Musica e poesia a Palazzo Montanari (Vicenza)
Gianni Giolo
La Domenica di Vicenza, 04 / 2009
Si è svolto a Palazzo Montanari un inedito e felice incontro culturale, promosso dalla Banca “Intesa San Paolo”, seguito da un vastissimo pubblico, che ha visto splendidamente abbinati insieme musica e poesia. Commentate dagli intermezzi musicali del pianista Paolo Maria Censori e della flautista Nicoletta Zannoni sono state lette le poesie di due illustri poeti padovani Padre Norberto Villa O.B. S. Abate di Praglia, autore del libro La mia barca è una conchiglia e di Maria Luisa Daniele Toffanin, autrice dei libri Dell’azzurro ed altro, A Tindari, Per colli e cieli insieme mia euganea terra, Dell’amicizia-my read hair, Iter ligure e Fragmenta. Il felice connubio fra musica e poesia è stato illustrato dal padovano Renzo Pegoraro, docente di Bioetica presso la facoltà teologica del Triveneto.
da sx: don Renzo Pegoraro, Maria Luisa Daniele Toffanin, abate Norberto Villa. Letture a cura di Federico Pinaffo. |
“La poesia della Toffanin evoca la presenza divina nella bellezza del creato – ha detto Pegoraro –, ricordando la sua poesia: “O divina energia / e sorgiva d’armonia / da mano ispirata / qui attinte, a dare linfa / a colore pietra ed altro. / Schegge d’eterno ovunque intorno”.
Il richiamo divino e spirituale emerge anche nella poesia di Norberto Villa, nei cui salmi si accentua il travaglio del cuore e dell’esperienza umana, che è segnata da una nostalgia di pace, ma anche dall’esperienza concreta dei drammi, delle contraddizioni, delle sofferenze che sono dentro il cuore dell’uomo. Non è tanto un sole che sorge dall’alto, ma una luce che emerge dalle vicende e dal vissuto, che dà senso alla nostra vita e alla nostra speranza e diventa preghiera.
I salmi di padre Norberto e le liriche della Toffanin rappresentano la poesia che coniuga la ricerca di invocazione e la contemplazione, l’affidamento dell’anima a Dio, la danza dei nostri pensieri, dei nostri sentimenti, delle nostre gioie e delle nostre speranze. Come canta la Toffanin nella sua poesia: “Con giro di danza / la casa mi ruoto alla vita / che brulica fuori / di fiori e di erbe. / E odora di humus e di cielo / in rugiadosi intarsi. // Qui si imperla ogni tua alba / in parole e gesti puri / nel mio mattino / aperto a vicini profili tersi”.
Il pianista Paolo Maria Censori e la flautista Nicoletta Zannoni, Veduta parziale del pubblico. |
La danza esprime magnificamente l’incontro fra 1’humus della terra e il cielo, come nel salmo 2028 di padre Norberto: “Nel chiostro pensile / intimo grembo soffuso di chiarore lunare / è dolce rinascere alla speranza / danzando nel girotondo di ventotto colonne / la ballata per il cammino / di un perenne ritorno”. E così, nel salmo 2002: “Soltanto lo spettacolo della natura / trionfa / a distesa / nelle mille voci sinfoniche / di un coro invisibile / e dardeggia / con arcobaleni fantasmagorici / le onde sempreverdi / sulla sequenza collinare. // Lo spasmo / di un applauso frenetico / è il colpo di scena / che mi richiama alla nuda realtà / di un teatro deserto / e mi costringe a danzare / nella pupilla del tuo occhio / un addio / senza fine”. Nello spinto della danza, espresso in maniera significativa dal connubio poesia-musica, – ha concluso Pegoraro – vogliamo vivere questo incontro, cercando di ascoltare, sentire questi pensieri e questi sentimenti, lasciando che le parole e le note facciano danzare i nostri cuori”.
Successivamente la Toffanin ha recitato i suoi versi tratti dalla raccolta Per colli e cieli insieme mia euganea terra: “Questi colli di casa mia / acuti pensieri di luce o / tonde pause di pace / umani in sentieri / di ali e verde miti / così teneri nei primi chiarori / così imperiali in sereni tramonti”. E Padre Norberto ha letto la sua poesia più alta e sublime, il salmo 2005: “Ho cercato l’uomo / tra i grovigli di filo spinato / dei cavalli di Frisia / nei campi di concentramento / stretti dalla morsa del ghiaccio / e dall’incubo dell’odio / e mi sono perso nelle tenebre… Ho cercato l’uomo / tra i giochi di silenzi oranti / delle arcate dei chiostri benedettini / nelle officine dello spirito / animate dai melismi del canto gregoriano / e dai rintocchi delle campane a martello // e finalmente mi sono ritrovato nelle tenebre / e nell’ombra di morte / per il sole sfolgorante dall’alto // Tu sei la luce del mondo / che rivela / l’uomo”.