– plc – Dal fuoco etneo alle acque

Maria Luisa Daniele Toffanin

Premi letterari conseguiti

Dal fuoco etneo alle acque polesane

 

 

 
 


2018

XXXVI Premio Nazionale di Poesia Aeclanum – Mirabella Eclano

Primo premio
 

Si condivide con la poetessa un volo con la silloge edita “Dal fuoco etneo alle acque polesane” in cui ci si sente fioriti d’avventura / ninfee vaganti nel cielo sconfinato in nome e per conto della poesia, che diventa l’occasione per tessere un invisibile, ma tenace legame tra la terra veneta e la terra siciliana. È un necessario riappropriarsi del mito della sacra montagna che trattiene nel suo grembo di roccia un arcano mistero, vestale della fiamma che con le sue vertigini di luce squarcia la coltre della notte e pretende rispetto, suscita apprensione, suggerisce presagi. Colori, suoni, profumi consolano l’animo cullato ancestralmente dall’onda flautata, che si perde negli orizzonti / di speranze sconfinate, che comprende i ritmi lenti, ma vittoriosi dei morbidi cuscini di verde che si interfacciano al brullio di lava cenere alternati alle ginestre, miti fuochi d’artificio sul cuore pulsante della terra etnea. A confronto la terra padana di foschie /malie svapori / slarghi inattesi si sole / fra fondali d’umile perle, la malia di ricordi / infanzia tra un soffiare salmastro che prospettano tra acqua e terra promessa d’illuminati spazi e /presagi d’Eterno. Un canto carezza gli argini fioriti di pioppi o il lembo di sabbia su cui si posano i gabbiano / come nostri pensieri / al riparo dall’onda e se pure il sole disegna reti d’oro // nell’acqua della sera il pensiero è veliero, è libertà che sconfina e la sera stessa diviene offerta di luce. L’omaggio ai luoghi cari come ai fanciulli di casa è terapia all’anima, tornare è riprendere coscienza di se stessi, è elevare un inno di lode al Dio della vita, sentirsi creatura nel Creato.

 


2018

VII Concorso di Letteratura a carattere internazionale Città di Pontremoli – Poesia edita

Premio della Giuria

Sillogi pre-edite

2017

Premio Il Convivio – Angelo Musco – Giardini Naxos

Primo premio assoluto
 

Francesca Luzzio La silloge di Maria Luisa Toffanin, Dal fuoco etneo alle acque polesane, si presenta quale sinergica trasposizione poetica di un percorso spazio-temporale che coinvolge la Sicilia e il Veneto, proposto nell’espansione empatica che si genera tra gli ambienti naturali e il sentire della poetessa che, con pregnanza semantica, sa trasferire il pathos vissuto in versi di eccezionale bellezza, grazie anche ad un ritmo sapientemente cadenzato, che coinvolge appieno il lettore.

 

 

 

Si condivide con la poetessa un volo con la silloge edita “Dal fuoco etneo alle acque polesane” in cui ci si sente fioriti d’avventura / ninfee vaganti nel cielo sconfinato in nome e per conto della poesia, che diventa l’occasione per tessere un invisibile, ma tenace legame tra la terra veneta e la terra siciliana. È un necessario riappropriarsi del mito della sacra montagna che trattiene nel suo grembo di roccia un arcano mistero, vestale della fiamma che con le sue vertigini di luce squarcia la coltre della notte e pretende rispetto, suscita apprensione, suggerisce presagi. Colori, suoni, profumi consolano l’animo cullato ancestralmente dall’onda flautata, che si perde negli orizzonti / di speranze sconfinate, che comprende i ritmi lenti, ma vittoriosi dei morbidi cuscini di verde che si interfacciano al brullio di lava cenere alternati alle ginestre, miti fuochi d’artificio sul cuore pulsante della terra etnea. A confronto la terra padana di foschie /malie svapori / slarghi inattesi si sole / fra fondali d’umile perle, la malia di ricordi / infanzia tra un soffiare salmastro che prospettano tra acqua e terra promessa d’illuminati spazi e /presagi d’Eterno. Un canto carezza gli argini fioriti di pioppi o il lembo di sabbia su cui si posano i gabbiano / come nostri pensieri / al riparo dall’onda e se pure il sole disegna reti d’oro // nell’acqua della sera il pensiero è veliero, è libertà che sconfina e la sera stessa diviene offerta di luce. L’omaggio ai luoghi cari come ai fanciulli di casa è terapia all’anima, tornare è riprendere coscienza di se stessi, è elevare un inno di lode al Dio della vita, sentirsi creatura nel Creato.

Si condivide con la poetessa un volo con la silloge edita “Dal fuoco etneo alle acque polesane” in cui ci si sente fioriti d’avventura / ninfee vaganti nel cielo sconfinato in nome e per conto della poesia, che diventa l’occasione per tessere un invisibile, ma tenace legame tra la terra veneta e la terra siciliana. È un necessario riappropriarsi del mito della sacra montagna che trattiene nel suo grembo di roccia un arcano mistero, vestale della fiamma che con le sue vertigini di luce squarcia la coltre della notte e pretende rispetto, suscita apprensione, suggerisce presagi. Colori, suoni, profumi consolano l’animo cullato ancestralmente dall’onda flautata, che si perde negli orizzonti / di speranze sconfinate, che comprende i ritmi lenti, ma vittoriosi dei morbidi cuscini di verde che si interfacciano al brullio di lava cenere alternati alle ginestre, miti fuochi d’artificio sul cuore pulsante della terra etnea. A confronto la terra padana di foschie /malie svapori / slarghi inattesi si sole / fra fondali d’umile perle, la malia di ricordi / infanzia tra un soffiare salmastro che prospettano tra acqua e terra promessa d’illuminati spazi e /presagi d’Eterno. Un canto carezza gli argini fioriti di pioppi o il lembo di sabbia su cui si posano i gabbiano / come nostri pensieri / al riparo dall’onda e se pure il sole disegna reti d’oro // nell’acqua della sera il pensiero è veliero, è libertà che sconfina e la sera stessa diviene offerta di luce. L’omaggio ai luoghi cari come ai fanciulli di casa è terapia all’anima, tornare è riprendere coscienza di se stessi, è elevare un inno di lode al Dio della vita, sentirsi creatura nel Creato.