi
di gioghi alpestri. Creste porporine
d’ogni cosa creata, ad ogni aurora.
Pollini del Divino rifiorente.
Giunture della luce. Itinerarii.
Troni. Scalee.
Spazi essenziali. Scudi di delizia.
Tumulti di tripudio tempestoso…
E poi, repente, – ad uno ad uno – specchi
che la loro bellezza defluita
iriattingono su, nel proprio volto.
Rainer Maria Rilche
Mi perdoni l’accostamento ma io l’ho sentito appropriato. E per il dono della poesia condiviso ricordo:
– Tutto ha dato –
chi un canto ha dato.
Marina Cvetàeva
“Per colui che morendo ha lasciato scritto
un solo verso bello, ha reso i cieli
e la terra più ricchi”
Fernando Pessoa