La grande storia in minute lettere al Tempio dell’Internato Ignoto a Padova


a cura di Maria Luisa Daniele Toffanin e Daniela Babolin

Oggi, 17 marzo 2018 alle ore 17.00, al Museo dell’ Internato Ignoto di Padova viene presentato il libro di Maria Luisa Daniele Toffanin e Massimo ToffaninLa Grande Storia in minute lettere” (Valentina Editrice 2018).

Introduce l’incontro il Generale Maurizio Lenzi, presidente dell’ANEI di Padova, che ringrazia il relatore, e pure prefatore del libro, Francesco Jori, di cui sottolinea la grande professionalità e l’impegno di giornalista e scrittore. Sintetizza brevemente la vicenda degli I.M.I. nei campi di concentramento polacchi e tedeschi, argomento principale del volume in oggetto, e passa la parola a Francesco Jori.

Francesco Jori e Massimo Toffanin.

Il relatore, Francesco Jori, dopo avere evidenziato gli effetti tragici di ogni guerra e quindi la loro negatività, propone un cammino psicologico verso la pace da conquistare in tutti i modi possibili. Nel suo procedere si serve di esempi e in particolare si sofferma sulla sofferenza di chi l’ha vissuta, come Gino e Lia, i protagonisti dell’opera. Questo viene condiviso dalla lettura di alcune loro lettere interpretate con pathos da Stefania Rossi Toffanin e Marco Toffanin, perché le guerre, e questa è la cifra della sua riflessione, devono essere viste dal basso, da parte di chi le subisce, non dall’alto, dai Generali e dai vertici che le promuovono e le gestiscono. Le lettere sono inserite in un contesto ricco di informazioni e documenti storici.

Daniela Babolin

Massimo Toffanin, il coautore, guida Jori in questa sua esposizione, con la proiezione in Power Point di testimonianze di Gino sui vari campi di internamento, tragicamente percorsi da lui e da tanti altri, oggetti e non persone nelle mani feroci dei tedeschi, che tutte le armi usavano, fisiche e psicologiche, quali anche la censura, per annientare la loro volontà e dignità di uomini e soldati. Non erano infatti considerati prigionieri, bensì, come li aveva definiti Hitler, Italienische Militar Internierte, quindi I.M.I.

Jori, in questa sua appassionata e colta relazione, si sofferma sul valore della fede, amalgama tra i protagonisti, e la loro capacità di sperare sempre, puntando sul positivo, evitando, se non in rarissimi casi, l’autolamentela, il piangersi addosso, così eclatanti oggi, quando per un nonnulla ci si lagna, modus vivendi tipico di una società che non guarda lontano, priva di valori spirituali e quindi di risorse interiori.

Vedute del pubblico.

Solo la consapevolezza che il tempo era ormai ristretto, spinge il relatore alla conclusione, per dare spazio agli interventi, altro momento di partecipazione, che rende il pomeriggio di notevole spessore umano e storico. Si intervallano infatti parole di ricordi dolorosi da parte di parenti di ex internati, giudizi storici che avvalorano la fedeltà al giuramento dei soldati I.M.I. nonostante tutte le sofferenze, come quello di Gastone Gal, volontario del direttivo del Museo, figlio di un internato e nipote di quel Guelfi tanto ricordato nelle lettere da Gino come compagno di internamento. Gal anche successivamente fa presente la differente sorte, vissuta nella tragedia, dagli ufficiali e dai soldati semplici, sottoposti a faticose mansioni.

A questo proposito Daniela Babolin ricorda commossa la vicenda dolorosa di suo padre, I.M.I. come altri due fratelli, soldato semplice costretto fin dall’inizio della prigionia ai lavori forzati, deportato in vari campi di internamento tra i quali un campo di sterminio, per anni senza alcun tipo di contatto con la famiglia. Sottolinea quindi quanto sia importante ed emozionante questa raccolta di testimonianze epistolari, in particolar modo del periodo di concentramento.

Altro intervento assai partecipato riguarda la necessità che nelle scuole si diffonda lo studio di questo momento storico e che innanzitutto gli insegnanti stessi lo trattino. Un volontario per fortuna risponde che nelle visite al Museo tali vicende vengono presentate e documentate grazie anche al materiale lì raccolto.

Si succedono le ultime testimonianze sempre pertinenti e significative e l’incontro si chiude con parole di speranza nelle giovani generazioni, futuro a cui poter affidare la memoria.

Alla fine un ringraziamento dello stesso autore Massimo Toffanin al Generale Maurizio Lenzi per l’ospitalità, al relatore Francesco Jori per la sua illuminata presentazione, all’editore Stefano Valentini per la sua preziosa collaborazione e la sua presenza, a Stefania e Marco Toffanin, nipoti di Lia e Gino, e a tutto il pubblico cosi attento e partecipe.

Stefania Rossi Toffanin nel corso di una lettura; in prima fila a destra il generale Maurizio Lenzi. L’autrice Maria Luisa Daniele Toffanin, stupita e commossa.

La coautrice preferisce il silenzio per non rivivere ancora le sue personali emozioni, già fortemente provate durante la stesura del libro.

Ormai superate le 19.30 i presenti lasciano la sala arricchiti, come testimonieranno successivamente, di nuove conoscenze storiche e profonde emozioni.