Gianfranco Vinante – Iter Ligure

lettera, 15 marzo 2007

Il tuo Iter ligure non potevo trascurarlo, ma chiedo scusa per il ritardo di questa risposta ed anche per non aver potuto partecipare alla presentazione di quest’ultima tua silloge. Ne ho letto con vivo interesse ogni riga, notando un apporto di nuova linfa alla pur “fiorente finezza di Per colli e cieli insieme…: ulteriori modulazioni in una già ricca misura compositiva che capta, forse ancor più acuta e partecipe, l’attenzione del lettore.

Questo, d’altronde, lascia bene intendere il tuo prefatore, mettendo in luce le tante facce d’una poesia che governa senza apparente fatica tanti registri, mai confusi o giustapposti: tanto che mi vien da pensare ad una musicalità più di contrappunto che di melodia, pur se non rare sono le aperture al mèlos, intense ma sobrie, una ricchezza in più. E contrappunto significa però anche tensione fra cuore e mente; tenzone fra idealizzare e conoscere, tra contemplato esistere e perseguito essere.

Tutto questo ha voce più decisa e chiara nel procedere della scrittura, rispetto alla quale solo un’obbligante esigenza critica (a questo punto) imporrebbe di stilare esemplificative citazioni. Ma mi chiedo a chi ed a che cosa servirebbero (soprattutto a te) e, tuttavia, qualcosa desidero che ne figuri, se non altro, come testimonianza di una lettura da ricordare, accantonando il disegno di sintetizzare il tutto in ciò che si potrebbe definire una “cifra”. Ovvio che la testimonianza consista in qualche eco, risonante con particolare forza nel mio sentire di uomo-poeta e, come tale, mi piace affrirtela.

. . .
Anima mia
trattieni come viatico
la sinfonia che passa . . .

. . .
E canta il cuore dell’uomo
nuovo nell’uomo altro
in un unico sentire . . .

. . .
È nella notte
che splendono i sublimi . . .

. . .
vaneggiare nel sole delle onde
di quel battere struggente delle ore . . .

. . .
Tu, foresta di silenzi miti
. . .
Tu, foresta di silenzi oscuri
chiusi sui dove e sui perché
a non turbare il mio esile sentire . . .

Naturalmente, ne potevo citare chissà quante altre!
Direi, concludendo, che nel tuo dire poetico si realizza vigorosamente quanto diceva il nostro Luzi: “La poesia è la parabola di una esperienza trascendentale“.