Intervento alla presentazione di “Appunti di mare” di Maria Luisa Daniele Toffanin

Firenze, 09 ottobre 2013
Palazzo  Medici Riccardi

«Fin dalla sua prima raccolta di liriche Dell’Azzurro e altro (1998), l’Autrice ha mostrato espressioni liriche e tematiche di fondo che saranno comuni a tutte le raccolte successive.

La sua poesia infatti parte sempre da un’osservazione stupita del Creato che si esprime in pure impressioni. Per questo motivo è stata definita “impressionismo in versi”, “acquarelli poetici”, “rivelazioni della natura” che sono la spinta iniziale alla sua creatività: “E dentro sento / un brulicare denso / di colori e guizzi / di stemperarli in acqua ardente / di parole nuove”.

Da qui, da questo punto emozionale, nascono, subito dopo, la riflessione e il pensiero, cioè lo spessore vero di liriche intessute di un mondo di memorie e di tempo vissuto fra affetti presenti e perduti.

Per semplificare si possono estrapolare alcuni temi: 1) il senso del tempo; 2) la casa – cuna; 3) l’amicizia; 4) l’infanzia; 5) il viaggio.

Ogni raccolta di liriche affronta questi temi con il medesimo stile impressionistico, temi esistenziali che, condivisi, diventano temi universali.

Emblematica del senso di eternità che acquistano le liriche contrapposte all’impressionismo visivo su cui si basano è l’affermazione: “Non dirmi che il tutto / è un vortice pazzo / e null’altro / Dovrà pure accadere / che mano pietosa / conservi in anfore d’oro / questi canti-frammenti / per sua terra di vita”.

Un altro tema importantissimo è la casa- cuna, come luogo rassicurante del tempo passato dove “in gomitoli di luce si snodano i riti”. Qui la parola chiave è Rito, una parola che rivela tradizione custodita nell’anima, radici di profonda appartenenza, riferimento costante di un percorso d’amore: “Legame primo dell’esistere – fuoco eterno di memoria”.

In realtà tre sono le parole che prevalgono nella poetica della Toffanin, madre- casa- padre: “E l’ansia sento placarsi nell’invocata casa balsamo all’anima ora più chiara”.

Il padre è ritratto fermo nella sosta fra i campi assolati della sua vita, chiuso nel suo pensiero di uomo solitario, come un filosofo antico. Ma il tempo dell’assenza e il tempo del dolore è arrivato e “ormai spezzato è quel cordone antico / la casa-cuna d’improvviso franta / con gomitoli di ricordi / srotolati in nostalgia d’affetti”.

I temi memorialistici di cui sto parlando in realtà sono una continua riflessione sul destino dell’uomo, sulla ricchezza dei sentimenti, delle esperienze vissute, sulla spiritualità dell’Autrice. Una poesia quindi religiosa in senso ampio e universale, come desiderio di un significato che va oltre la parola, come se attraverso i suoi versi potesse arrivare una “rivelazione”. Così in queste liriche il percorso verso una ragione esistenziale e il vero senso da dare alla nostra vita diventa fondamentale.

Nella raccolta Fragmenta “si è allungata per sempre l’ombra / sulla casa del sole / muta è l’aria del tuo canto, madre”. Il tema della raccolta è dunque ancora la madre, la figura femminile in particolare, percorsa di energia positiva in tutte le fasi della sua vita, evocata come vestale della casa, dell’amore e della maternità.

Nelle successive raccolte si delineano itinerari e percorsi dove si verificano momenti dell’essere in quali si hanno ancora “rivelazioni”. Le liriche sono unite da questo unico respiro in un’aurea che è fusione di realtà e spirito. Ed è in questa sfera spirituale che la Toffanin ci trasmette il suo intimo e arcano segreto e ce ne fa dono. Si avverte ancora di più in queste due raccolte la sua energia e partecipazione vitale a ciò che vede e sente, al Creato inteso come emanazione divina. C’è un’incessante ricerca, all’interno della natura, del vero, del bello e dell’eterno. Così il contingente si congiunge con l’Eterno: “Trepido a ombra del morire / si accende il vivere in lampi dorati dentro”.

Al tema dell’Amicizia è dedicata tutta una raccolta di liriche, una fra le più belle della Toffanin, poesie scritte con amore per l’amica perduta, sparita in un profondo silenzio. Ne rimane un ricordo doloroso che si fa verso con sinfonia di suoni e sospiri. Forte il ricordo di lei, delle sue mani sospese nell’aria a ricamare operosi ricordi, minuti arazzi, a filare insieme le ore dei giorni.

L’amica non è mai nominata ma è descritta con un connotato fisico che la caratterizza: la rossa criniera definita in molti modi: “radiosa, amorosa, danzante, operosa, lucente, euforica, ma anche smarrita, snervata, strappata”.

La raccolta è un grande poema sull’amicizia, un’irruente e struggente rievocazione. Un libro sentito nel profondo dell’anima, forse scritto di slancio, tanto i versi sembrano quasi gettati addosso al lettore in un bisogno di trasmettere urgente l’amore vissuto e perso (pag. 11 e 16).

Il verbo “lavare” è parola chiave del libro ed esprime l’anelito dell’amica alla limpidezza, alla pulsione fisica e morale insieme, alla ricerca del vero.

Si parla del luogo dove le amiche hanno vissuto come di uno spazio bucolico, la scuola immersa nella campagna dove condividevano l’amore per quel modo di vivere come un’Arcadia perduta, dove i veri valori erano comuni in piena armonia di un contesto sociale condiviso. Nel verbo “lavare” si esprime anche un’inarrestabile energia vitale con immagini poetiche perfette e originalissime (pag. 41). Sono poesie visive, cioè rendono anche il movimento e il vigore di ciò che si rappresenta solo con le parole.

In questa raccolta la poesia scolpisce una figura di donna in un modo comunicativo e reale, con entusiasmo e abbandono esprime la piena di questo fiume di sentimento straripante e ricco.

Profondo e innovativo questo libro, unico nella singolarità dello stile, dolente di stupore e nostalgia, preludio ai successivi per la profondità di pensiero.».