– plc – Florilegi femminili controvento

Maria Luisa Daniele Toffanin

Premi letterari conseguiti

Florilegi femminili controvento

 

 

 
 


2017

XIX Premio Il Litorale – Massa

Premio speciale della giuria
 


2017

VI Premio Internazionale Città di Pontremoli– Pontremoli

Premio speciale della critica
 


2017

XXIX Premio internazionale Cinque Terre Golfo dei Poeti – Sirio Guerrieri – Massa

Premio Donna

2016

Premio Città Giardini di Naxos – Il Convivio – Castiglione di Sicilia

Primo premio
 


2016

VI Premio Leandro Polverini – Roma – Poesia metafisica

Primo premio
 

Tito Cauchi, presidente di giuria La silloge si segnala per il suo valore conativo, ovvero per la sua capacità vocale, propria dello stile epistolare, sia esso ispirato alle epistulae della latinità oppure ai rari casi della poesia contemporanea. La contingenza della destinataria diventa l’occasione per oltrepassare il dato reale, commemorativo o semplicemente memoriale che sia, per approdare al senso ultimo, inteso come capacità di lettura universale. Non bisogna sottovalutare nella poetessa padovana il valore dell’attesa e dello stare in limine, il quale sta a significare una continua ricezione di impulsi e di sentimenti che si riconducono ad una vitalità lirica e comunicativa indirizzata all’oltre.
 


2016

XIX Premio Santa Maria in Castello – Vecchiano

Segnalazione d’onore
 


2016

XXXIV Premio Aeclanum -Mirabella Eclano

2° premio
 

Luisa Martiniello – Più che passi scelti, direi versi scelti, calibrati sullo spessore di figure femminili controvento. L’opera si snoda in sezioni: Dediche, Piccole donne, Donne di casa mia, Incontri, Florilegi d’amore e di memoria, che colgono attimi, gesti, sguardi o scelte di vita di figure che ora si stagliano nitide ora appaiono appena colte nella quotidianità, affrante dal dolore o solari nel vincolo dell’amicizia e dell’amore, versi che ammaliano per l’armonia che intreccia l’uso sapiente di termini che riaffiorano dalle antiche radici greche in connubio con quelli latini e/o del parlato quotidiano, che ha la capacità di far diventare il contingente occasione per superare il dato reale e recuperare valori. In Dediche il corpo, valigia d’argilla inaridita si libera della sua caducità, perché levita una levità azzurra, l’anima migra in un viaggio infinito. Per Carola la poetessa sparge rugiada-pietas / umana / tremuli petali viola, per Carola che sul muro di pianto rinasce a nuova vita. Madre Teresa di Calcutta rinasce altra nell’altro, redento il dolore, colta in offerta di sé. Laura ci è presentata con il volto di candida ninfea, con l’andare di petalo leggero a cui si schiara la risposta, mentre per chi resta vi è l’illusione di rivedersi in un angolo di sole. Cristina è per improvvisa gelata // come nota stonata / nella più armoniosa melodia straziata nell’acerba primavera. Maddalena, merla operosa è colta nel respiro trasparente del marmo, mentre la vita di Rita Levi Montalcini nella gioia-stuporesempre di scoprire / il sacro del creato e di ogni creatura. In Piccole donne si chiede al vento, metafora della morte di non sfiorare il dono … di un calore innocente, di non ferire l’albero-storia di vita perché a primavera ha voce di fiori / nunzio di frutti del vivere maturo. In Donne di casa mia riaffiorano frammenti memoriali e si intrecciano ghirlande di frasi sospese per zia Pina, travolta dai gorghi, si staglia la madre Lia: ora che il non averti / è certezza di cristallo, una madre guerriera sempre / negli artigli quotidiani della vita, / … corazzato il cuore al sacrificio. In Incontri la presenza degli assenti, il ricordo di volti e passi come il ritrovarsi accende d’oro / lo smalto di quel momento, nello smarrirsi è un ritrovarsi lieti. I fiori-stelle … rapite al prato della notte sono simbolo della fatica gioiosa del vivere con il giallo gelsomino, il fiore di robinia rigenera riti come il rinnovato impegno d’amore, il giacinto dona un profumo amicale mai svaporato di una amicizia, gli occhi di Madonna spargono segni di presenza divina. La peonia che si spetala alla pioggia inattesa d’aprile è di monito per la sua rinnovata vanità, ma anche simbolo della vita-rinascita. Iterazioni, ossimori, sinestesie, sapientemente tessuti tra una strofa e l’altra, rendono musicale il verso pur nella struttura franta e densa di emozioni visive.
 


2016

V Premio Il filo rosso – Rogliano

2° premio
 

Il filo rosso del volume di Maria Luisa Daniele Toffanin è sicuramente il femminile, declinato in varie accezioni e figure, da quelle note di donne celebri, ammirate e amate come Rita Levi-Montalcini o Madre Teresa a quelle piccole donne che si ritrovano nel cerchio magico delle amicizie e degli affetti. Poesia delicata,densa di affetti ed emozioni, ma che non dimentica l’impegno sociale; il tutto espresso con rara raffinatezza con la presenza di un lessico colto, ricco di echi classici che si sposa con espressioni colloquiali del linguaggio quotidiano con esiti estremamente interessanti.
 


2016

Premio Il Convivio – Castiglione di Sicilia

Primo premio ex aequo
 


2016

Premio L’Anfora di Calliope – Trapani

Primo premio
 

Una Silloge di grande valenza poetica, perché si addentra nei più profondi labirinti esistenziali. La Silloge si articola in sei sezioni, ognuna delle quali arriva ad una intimità che diventa, inevitabilmente, meditazione sulla natura umana. La centralità del tema è la donna, portatrice di verità e di vita. Felice l’idea di affiancare le figure a fiori, a composizioni floreali, ai loro profumi, ai colori che, sapientemente, l’Autrice usa per evocare incontri, sacrifici, pudori, dignità. Così, Maria Luisa ci fa scoprire, con i suoi versi, l’impegno di una lettura sociale che diventa meditazione. Opera di grande raffinatezza stilistica, che sposa il linguaggio “quotidiano” con due lingue madri: il Latino e il Greco. I contrasti, i confronti, sapientemente descritti, si risolvono poi in una dimensione esistenziale che appartiene ad ogni uomo, di ogni tempo. Due versi alludono a tutto questo e sono la conclusione della poesia incipitaria: “Il corpo è valigia ingombrante ma l’anima che leggera migra, è il viaggio infinito”.

2015

II Premio Pietro Carrera – Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2015

XXIII Premio Tulliola – Renato Filippelli – Formia

Premio legalità contro le mafie
 

Raffaele Messina La silloge raccoglie liriche tutte centrate sul tema della donna, che si caratterizzano nel panorama della poesia contemporanea per il lessico ricercato e lo stile alto. Le varie sezioni offrono ritratti di figure femminili colte ora nella dimensione pubblica ora in quella privata, ma, comunque, sempre tese a delineare l’immagine di una donna esemplare e non convenzionale, “controvento”, impegnata tanto a combattere i soprusi secolari quanto a mantenere i doveri tradizionali nei confronti della famiglia, dei figli e, in definitiva, della società.

Sillogi pre-edite

2014

I Premio Pietro Carrera – Castiglione di Sicilia

Finalista
 


2014

XVI Il Litorale

2° premio
 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori, quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna, da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”, “volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”, “… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del pettirosso”.Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere, accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola: continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.


2013

XXII Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia Notizie – Città di Pomezia (Roma)

3° premio

2010

XX Premio Internazionale di Poesia e Prosa Pomezia Notizie – Città di Pomezia (Roma)

5° premio

 

 

 

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori, quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna, da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”, “volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”, “… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del pettirosso”.Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere, accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola: continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.

L’amore, l’amicizia, la nostalgia, il rimpianto, ma anche il forte senso di gratitudine verso le care figure femminili che hanno reso possibile la composizione di questi versi, riecheggiano lo stile classico di grandi autori, quali Carducci, Pascoli e D’Annunzio: l’autrice è particolarmente attenta agli effetti fonici e maestra nel trarre dal linguaggio echi sonori e musiche verbali. Anche la scelta di vocaboli inconsueti, ora tecnici, ora letterari e preziosi, risponde principalmente ad esigenze foniche. L’essere umano, la donna, da bambina, a fanciulla, a madre, a nonna, vive, riceve amore, dà gioia non come essere a se stante, ma come elemento della natura, dentro la natura, in simbiosi primordiale con la natura: “… manina di tenere foglie”, “ghirlande di mani”, “volti di albicocca e pesca”, “gote-turgide albicocche”, “turgida di grappoli”, “… sei nell’azzurro e nel giallo delle pansè … sei nell’occhio vispo del pettirosso”.Per l’autrice la poesia è un modo per esprimere gioia, ma anche razionale e cosciente accettazione della morte, della mancanza, del cambiamento, la poesia insomma è un dono, una prerogativa di cui lei può usufruire per “trasformare il vivere in parola /tristezza, conforto, sorriso, allegria” e per trasmettere, accanto alle inevitabili, spesso inspiegabili e insondabili sofferenze che la vita ci riserva, un messaggio finale di fede e di speranza: “… non sono sola: continuo a coltivare / nelle aiuole del cuore i tuoi fiori di vita”.