Silvia Ottolenghi Rossi – Dell’azzurro ed altro

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La Ballata nr. 4/1999

Non mi soffermo nell’analisi dei linguaggio o della versificazione perché il critico Luciano Nanni ha già messo in risalto l’originalità del ritmo e della metrica nella poesia di Luisa Toffanin. A questo proposito ricordo la lirica Ancora quel gioco ove una serie di doppi trisillabi indica la sincronia dei gesti nel lancio della palla; preferisco invece soffermarmi sui colori attinti dal mondo della natura che tanta parte hanno nella poesia della scrittrice la quale crea quadri vivi ed emozionanti che ci ricordano i pittori impressionisti.

Osserviamo la gamma di colori nella lirica Oltre il tunnel: «Poi ‘oltre il tunnel | si illumina la vita | nero di zolle | già verde germoglio | giallo di foglie… | bianco di greggi | lontano | riflesso di sole». Ma guardandosi intorno M. Luisa Toffanin è attratta in modo particolare dal colore azzurro osservato in una gamma infinita di sfumature: dall’intenso color del mare al tenue celeste del cielo in L’azzurrro: «Corre l’azzurro | sul filo del prato». Sullo sfondo noi immaginiamo il verde prato, ma si torna all’azzurro: «Il tuo sguardo d’allora | due gocce di cielo».

Nella lirica Azzurro di roccia i colori della roccia stessa le ispirano visioni forti e ad un tempo dolci: «E in macchie di fiori | azzurro di roccia | sentire i colori | cantare la vita». L’azzurro spesso ricordato dai poeti in tono nostalgico e malinconico, qui guizza festosamente Nell’aria leggera: «S’apre l’azzurro | in scintillio di neve» e in Fiamma di ribes: «Al vento d’agosto | che brucia l’azzurro» e ancora in Siete voi: «Folate di viole | pulviscolo d’azzurro» e ancora: «Schegge d’azzurro | accese nei tuoi occhi». Abbiamo visto come l’azzurro sia il colore preferito dalla scrittrice e possa apparire nel pulviscolo, negli occhi, nello sguardo ed ha sempre un guizzo luminoso che ci riporta al cielo, all’infinito, e per concludere vediamo la lirica Angolo di luce: «Quel raggio di sole | furtivo che accende di | azzurro il verde melo | è già un guizzo d’Eterno». Qui l’azzurro è il cielo che abbraccia il mondo nel suo eterno fluire del tempo.

Ma oltre all’abilità di pennellate di colori vivi passando dall’azzurro al rosso, dal giallo al celeste in un inconfondibile gioco di luci Luisa Toffanin sa cogliere la voce dell’amore in Questo andare: «Raro accordo | di voci di violini… | Trasparenza d’occhi | nel guardarsi dentro! | Alba del senso | di questo andare… | Riflessi puri cli pietra rara | in fondo all’anima adagiata». Sono quadri che non solo attirano per il gioco di luci, il senso dell’immensità e dell’infinito, ma toccano nel profondo del cuore. La scrittrice dotata di una sensibilità eccezionale sa trasmettere le sue emozioni: la luce è vita.

Le sue liriche sono quadri che colgono le immagini nella loro immediatezza, ma l’emozione per chi legge è duplice: visiva nella carica dei colori ed analitica i nella musicalità di una lingua da lei coniata in un’osmosi fra colori e suoni che rende la poesia estremamente armonica e dà all’anima la sensazione di respirare il cielo. Ma il tono non trascende, è pacato e distende Io spirito. Inoltre in molte liriche la poetessa rievoca un lontano passato felice di fanciulla serena, ma nel confronto con il presente non vi è rimpianto, il passato è rivissuto nella gioia di un dolce ricordo. Ancora quel gioco: «Volava la palla | nella strada del sole | fra mani fanciulle». La palla rimbalza ancora, ma «cade nel vuoto». E solo una constatazione, non avverti dolorosi rimpianti. Poesia breve senza retorica, ma nella sua semplicità esprime una concezione di vita profonda e sofferta.

Nell’ultima parte il pensiero volto a Dio è frequente. ma con atto d’amore, direi confidenziale si rivolge al suo Dio, dico suo perché non è un Dio catalogato in una determinata confessione, ma è il Dio di tutti, l’Eterno che dall’alto protegge questa povera umanità. E il modo in cui la poetessa si rivolge a Dio è di alta e intensa spiritualità. Dentro: «Mi volgo a te | mio Dio antico | al colloquio con me stessa» e Nel chiostro del silenzio: «Fermati là | ad ascoltare l’Eterno | nel chiostro del silenzio».

M. Luisa Daniele Toffanin è una poetessa che canta col cuore con espressioni di un’intensità inusitata, quasi in stato di estasi esprime il suo sentire profondo ricordando quelli che le sono stati vicini: la mamma, il padre, i parenti, gli amici e ne sente la presenza ed il calore. Senza ripetersi rievoca gli stessi motivi: la vita, la luce, l’amore, ciò che vive con noi riuscendo ad innalzare anche le cose verso una forma divina e immortale.