Tre poesie inedite di Maria Luisa Daniele Toffanin
Due voci un coro d’angeli
E sui fili del telefono
a sera già intrecciamo
corone d’argento musicale
a festa del Natale.
Tu, trentasei lune colme
e tante tante stelle
io, una stellina dentro
riaccesa ora novella.
Inesprimibile firmamento
le nostre infanzie ravvicinate!
Dal tenero tuo cristallo
scintillano armoniose note
canto puro modulato
di fringuello a primavera.
Dal mio scrigno maturo
a rimando si libra immacolato
il mio canto bambino
prodigio da te in me rinato.
Due voci un coro d’angeli
sulle ali brinate della sera.
All’antica nenia
si turba l’aria
scende dai monti la neve
e noi insieme a Maria
con velo di premura
copriamo il bambino Gesù.
Arde di gioia il cuore.
Brilla la pace dei cieli
sull’ombra della terra.
S. Natale 2009
Canto dell’insieme affettivo nell’estiva marina sera
E il silenzio a sera è musica
del mare nell’ora che riposa
della luna sorgiva dall’onda
incandescente all’ultimo sole
che con ascese di note inattese
arde tutto l’orizzonte.
Inno canto cromatico di gioia
d’acqua aria fuoco terra insieme
puri come al big bang del mondo.
E tu solo infanzia hai dentro
questa voce-poesia dei primordi
come in una sera d’estiva pienezza
a ventun lune tonde
e la luna rossa sul mare in fondo
dal tuo quattro ruote
d’improvviso levasti un canto: Heidi!!!
ricantato in si bimolle e altro
nello stupore intorno della gente.
Come tuo innocente richiamo
a condividere la pienezza affettiva
nell’estiva festa di creature e Creato.
E noi nonni rinati bambini
nell’ora così pura
ci unimmo a te: Heidi!!!
Un coro d’entusiasmo
come una preghiera al Dio della sera
col cuore grato d’essere
insieme tu e noi
nella vertigine di musica e colori.
Rosapineta, 7 luglio 2008
Stupori campestri nella musica del creato
La vita bambina in campagna
era sempre sorgente di nuovo stupore.
Immensa la gioia delle uova
ancora calde fra le mani
raccolte nel pollaio dalla nonna.
Le galline allora ruspanti
fra l’erba viva dei fossati.
E avventura era andare venire dai vigneti
col tarassaco sorpreso pei campi
i pulcini richiamati al recinto della sera.
Sacri i riti del giorno antica memoria
d’un vivere insieme nell’armonia del canto
a spiccar grappoli nella vendemmia
pure nell’aia a sgranar pannocchie.
Sempre quel suono puro di campane
quel rimando di alati trilli
musicale sfondo al lavoro umano
rimasto in me come dolce voce
di un mondo innocente.
Hanno nomi grandi i nonni
colmano di sillabe lo spazio
rievocano magie campestri, sapori
fragranti, profumi di fiori, infinite tenerezze.
Il nonno Costante riempiva proprio l’aria
come un gigante con baffi importanti
nel segreto amante di poeti e cantanti.
Sulle ginocchia mi prendeva e in rima
mi ripeteva con arcano profetico dire:
“sarai la mia poetessa sarai
e canterai le ore insieme
in queste verdi distese di suoni e speranze”.
La nonna Giuseppina tagliava l’aria
con gonne lunghe e traversa immensa
un volo sempre il suo cammino!
Fata d’improvviso per me inventava
pandolce d’uvette e tuorli d’uova fresche
per un’armoniosa crescita.
E cantava cantava cantilene contadine
che il vento smemorato s’è portato via
ma la musica pura rimane per sempre
nello scrigno campestre bambino.